Alcatel-Lucent: trimestrale in rosso. Annunciati 5 mila licenziamenti

di Alessandra Talarico |

Il vendor franco-americano ha chiuso il secondo trimestre con una perdita operativa rettificata di 31 milioni di euro su ricavi per 3,5 miliardi – in calo del 7,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Europa


Ben Verwaayen

Dopo il profit warning lanciato la scorsa settimana, Alcatel-Lucent ha annunciato oggi in concomitanza dei risultati finanziari la soppressione di 5 mila posti di lavoro, nell’ambito di un nuovo programma di ristrutturazione che dovrebbe permettere al gruppo di ridurre i costi di 1,25 miliardi di euro, ossia 750 milioni in più del previsto.

La misura riguarderà il 6,4% dei 78 mila dipendenti del vendor franco-americano, che ha chiuso il secondo trimestre con una perdita operativa rettificata di 31 milioni di euro su ricavi per 3,5 miliardi – in calo del 7,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nel secondo semestre, comunque, il margine operativo rettificato dovrebbe essere superiore a quello dei primi sei mesi dell’anno, quando si è attestato a -3,7%.

 

“E’ chiaro che non siamo soddisfatti delle performance del primo semestre. Le condizioni di mercato sono piuttosto difficili e non pensiamo che miglioreranno nel breve periodo”, ha dichiarato il Ceo Ben Verwaayen.

 

“In un tale contesto, la fermezza è obbligatoria, ma siccome stiamo parlando di posti di lavoro e dell’uscita da alcuni contratti non redditizi, useremo il Performance Program per attuare queste azioni in maniera misurata”, ha spiegato Verwaayen che non ha fornito ulteriori dettagli circa le regioni e le divisioni  interessate dalla riduzione degli effettivi, limitandosi a precisare che si tratta di una ristrutturazione ‘mondiale’ e che i team di ricerca e sviluppo non saranno toccati.

 

La ristrutturazione, ha precisato ancora, non implicherà una riduzione del portfolio prodotti e prevede anche una più aggressiva commercializzazione dei brevetti.

Il punto è “che non possiamo fare tutto per tutti ovunque”, ha aggiunto Verwaayen, sottolineando tuttavia che “l’obiettivo oggi non è la vendita di asset quanto la ricerca di una maggiore efficacia a livello di gruppo, di un miglioramento della flessibilità del mercato preservando la capacità di innovare”.

 

Il settore delle infrastrutture per le telecomunicazioni attraversa in effetti un periodo molto pesante a causa della congiuntura economica che pesa sugli operatori, alle prese con una feroce guerra dei prezzi.

Il primo player mondiale del settore, la svedese Ericsson, ha registrato tra aprile e giugno un calo del 63% dell’utile netto, a 1,2 miliardi di corone (141 milioni di euro), un dato decisamente inferiore sia al risultato dello stesso periodo 2011 (3,12 miliardi di corone) che al consensus (1,67 miliardi). Il fatturato è rimasto stabile a 55,3 miliardi mentre gli analisti attendevano 54,5 miliardi.

Anche la cinese Huawei ha registrato un calo del 22% dell’utile operativo mentre la compatriota ZTE ha avvertito che i profitti del primo semestre potrebbero subire un crollo dell’80%.

Nokia Siemens Network ha invece annunciato la soppressione di 17 mila posti di lavoro, pari a un quarto degli effettivi.

 

Le azioni di Alcatel-Lucent hanno perso il 27,5% del loro valore dall’inizio dell’anno, riportando la capitalizzazione a un livello di poco superiore ai due miliardi di euro.