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Aiuti di Stato: la Ue indaga sulla JV ‘Trentino NGN’

Italia


La joint venture ‘Trentino NGN‘ realizzata dalla Provincia di Trento e Telecom Italia nel 2011 è finita nel mirino di Bruxelles, che vuole appurarne la compatibilità con le norme Ue in materia di aiuti di Stato.

La Commissione, in particolare, nutre dubbi “sul fatto che il progetto venga realizzato a condizioni che un investitore privato operante in condizioni di mercato avrebbe accettato” e ha aperto un’indagine approfondita per offrire alle parti interessate l’opportunità di presentare osservazioni sulla misura.

 

Il commissario Ue responsabile della concorrenza, Joaquín Almunia, ha sottolineato l’importanza degli investimenti pubblici nelle reti a banda larga ultraveloci per il raggiungimento degli obiettivi della digital agenda, ma ha anche ribadito come sia fondamentale garantire che l’intervento pubblico non favorisca “un particolare operatore del mercato” o alteri “le condizioni di mercato falsando la concorrenza o per annullare i vantaggi di un mercato delle telecomunicazioni liberalizzato”.

 

Sempre Almunia, del resto, ha più volte ribadito la necessità di usare i fondi pubblici in maniera ‘intelligente’, ossia per favorire gli investimenti e l’occupazione: non  a caso, la Ue ha autorizzato nel settore della banda larga oltre 100 progetti a carattere nazionale e regionale. È tuttavia necessario che questi investimenti si concentrino nelle aree a fallimento di mercato, così da non alterare la concorrenza tra le aziende private che operano sul mercato.

 

Per la Provincia di Trento l’avvio dell’indagine da parte della Ue rappresenta un ‘atto dovuto’ che non sorprende la pubblica amministrazione, in quanto legato a un esposto presentato nel 2010 da Vodafone, Fastweb e Wind, secondo i quali il progetto Trentino NGN non costituisce un modello virtuoso di partnership pubblico-privata.

La notizia, “era già nota agli uffici provinciali, che hanno fornito alla Commissione tutti gli elementi conoscitivi utili ad istruire il procedimento“, ha reso noto l’amministrazione, che si è detta disponibile a fornire “ogni altro elemento utile per una veloce positiva conclusione della verifica, anche attraverso modifiche migliorative del progetto”.

 

Trentino NGN è stata creata alla fine del 2011 con l’obiettivo di connettere con fibra ottica oltre 150 mila unità immobiliari – pari a circa il 60% di quelle dell’intera provincia – e di dotare di collegamenti ad alta velocità le Amministrazioni pubbliche locali, le aziende sanitarie, le Università e gli istituti di ricerca nonché le imprese.

La provincia di Trento ha finanziato la JV con un conferimento di capitale di 50 milioni di euro mentre Telecom Italia partecipa alla capitalizzazione con un conferimento del diritto di uso delle infrastrutture civili necessarie per la posa delle fibre.

Telecom Italia ha inoltre negoziato con la Provincia il diritto di acquisire la quota di partecipazione da questa detenuta nella società, facoltà esercitabile dopo sei anni, ad un prezzo pari all’investimento effettuato incrementato di un tasso di interesse annuo del 7,5%.

 

Proprio su questo aspetto si concentrano i rilievi dell’Antitrust Ue che intende valutare se Telecom Italia possa trarre vantaggi dal doppio ruolo di azionista e fornitore di servizi di Trentino NGN, così come paventato anche dagli OLO, per i quali la creazione della Joint Venture non costituisce un modello virtuoso di partnership pubblico-privata, poiché – in base ai dubbi della Commissione – comporterebbe innanzitutto una sovrastima  del valore commerciale delle infrastrutture di Telecom Italia (circa 40 milioni di euro). Sovrastima che implicherebbe, di conseguenza, un prezzo più elevato per gli utenti, sui quali sarebbe ricaricato l’extra-costo

 

Gli operatori alternativi evidenziano altresì che a causa delle vantaggiose condizioni a favore di Telecom Italia, i 50 milioni investiti dalla Provincia Autonoma di Trento non verrebbero valorizzati adeguatamente, portando un ritorno sugli investimenti ben inferiore ai tassi di riferimento e paventano una distorsione della concorrenza e il rischio di monopolizzazione della NGN nella Provincia Autonoma di Trento attraverso il contributo pubblico.

 

Se quindi, sottolineano ancora gli OLO, il modello venisse replicato anche in altre aree geografiche italiane vi sarebbe il rischio di un impatto negativo sull’evoluzione della nuova rete su scala nazionale oltre che di un esempio anticoncorrenziale anche a livello europeo.

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