YouTube è la maggiore fonte di notizie: 4 mld di video visti ogni giorno. Gli OTT divorano banda senza investire

di Raffaella Natale |

Le telco continuano a chiedere la loro collaborazione altrimenti si rischia il collasso della rete.

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La disponibilità delle connessioni mobili ha rivoluzionato il modo in cui le persone fruiscono di contenuti digitali e si mettono in contatto tra loro in tutto il mondo. Con la crescente diffusione degli smartphone e dei tablet, la fruizione di video su dispositivi mobili è in aumento, soprattutto nei mercati emergenti dove molti consumatori rimpiazzano del tutto la connessione Internet di casa con uno smartphone all-in-one.

 

Non a caso oggi YouTube è oggi la maggiore piattaforma di notizie, confermando l’insaziabile fame degli utenti di video news sui maggiori eventi internazionali o sulle calamità naturali. E’ quanto si legge nel nuovo studio del Project for Excellence in Journalism del Pew Research Center, realizzato sull’analisi dei dati di accesso al sito di video-sharing di Google in 15 mesi, iniziato nel gennaio 2011.

 

Più di un terzo dei video più guardati sono stati caricati da cittadini. Più della metà provengono invece dagli organi di informazione tradizionali, che sempre più spesso usano anche loro filmati girati dagli utenti con i moderni dispositivi, quando sono testimoni oculari di un accadimento.

 

Per certi versi, la popolarità delle news presenti su YouTube non deve sorprendere. Il sito è il terzo più visitato sulla Rete dopo Google e Facebook e vanta oltre 4 miliardi di video visti ogni giorno, di cui circa un terzo negli Stati Uniti.

 

La ricerca mette in luce che YouTube si è effettivamente trasformato in una arena globale per le notizie, dove video professionali e amatoriali si fondano e sono resi fruibili on-demand.

Tuttavia, questo nuovo tipo di situazione solleva inevitabilmente la questione dell’autenticità. Non essendoci standard etici chiari riguardo l’identificazione delle fonti del materiale video presente su YouTube, in particolare le news, gli utenti vengono lasciati all’oscuro circa l’identità di chi ha postato il video e il modo in cui ha ottenuto il materiale.

“Tutto questo –  si legge nello studio – crea le condizioni potenziali per una manipolazione o addirittura una falsificazione delle notizie”.

 

Ma il problema più grosso resta anche quello dell’occupazione della banda passante. Ce la farà la rete a sostenere tutto questo carico di contenuti digitali?

 

Oggi è in forte crescita la visione di contenuti video su pc, diffusa tanto quanto quella televisiva. Secondo una recente indagine globale Nielsen sull’utilizzo dei media multiscreen, oltre l’80% degli intervistati online in 56 paesi ha dichiarato di fruire di contenuti video a casa attraverso un computer (84%) o in TV (83%) almeno una volta al mese. Al contrario, nel 2010, un maggior numero di consumatori online aveva dichiarato di guardare in un mese più contenuti video su un televisore (90%) che su un pc (86%).

Mentre la TV di casa e il computer sono ancora i dispositivi più popolari per fruire di contenuti video, l’utilizzo e la crescita delle tecnologie online e mobile sta avendo un impatto considerevole. Il 74% degli intervistati a livello globale dichiara di guardare video su internet su qualsiasi device, con un aumento di quattro punti rispetto al 2010. Oltre la metà dei consumatori online a livello mondiale (56%) afferma inoltre di guardare video su un telefono cellulare almeno una volta al mese e il 28% almeno una volta al giorno.

 

Il settore delle telecomunicazioni si trova oggi a gestire una crescita esponenziale dei volumi di traffico, la quale mette a dura prova le risorse di rete e rischia di peggiorare l’esperienza dell’utente.

 

Con il crescente uso di dispositivi mobili, infatti, ci prepariamo a dover fronteggiare nei prossimi anni una forte crisi di disponibilità delle frequenze.

Secondo il parere della Federal Communications Commission, il traffico sulle autostrade wireless – gestito dagli operatori tlc – dovrebbe raddoppiare ogni anno fino al 2015.

L’Autorità statunitense prevede un ‘deficit’ di frequenze da 90 megahertz per il prossimo anno e successivamente da 275 MHz.

 

Questo imbottigliamento sulla banda passante comporterà problemi di connessione, rallentamenti e probabilmente prezzi più elevati per i consumatori.

Il boom dell’uso di dispositivi mobili, dai telefoni ‘intelligenti’ ai tablet, e la creazione di centinaia di migliaia di app stanno divorando lo spettro radio.

 

Alle compagnie di telecomunicazione, che hanno inizialmente adottato un modello di trasporto del traffico dati senza alcuna remunerazione, fungere da veicolo per il boom del traffico internet sta costando molto: secondo un recente rapporto di AT Kearney, gli investimenti connessi all’aumento del traffico ammonterebbero in Europa a 31 miliardi di euro per il periodo 2010-14.

Il tutto mentre i ricavi diminuiscono da quattro anni ad una media di 2-3% annui, con trend fino al 2015 stimato in aumento tra il 3-4%.

 

Gli OTT – Google, Facebook, Amazon, Apple – non contribuiscono agli investimenti nelle reti, ribadiscono le telco.

 

Inoltre, la Commissione Ue ha stimato che la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda Digitale di dispiegare reti di accesso di prossima generazione entro il 2020 e di fornire a tutti gli europei 30 Mb/s e al 50% dei nuclei familiari 100 Mb/s richiederà fino a 300 miliardi di euro.

 

Si chiede, dunque, agli operatori di rete un grande sforzo finanziario, ma, nonostante gli investimenti continuino ad aumentare – in particolare da parte dei membri ETNO – l’attuale tendenza alla contrazione dei ricavi nel settore delle telecomunicazioni sta mettendo a rischio la loro capacità di investimento a lungo termine.

 

Oggi c’è inoltre una sproporzione enorme tra i ricavi con un chiaro spostamento del valore verso gli attori OTT, i quali non partecipano agli investimenti nelle reti.

 

Il contributo presentato all’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU) da ETNO, voce delle aziende europee leader in servizi di comunicazione elettronica e fornitura di rete, propone una serie di modifiche innovative alle regole internazionali sulle telecomunicazioni (ITRs).

L’obiettivo della proposta è creare un nuovo modello, sostenibile, per internet -basato su accordi commerciali tra imprese e su un diverso modello per l’interconnessione delle reti  IP – che consenta a tutti i segmenti del settore ICT di crescere, innovare e investire.