Mobile payment: nel 2013 mercato da 223 mld di euro. Per Glocus necessari standard aperti, comuni e interoperabili

di Raffaella Natale |

Solo così si potrà creare sistema realmente efficiente. A piè di pagina disponibile il paper Glocus sui pagamenti elettronici.

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I pagamenti elettronici fondamentali per la realizzazione della Digital Agenda e del mercato unico europeo, ma soprattutto leva dell’economia digitale. Al seminario organizzato ieri a Roma da Glocus, think tank indipendente che dal 2003 elabora progetti e proposte per la promozione dell’innovazione e della modernizzazione economica dell’Italia a livello europeo, s’è partiti da questa convinzione per fare il punto della situazione e capire soprattutto in che direzione stiamo andando.

Il confronto s’è basato su un Paper che ha analizzato il mercato dei pagamenti elettronici e individuato i necessari provvedimenti per poter realizzare gli obiettivi fissati dalla Agenda Digitale europea.

 

Il seminario è stato presieduto da Linda Lanzillotta, Presidente Glocus, e introdotto da Carlo Maria Medaglia, coordinatore area Innovazione Glocus e coautore del paper Glocus sui pagamenti elettronici.

Alla discussione, coordinata da Raffaele Barberio di Key4biz, hanno partecipato Sergio Cozzolino, rappresentante di Confindustria Digitale; Pietro Giordano, Segretario Generale ADICONSUM; Roberto Liscia, Presidente di Netcomm; Cecilia Lugato, Regulation & Claim Legal Counsel – Vodafone; Paolo Marullo Reedts, Capo del Servizio Supervisione sui Mercati e sui Sistemi di Pagamento – Banca d’Italia; Alessandro Rivera, Dirigente Generale, Capo Direzione Sistema Bancario e Affari Legali – Dipartimento del Tesoro – MEF; Giovanni Sabatini, Direttore Generale-ABI; Giuseppe Tripoli, Capo Dipartimento per l’impresa e l’internazionalizzazione – MISE; Valerio Zappalà, Direttore Generale InfoCamere.

 

Il mercato dei pagamenti elettronici sta vivendo un momento di estrema vivacità, configurandosi come un settore in continua evoluzione. Il fermento, che si verifica sia a livello comunitario attraverso le raccomandazioni e le linee guida prodotte dall’EPC (European Payments Council) nell’ambito della SEPA (Single Euro Payments Area), sia a livello nazionale attraverso il recepimento delle Direttive 2007/64/CE (Payment Services Directive -PSD) e 2009/110/EC (nuova Electronic Money Directive -nuova EMD), sta coinvolgendo attivamente gli operatori del settore.

 

La questione chiave resta la definizione di standard aperti, comuni ed interoperabili. Sono queste le tematiche da affrontare per permettere la creazione di un sistema dei pagamenti elettronici realmente efficiente e conveniente anche a livello transnazionale.

 

Da questo punto di vista – ha sottolineato Carlo Maria Medaglia – la situazione è comunque incoraggiante, dal momento che i principali enti di standardizzazione a livello internazionale (oltre al già citato EPC possiamo ricordare la GSMA – GSM Association – che rappresenta il punto di vista degli operatori di telefonia mobile, la Smart Card Alliance e la Global Platform, che rappresentano i produttori di smart card) stanno tutti attivamente lavorando sia sulle questioni tecniche, sia su quelle relative agli scenari di business, per favorire l’integrazione del mercato a livello paneuropeo”.

 

Intanto la Commissione Ue ha lanciato una consultazione pubblica per colmare, attraverso il contributo dei diversi stakeholders, il gap che attualmente esiste tra la situazione attuale, caratterizzata da un mercato altamente frammentato, e una situazione ideale in cui si realizzi una reale integrazione e standardizzazione dei sistemi di pagamento elettronico. Una maggiore integrazione di mercato porterebbe una serie di benefici a tutti gli stakeholders del sistema. La presenza di standard aperti comuni favorirebbe innanzitutto l’aumento di concorrenza, permettendo ai diversi prestatori dei servizi di pagamento di offrire i propri prodotti e servizi anche a livello transnazionale, incrementando gli effetti di scala e riducendo così i costi per gli operatori stessi e dunque i prezzi praticati agli utenti finali. Questi ultimi avrebbero inoltre maggiore possibilità di scelta e condizioni di accesso più trasparenti. In un mercato aperto, comune ed interoperabile aumenterebbero inoltre i livelli di sicurezza reale e percepita, incrementando la fiducia dei consumatori nei sistemi di pagamento elettronico.

 

Tale elemento diventa fondamentale soprattutto quando si parla di scenari innovativi, come quelli legati al mobile payment, rispetto ai quali la fiducia da parte degli utenti finali rimane, ad oggi, l’elemento fondamentale per l’affermazione dei servizi, come confermato da diversi studi di settore. I benefici descritti, traducibili sinteticamente nell’aumento di trasparenza e di tracciabilità dei pagamenti, nonché nella riduzione dei costi per gli operatori e dei prezzi per gli utenti finali, riguarderebbero milioni di imprese e centinaia di milioni di cittadini: il mercato dei pagamenti al dettaglio in euro è infatti uno dei più grandi al mondo, con 58 miliardi di operazioni nella sola Eurozona (dati BCE relativi all’anno 2009).

 

Per quanto attiene il livello comunitario, possiamo sicuramente affermare che tra gli obiettivi dell’Unione Europea c’è quello di realizzare per gli strumenti di pagamento elettronico lo stesso percorso che nel 2002 si è compiuto per il contante, quando è stata introdotta una moneta unica in tutti i Paesi dell’UE. A tale scopo lo European Payments Council ha definito i seguenti tre strumenti per raggiungere l’interoperabilità rispetto ai sistemi di pagamento a livello interbancario:

 

  1. SEPA Credit Transfer Scheme (SCT) – abilita i Prestatori di Servizi di Pagamento (PSP) ad offrire servizi di trasferimento credito attraverso la SEPA.
  2. SEPA Direct Debit Scheme (SDD) – crea strumenti di pagamento che possono essere utilizzati per addebiti diretti nazionali ed internazionali.
  3. SEPA Card Framework (SCF) – abilita i clienti ad utilizzare carte general purpose per fare e ricevere pagamenti, nonché prelevare denaro all’interno della SEPA.

 

Secondo i ricercatori di Glocus, si prevede che nei prossimi mesi, forti anche di una conoscenza più approfondita delle normative, degli obblighi e delle tutele per le parti, alcuni degli operatori non bancari entreranno nel mercato dei pagamenti elettronici, con un particolare focus nel settore dei mobile payment, settore ancora piuttosto giovane nel nostro Paese, ma previsto in forte crescita nel corso dei prossimi anni. Altri operatori continueranno invece a collaborare con le banche le quali resteranno sicuramente un punto di riferimento nella gestione degli aspetti finanziari, anche rispetto a scenari innovativi come quelli legati al mobile payment. In questo senso, tra l’altro si muovono i diversi progetti che fino ad ora sono stati realizzati.

 

Secondo Juniper Research, le transazioni in mobilità aumenteranno del 40% nei prossimi quattro anni: le persone che utilizzeranno il cellulare per effettuare acquisti saranno 2,5 miliardi, contro gli attuali 1,8 miliardi. Il valore complessivo del mercato dei mobile payment dovrebbe raggiungere i 670 miliardi di dollari nel 2015, contro i 240 miliardi del 2011.

Anche Gartner propone dati positivi sull’espansione del settore. In particolare, nel report diffuso a Luglio 2011 dichiarava che gli utenti che effettuano pagamenti in mobilità avrebbero superato quota 141,1 milioni entro fine anno, con una crescita del 38,2% rispetto al 2010 e un valore economico complessivo pari a 86,1 miliardi di dollari (+75,9% rispetto al 2010).

Capgemini sottolinea che entro il 2013 i pagamenti in mobilità rappresenteranno il 15% di tutte le transazioni con carta, passando da 4,6 miliardi di transazioni a 15,3 miliardi, con un valore complessivo di 223 miliardi di euro.

 

Focalizzando l’attenzione sul contesto italiano, ad avvalorare questa già positiva previsione si aggiungono i dati sulla crescita della telefonia mobile nel nostro Paese. Secondo le stime di Nielsen, nel 2011 in Italia sono stati acquistati 20 milioni di smartphone e durante l’estate si è registrato il sorpasso sui cellulari di vecchia generazione. Secondo la stessa società di ricerche, la penetrazione di smartphone nel nostro Paese, la più alta in Europa, raggiunge il 50% di chi possiede un telefono cellulare. Il possesso e l’uso di dispositivi di telefonia mobile evoluti consente un accesso più semplice ed efficace ad alcune funzioni che permettono di abilitare il pagamento.

 

Nonostante non si sia ancora realizzata in concreto la prevista entrata di operatori non bancari nel mercato del mobile payment, tuttavia i principali attori dell’ecosistema hanno mostrato negli ultimi anni un interesse crescente verso il tema dei pagamenti tramite cellulare.

I più interessati rimangono in ogni caso i soggetti nativamente legati all’ecosistema dei pagamenti, primi tra tutti i circuiti internazionali di pagamento, che vedono il telefonino come un ulteriore strumento di trasformazione del denaro dalla forma contante a quella elettronica. Ciò potrebbe essere particolarmente vero per l’Italia, dove la penetrazione di telefoni cellulari, al contrario di quella delle carte di pagamento, è molto elevata17.

Secondo un’indagine di Intel condotta in collaborazione con Redshift Research, il 40% degli italiani non si sposterebbe mai senza almeno due dispositivi mobili con sé, e uno su tre senza tre o più dispositivi. In particolare il cellulare è strumento irrinunciabile per il 93% del campione intervistato.

 

A Maggio 2011, TIM, Vodafone, Wind, 3 Italia, PosteMobile e Fastweb hanno annunciato la creazione di una piattaforma comune tra i diversi operatori di rete mobile per offrire ai propri clienti la possibilità di pagare beni digitali sfruttando il credito telefonico, inserendo online il numero di cellulare e una password.

 

Per quanto riguarda l’acquisto di beni fisici le telco, piuttosto che configurarsi come istituti di pagamento o IMEL, hanno preferito associarsi a banche o ad altri operatori del mondo finanziario. È questo, ad esempio, il caso di Telecom Italia, che nel Marzo 2011 insieme ad ATM (Azienda Trasporti Milanesi) ha dato il via ad un progetto pilota, denominato Mobile Pass.

 

Un altro operatore importante come Vodafone si pone come punto di riferimento per offrire servizi al cittadino innovativi e semplici nell’ambito del mobile ticketing e mobile parking. Servizi che, come dimostra il successo di AFAT con oltre 100.000 biglietti venduti, incontrano il favore dei cittadini.

 

Anche tra gli Operatori Virtuali c’è chi sta promuovendo servizi di mobile payment. Si tratta dei Servizi Semplifica integrati nella SIM PosteMobile di Poste Italiane.

 

Dal punto di vista normativo, un’altra serie di norme e indicazioni sono contenute nel Decreto SalvaItalia. Oltre ad aver fissato il limite per le transazioni in contanti a 1.000 euro, il decreto detta una serie di norme con l’obiettivo di favorire la diffusione di strumenti di pagamento elettronico. Alcune di esse riguardano i pagamenti effettuati dalle amministrazioni pubbliche, con a di ridurre la spesa per la gestione del denaro contante, che l’Associazione Bancaria Italiana stima pari a 20 miliardi di euro.

 

In riferimento all’Italia, le novità riguardanti le commissioni interbancarie a carico degli esercenti sono contenute anche nell’articolo 27 del Decreto sulle Liberalizzazioni. La norma prevede che entro il 1°giugno 2012 le società che gestiscono i circuiti di pagamento dovranno trovare un accordo sulla riduzione di tali commissioni per i pagamenti elettronici e che nei tre mesi successivi dovranno applicare le regole generali atte a ridurle. Nei sei mesi successivi, infine, la Banca d’Italia, l’Antitrust, il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero dell’Economia dovranno effettuare dei controlli per valutare l’efficacia delle misure adottate.

 

“Molto, dunque, è stato fatto“, hanno commentato gli analisti Glocus nel paper, ma aggiungono che “ancora molto rimane da fare sul piano normativo per favorire la diffusione e la piena interoperabilità dei sistemi di pagamento elettronico in generale (come indicato dall’Azione 7 dell’Agenda Digitale Europea) e del mobile payment in particolare”.

 

Nello specifico, gli interventi su cui, secondo Glocus, dovrebbe concentrarsi l’intervento del legislatore riguardano:

 

  • La riduzione delle commissioni interbancarie a carico degli esercenti.
  • L’incentivo alla diffusione dei conti di pagamento di base.
  • L’ampliamento della gamma dei cd. “servizi in deroga”.

 

Naturalmente – ha concluso Glocus – sarà fondamentale in quest’ambito riuscire a trovare il giusto equilibro tra le indicazioni di controllo e razionalizzazione contenute nella PSD (e rappresentate da Banca d’Italia) e la “deregulation” richiesta dagli operatori del settore”.

 

 

Per maggiori approfondimenti:

Pagamenti elettronici: a che punto siamo?

Paper Glocus