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Pirateria: nel 2011 sequestrati 2 mln di dvd e 800 mila file audio-video. Per la GdF, ‘Necessari strumenti e pene più incisive’

Italia


Quasi due milioni di dvd sequestrati, 60.700 tra computer e hard disk, 800 mila file audio e video. E’ il bilancio dell’attività 2011, fatto dal colonnello Cesare Forte della Guardia di Finanza durante Global Music Summer Summit, dedicato alla pirateria e diritto d’autore nella discografia mondiale.

L’evento, organizzato dalla National Recording Academy e dalla Siae, è stato moderato da Tony Renis e ha visto la partecipazione del presidente della Recording Academy Neil Portnow, del produttore Mike Stoller e degli artisti Zucchero, Gino Paoli.

 

“I primi sei mesi del 2012 – ha dichiarato Forte – hanno fatto registrare un significativo incremento dei sequestri nel settore dell’audio-video, sia come film che come musica, sia come videogiochi. Nello scorso giugno erano quasi 700 mila i file sequestrati, che vengono utilizzati da più soggetti e che hanno quindi un effetto moltiplicatore dell’azione illegale“.

 

In un momento di crisi economica, il danno che la pirateria può fare a questo segmento dell’industria è notevole. Dal convegno è infatti emersa la grande difficoltà al controllo sulla riproduzione illegale dei prodotti artistici audiovisivi. Contrastare la pirateria in un’epoca in cui c’è una diffusione capillare con la rete e continui rimbalzi di competenze tra Stati, con normative diverse, è diventato ancora più difficile.

 

“Bisognerebbe allineare la normativa che contrasta la pirateria con quella che tutela i marchi e il made in Italy, – suggerisce il colonnello – per avere strumenti e pene più incisive, e soprattutto per poter agire in campo internazionale“.

 

Ricordiamo che la scorsa settimana il Parlamento europeo ha definitivamente bocciato ACTA, l’Accordo Anticontraffazione che ha diviso la UE, ma anche il mondo (Leggi Articolo Key4biz).

 

Per tanti è stata una vittoria della democrazia e della libertà, in particolare quelle degli utenti internet. Ma non è così per molti, soprattutto le Associazioni di difesa del diritto d’autore, dall’IFPI alla FIMI, che nel Trattato avevano visto i mezzi per difendere finalmente il copyright dalla pirateria.

 

Enzo Mazza, Presidente di Fimi-Confindustria, ha commentato duramente: “E’ la dimostrazione dell’isteria collettiva di una politica che corre dietro alle istanze populistiche del web, senza ricordarsi nemmeno di ciò che ha votato qualche anno fa e che i giudici applicano quotidianamente”.

Mazza ha, infatti, spiegato che “Il paradosso del voto su ACTA è che tutte le previsioni normative incluse nell’accordo bocciato oggi, sono già state recepite dall’ordinamento italiano nel 2006, con il decreto di attuazione della direttiva 2004/48/CE in materia di tutela dei diritti di proprietà intellettuale (c.d. “Direttiva Enforcement”).

 

Grande amarezza nelle parole di Marco Polillo, presidente di Confindustria Cultura Italia: “Come troppo spesso accade quando si trattano i temi della proprietà intellettuale, le falsità diffuse da chi è interessato a continuare ad approfittare e trarre illeciti guadagni dal lavoro altrui ed amplificate artatamente in nome di un presunto “popolo del web” sono state fatte proprie dal decisore politico che continua a rincorrere istanze populistiche di cui non è in grado di comprendere l’origine, mostrando una persistente incapacità di capire le dinamiche della comunicazione in rete”.

“Il tutto – ha concluso Polillo – a scapito del lavoro intellettuale e dell’industria dei contenuti, un settore produttivo che dovrebbe fungere da spina dorsale per rilancio economico del vecchio continente e che invece rischia l’estinzione a causa di decisioni come questa”.

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