Eurobarometro: privacy e pagamenti online preoccupano i cittadini Ue, ma solo la metà prende misure efficaci contro il cybercrime

di Raffaella Natale |

Da gennaio 2013, sarà operativo il Centro europeo per la lotta alla criminalità informatica.

Unione Europea


eSecurity

Proprio nella giornata in cui gli esperti mondiali di cyber-sicurezza lanciano l’allarme per un attacco del virus DNS Charger che potrebbe paralizzare 277 mila computer nel mondo, di cui 26.500 in Italia, la Commissione europea rende noti i risultati di una nuova indagine di Eurobarometro.

Dai dati raccolti è emerso che gli utenti di internet sono molto sensibili al problema della sicurezza informatica: l’89% evita di fornire informazioni personali online e il 74% ritiene che il rischio di cadere vittima di reati informatici sia aumentato negli ultimi anni.

Il 12% degli internauti europei ha già subito frodi informatiche e l’8% è stato vittima di furto di identità. Ciononostante, il 53% non ha cambiato nessuna password online nell’ultimo anno.

 

Cecilia Malmström, Commissaria Ue per gli Affari interni, ha dichiarato: “Sempre più persone sfruttano le potenzialità di internet e beneficiano dell’economia digitale. Non sorprende, quindi, che la sicurezza delle informazioni personali e dei pagamenti online sia una delle principali preoccupazioni. Colpisce, invece, il fatto che solo il 50% degli europei prenda misure efficaci per proteggersi dalla cyber-criminalità”.

 

L’indagine, che ha interessato quasi 27 mila persone in tutti gli Stati membri, mostra un chiaro nesso tra essere informati sui rischi della criminalità informatica e sentirsi sicuri online. La maggior parte di coloro che si sentono sicuri nell’effettuare operazioni bancarie o acquisti online si ritiene adeguatamente informata sulla criminalità informatica.

 

“Non dobbiamo permettere – ha aggiunto Cecilia Malmström – che i criminali informatici perturbino il nostro uso di internet. Più conosciamo i rischi e il modo in cui proteggerci, più possiamo investire nella nostra vita digitale”.

 

Dall’indagine sono inoltre emersi altri dati importanti:

 

• Il 53% degli utenti di internet acquista beni o servizi online, il 52% frequenta le reti sociali online, il 48% effettua operazioni bancarie online e il 20% vende beni o servizi online;

• il 29% non si ritiene in grado di usare internet per effettuare operazioni bancarie o acquisti online;

• il 59% non si reputa adeguatamente informato sui rischi della criminalità informatica;

• il 40% è preoccupato della possibilità che qualcuno si appropri o usi indebitamente i suoi dati personali e il 38% dubita della sicurezza dei pagamenti online.

 

L’Italia si caratterizza per un basso accesso internet da casa (89%), rispetto ad altri Paesi Ue. Questa percentuale sale, tuttavia, quando si parla di collegamento dal posto di lavoro dove il nostro Paese primeggia (52%) insieme a Svezia (59%), Danimarca (52%), Austria (52%), e Paesi Bassi (51%).

Riguardo ai timori degli utenti nell’usare servizi di eBanking o eCommerce, il 34% degli italiani è preoccupato che qualcuno possa abusare o sottrarre i propri dati personali, il 29% della sicurezza dei pagamenti online, il 40% preferisce condurre le transazioni direttamente per poter controllare i prodotti acquistati, il 16% teme di non ricevere i beni e i servizi comprati sul web.

 

A marzo di quest’anno la Commissione ha proposto l’istituzione, nel 2013, di un Centro europeo per la lotta alla criminalità informatica (EC3) per proteggere i cittadini europei e le imprese dalle crescenti minacce informatiche (Leggi Articolo Key4biz).

L’EC3 si concentrerà sulle attività illegali online svolte da gruppi della criminalità organizzata, in particolare sugli attacchi contro i servizi bancari online e altre attività finanziarie online. Studierà inoltre il modo per proteggere meglio i profili dei social network dalle infiltrazioni criminali e fornirà informazioni e analisi alle autorità di contrasto nazionali, che potranno così contribuire a contrastare i furti di identità online, l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori online e gli attacchi informatici contro le infrastrutture nevralgiche e i sistemi d’informazione dell’Unione.

 

Il Centro sarà operativo a gennaio dell’anno prossimo. I preparativi per la sua istituzione presso Europol, all’Aia, sono a buon punto, con la costruzione di un laboratorio per la criminalità informatica, la creazione di circa 30 posti in organico a tempo pieno e il collegamento con gli Stati membri che forniranno esperti al Centro. Negli ultimi mesi Europol ha inoltre aumentato significativamente il suo sostegno pratico alle indagini sulla criminalità informatica negli Stati membri. Nell’ambito dello sviluppo del Centro sono stati istituiti contatti con le unità nazionali di polizia preposte alla lotta contro la criminalità informatica e con i soggetti del settore privato che si occupano di sicurezza informatica e dello sviluppo di software antivirus.

 

A settembre 2010 , la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva per contrastare i nuovi reati informatici, come gli attacchi informatici su larga scala. La proposta prevede misure concrete, tra cui la perseguibilità penale della creazione e vendita di software maligni e il miglioramento della cooperazione di polizia in Europa. L’obiettivo è rafforzare la risposta dell’Unione alle interferenze informatiche e introdurre nuove circostanze aggravanti e sanzioni penali più severe in modo da far fronte più efficacemente alla crescente minaccia o al verificarsi di attacchi su larga scala contro i sistemi di informazione.

 

A parte tali misure, è giunto il momento che l’UE vada oltre e definisca una visione più ampia per rafforzare la sicurezza del ciberspazio. In quest’ottica la Commissione e il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) stanno elaborando una strategia europea per la sicurezza informatica. Un approccio globale alla sicurezza informatica richiede il coinvolgimento non solo delle autorità pubbliche, ma anche del settore privato, che possiede e gestisce la grande maggioranza delle infrastrutture informatiche. La strategia dovrà riguardare vari settori strategici che possono essere pregiudicati dai rischi e dalle minacce alla sicurezza informatica e comprendere misure volte, tra l’altro, a proteggere le infrastrutture, combattere la criminalità informatica e affrontare aspetti esterni, quali il ruolo del ciberspazio nei movimenti democratici e lo sviluppo delle capacità nei paesi terzi.

 

Per maggiori approfondimenti:

 

Sondaggio Eurobarometro completo

Public opinion

Sito web di Cecilia Malmström

Il Commissario Malmström su Twitter

Sito web della DG Affari interni

La DG Affari interni su Twitter