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Italia ALL DIGITAL. Corrado Passera: ‘Importante proseguire su questa strada e attuare tutti i punti dell’Agenda digitale’

Italia


Da oggi l’Italia ha concluso il passaggio al digitale terrestre, abbandonando definitivamente il segnale analogico per le trasmissioni radiotelevisive.

Data storica, quindi, quella di mercoledì 4 luglio 2012 che, con lo switch-off della Sicilia, conclude la digitalizzazione del Paese iniziata in Sardegna nel luglio del 2008.

Il Ministero dello Sviluppo economico informa che questa migrazione tecnologica è avvenuta nel pieno rispetto delle tempistiche europee e ha coinvolto, su tutto il territorio nazionale, 10 emittenti nazionali e oltre 550 locali (che trasmettevano in analogico), per un totale di 24.200 impianti di trasmissione, attraverso i quali la quasi totalità dei cittadini italiani può usufruire del nuovo segnale.

Nelle zone d’ombra i telespettatori possono contare sul segnale satellitare. TivùSat, per esempio, è la risposta a questi problemi tecnici, poiché è complementare al digitale terrestre. Con essa, infatti, la televisione gratuita arriva in quelle aree orograficamente più difficili, offrendo a tutti una ulteriore possibilità di scelta.
TivùSat ha raggiunto un risultato molto importante con il suo milione e mezzo di smart card attive grazie a scelte concrete, capaci di rispondere alle necessità degli editori e alle esigenze degli utenti.
TivùSat – sottolinea una nota – punterà a cogliere tutte le opportunità di un mondo globale in continua evoluzione attraverso un’offerta innovativa di servizi di piattaforma per i broadcaster che vada incontro alle esigenze di un pubblico sempre più attento allo sviluppo di nuovi modelli di fruizione della televisione tradizionale”.

 

 

I vantaggi del digitale terrestre? Molti.

 

Intanto maggiore pluralismo e offerta di contenuti diversificata, con i canali nazionali in chiaro passati da 10 a circa 75; migliore qualità del segnale, minor potenza di emissione e, in prospettiva, più servizi interattivi e on-demand; un mercato più competitivo e con più possibilità di scelta per il consumatore.

 

Per il Ministro Corrado Passera, “Si tratta di un’importante prova di innovazione, che ha visto un comparto strategico per lo sviluppo industriale e culturale del nostro Paese accettare la sfida e mettersi in gioco, superando le difficoltà e raggiungendo un risultato di grande rilievo, anche attraverso il lavoro impostato dai Governi precedenti e oggi portato a compimento”.

 

“Si è compiuta in questi anni – ha detto ancora il Ministro – una rivoluzione tecnologica strutturale, che ha portato nelle case degli italiani più canali, servizi e contenuti e ha aumentato il pluralismo”.

 

“Adesso – ha concluso Passera – è importante proseguire su questa strada, ed è per questo che intendiamo attuare al più presto tutti i punti dell’agenda digitale, di cui la televisione è un tassello fondamentale.  Azzeramento del digital divide, banda ultralarga, reti wireless di ultima generazione, commercio elettronico, sostegno ai progetti di innovazione nel campo Ict, eGovernment e trasparenza della PA.  Sono questi i principali fronti su cui stiamo lavorando, con l’obbiettivo di creare le condizioni per una nuova fase di crescita e sviluppo anche e soprattutto nei settori tecnologicamente più avanzati”.

 

Ma digitale terrestre significa anche problemi. In Sicilia, avverte il presidente dell’Ars Francesco Cascio, oltre 100 emittenti localirischiano di polverizzarsi“.

Cascio ha scritto al presidente della Regione, Raffaele Lombardo, perché chieda a Parlamento e Governo di trovare una sinergia “per convergere sull’obiettivo comune delle tutela della moltitudine di emittenti televisive sparse sul nostro territorio” e, dunque, “dell’ingente numero di professionalità impiegate nelle stesse, intervenendo, pertanto, tempestivamente, al fine di scongiurare che esse siano strangolate dai colossi televisivi in virtù dell’adeguamento alle nuove tecnologie”.

 

In quella che è un’autentica rivoluzione, secondo Cascio, le tv locali “rischiano di polverizzarsi, sia per la crisi economica che il nostro Paese (ed ancor di più la nostra Regione) sta attraversando, sia per la maggiore ‘forza’ dei grandi gruppi televisivi, che in virtù di un potere contrattuale superiore riescono a resistere meglio sul mercato editoriale, rispetto alle più modeste realtà, la cui competitività, dunque, risulta di molto inficiata”.

 

SCHEDA

 

Come si è arrivati alla tv “all digital”

 

1)   Il percorso

Il passaggio alla televisione digitale in Italia ha origine dalle decisioni prese nel giugno 2006 dalla Conferenza di Ginevra che ha stabilito le regole per la transizione, le regole di coordinamento internazionale, la data di spegnimento definitivo delle reti analogiche e l’uso, in ampie aree di servizio, di una singola frequenza da assegnare in modo esclusivo ad un unico operatore.

L’Italia ha, dunque, deciso di procedere gradualmente alla digitalizzazione del Paese, attraverso un Calendario per Aree tecniche condiviso con le Regioni e stabilito per legge. Nel 2006, inoltre, è stato costituito il Comitato Nazionale Italia Digitale (CNID) in rappresentanza di Regioni ed Enti locali, emittenti televisive nazionali e locali, produttori di tv e decoder, distributori di apparati, installatori e consumatori.

 

Si è trattato di un percorso innovativo che ha visto la partecipazione e la collaborazione di diversi soggetti istituzionali (Regioni, Province, Comuni), oltre che di rappresentanti delle associazioni di categoria e dei consumatori, coordinati dal Ministero dello Sviluppo Economico.

 

2)  Le modalità operative e l’assistenza ai cittadini    

Per la transizione di ogni area è stato seguito un modello operativo e di supporto ai cittadini rivelatosi efficace nella gestione di tutti gli aspetti tecnologici e sociali legati alla transizione:

 

Le fasi di transizione. La gestione delle fasi di transizione –  per  la complessità del sistema televisivo italiano con le sue 550 emittenti televisive locali, 10 canali nazionali, e 24.200 impianti di trasmissione – può essere considerata un caso unico nel contesto europeo. Per ogni area tecnica (16 in totale) sono state individuate delle sotto aree geografiche (cluster) da calendarizzare in singole giornate di transizione, così da ridurre al minimo la riduzione delle interferenze tra diverse emittenti;

 

Task Force regionali per gestire le fasi operative, insieme alle emittenti tv nazionali e locali e agli enti locali coinvolti. Le task force hanno concordato le modalità operative per realizzare il processo di transizione, le iniziative da intraprendere, i tempi di realizzazione delle varie azioni, le campagne di comunicazione. In questo ambito sono state attuate anche iniziative di formazione nelle scuole e dei volontari, individuati dagli enti locali, al fine di supportare le fasce deboli;

 

Contributo statale previsto per le fasce sociali deboli, individuate grazie a caratteristiche di reddito ed età, per l’acquisto di un decoder interattivo. È stato erogato un contributo a circa 2 milioni di famiglie, con modalità semplici e senza procedure burocratiche. Inoltre, nel corso del 2007, è stato incentivato l’acquisto di televisori con decoder integrato, prevedendo uno sgravio fiscale pari al 20% del prezzo totale dell’apparecchio, fino a un massimo di 200 euro, e sono state introdotte norme che hanno vietato la vendita al dettaglio di televisori esclusivamente analogici a partire da aprile 2009;

 

Assistenza al cittadino assicurata da un apposito Call Center, con un numero verde, (800.022.000) che dallo switch off della Sardegna nel 2008 ad oggi ha assistito circa 2 milioni di cittadini fornendo informazioni utili, in particolare per la sintonizzazione dei decoder e dei televisori integrati. Inoltre, grazie ad un sistema di comunicazione istantaneo concordato tra Ministero e emittenti, è stato possibile comunicare ai cittadini in tempo reale lo stato dell’arte della transizione in ogni comune e per ogni emittente. Test effettuati nei laboratori del ministero hanno consentito inoltre di stilare una lista di decoder e tv digitali integrati (circa 900 modelli diversi) con piena funzionalità e a norma, le cui procedure di sintonizzazione sono reperibili sul sito dedicato.

 

3) Il calendario del passaggio al digitale

• 2008: Sardegna

1.665.000 abitanti; 820 impianti.

• 2009: Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Piemonte occidentale, Lazio e Campania

15 milioni di abitanti; 6131 impianti.

• 2010: Piemonte orientale, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna

22 milioni di abitanti; 6906 impianti.

• 2011: Liguria, Toscana, Umbria, Marche e provincia di Viterbo

9 milioni di abitanti; 6131 impianti.

• 2012: Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia

13,5 milioni di abitanti; 5222 impianti.

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