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Antitrust: Google tenta il compromesso con la Ue per chiudere indagine

Europa


Nel mirino dell’Antitrust europeo per presunto abuso di posizione dominante nel mercato della ricerca online, Google ha inviato una lettera al commissario Ue per la concorrenza, Joaquin Almunia, nel tentativo di evitare l’apertura di una lunga e costosa indagine formale da parte dell’esecutivo europeo.

Una proposta di conciliazione, insomma, per porre fine alle indagini avviate nel 2010 a seguito di diverse denunce tra le quali quella del portale Ciao, rilevato da Microsoft nel 2008, e volte a  stabilire se Google stia abusando della sua posizione dominante sul mercato europeo della ricerca online per ostacolare la concorrenza.

Mentre Microsoft e Yahoo! controllano circa un quarto del mercato Usa, Google detiene il 95% della market share in Europa e, secondo i competitor, starebbe utilizzando tecniche poco ortodosse per favorire i propri servizi a scapito di quelli concorrenti.

 

Nella lettera inviata da Eric Schmidt, ha spiegato il portavoce Al Verney, sono affrontate tutte e 4 le aree che “la Commissione europea ha indicato come fonte di possibile preoccupazione”: i link verso propri servizi dal motore di ricerca, il modo in cui si copiano i contenuti di altri motori senza autorizzazione, la pubblicità e la portabilità della ricerca.

 

Almunia, compiendo un gesto di ‘apertura’ alquanto insolito, aveva scritto una lettera al Ceo Eric Schmidt a maggio, “offrendo al gruppo un’opportunità di offrire rimedi ai timori che abbiamo identificato”, così da chiudere l’indagine in maniera amichevole invece di andare incontro a una battaglia legale come quella che ha opposto per diversi anni la Commissione europea e Microsoft e che si è conclusa nei giorni scorsi (Leggi articolo Key4biz).

 

L’Antitrust Ue non è l’unica autorità a stare esplorando le pratiche commerciali di Google: anche la Federal Trade Commission americana sta indagando sulle pratiche utilizzate da Google in ambito pubblicitario e sui cambiamenti apportati nel febbraio 2011 alle formule matematiche sulla base delle quali vengono classificati i risultati delle ricerche effettuate dagli utenti.

Pratiche anche nel mirino delle autorità antitrust di Argentina, India e Corea del Sud.

Google ha sempre manifestato la volontà di collaborare con la Commissione ma ha anche respinto le accuse secondo cui starebbe distorcendo il mercato e oscurando alcuni concorrenti: “la concorrenza sul web è aumentata enormemente negli ultimi due anni da quando la commissione ha avviato l’indagine e la concorrenza cui Google deve far fronte è enorme”, ha affermato il portavoce nelle scorse settimane, “L’innovazione online non è mai stata così elevata”, ha aggiunto.

 

Se l’Antitrust dovesse accettare le sue proposte di compromesso, Google potrebbe evitare una multa pari al 10% dei ricavi annuali (lo scorso anno sono stati pari a 37,9 miliardi di dollari).

 

Quest’inchiesta, per altro, non è l’unica ‘grana’ per Google in Europa: ad aprile, sempre l’antitrust ha aperto un’indagine contro Motorola Mobility, acquisita dal gruppo di Mountain View per 12,5 miliardi di dollari, in seguito alle denunce sporte da Microsoft e Apple, secondo cui la società ha abusato di brevetti essenziali, che andrebbero concessi in licenza sulla base di termini equi, ragionevoli e non discriminatori (FRAND).

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