Le sfide di Internet del Futuro: necessari nuovi equilibri e modelli di mercato per garantire parità di azione tra telco e OTT

di Flavio Fabbri |

Prosegue il confronto tra operatori Tlc e over-the-top in attesa della World Conference on International Telecommunications di Dubai.

Italia


Le sfide dell'Internet del futuro

Il prossimo dicembre si svolgerà a Dubai  la World Conference on International Telecommunications, un incontro a livello globale per discutere sul futuro di internet e delle reti. Un tema che è entrato nell’agenda di telcos e regolatori, ma anche di  rappresentanti della politica, del mondo delle associazioni di settore, delle università e dei consumatori. Un interesse trasversale sul futuro della rete che è stato al centro dell’evento ‘Le sfide di internet del futuro‘, tenutosi a Roma stamattina, nella splendida cornice dell’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati. Un appuntamento dedicato alla necessità di rivedere assieme le regole mondiali sulle telecomunicazioni e quindi di internet e che, come detto, sarà al centro  del prossimo WCIT. 

 

L’evento, promosso da Puntoit ed Ego in collaborazione con Key4biz e con Corriere delle Comunicazioni, ha riunito a tale proposito rappresentati delle Istituzioni e dell’Industria europea e americana, con l’intento di fornire una piattaforma per i responsabili politici, del mondo accademico e i rappresentanti del settore, così da trovare un terreno comune o almeno individuare le aree in cui avviare nel futuro una più stretta collaborazione.

 

Come ha ricordato Luigi Gambardella, presidente di Punto IT, ” La revisione delle norme mondiale sulle Tlc ha delle conseguenze rilevanti sul futuro del mercato delle Tlc“. In tal senso si deve cercare con attenzione una “maggiore collaborazione” tra tutti gli stakeholder perché “il settore ha subito profondi trasformazioni, dovute all’incedere dell’innovazione tecnologia e allo sviluppo del mercato dei servizi“. “Bisogna assicurare una crescita sostenibile delle infrastrutture – ha precisato Gambardella – ed ETNO propone una serie di modifiche innovative, tra cui trarre le basi per un nuovo modello sostenibile di  internet basato su accordi commerciali tra operatori“.

 

Nuovi modelli basati su liberi accordi commerciali tra le parti, in cui inserire un quadro normativo equilibrato, non troppo invasivo e allo stesso tempo in grado di rendere il mercato aperto a tutti.  “Gli operatori devono essere messi in grado di fare offerte differenziate in un contesto in cui il best effort non è messo in discussione“, ha spiegato il presidente di Punto IT. Una Open internet per sviluppare nuovi servizi. La crescita del traffico, però, se non regolata, mette a dura prova la rete e squalifica l’esperienza dell’utente. “Un boom che costa, perchè gli investimenti connessi all’aumento del traffico corrispondono a ormai a 31 miliardi di euro fino al 2014. Il tutto mentre i ricavi diminuiscono da quattro anni ad una media di 2-3% annui, con trend fino al 2015 stimato in aumento tra il 3-4%“. Gli OTT non contribuiscono agli investimenti nelle reti, ribadiscono le telco. Su 40 miliardi di investimenti in Europa gli OTT non mettono nulla sul piatto.

 

In rappresentanza di EGO è intervenuto Karim Antonio Lesina, presidente dell’associazione, che ha ribadito l’obiettivo comune di “favorire una discussione ed un’interazione più ampie possibili tra tutti gli attori del mercato, consumatori compresi. EGO è una piattaforma finalizzata al confronto e alla partecipazione, dove lo scambio di idee rimane sempre un valido strumento per porre a confronto diversi modelli di business sostenibile per la rete“.

 

Un nuovo modello di crescita e sviluppo per internet, basato su accordi commerciali tra imprese e un nuovo sistema di interconnessioni IP, che è quanto chiesto dall’Associazione europea degli operatori di telecomunicazioni (ETNO) nella sua proposta di modifica delle regole internazionali sulle telecomunicazioni (ITR-International Telecom Regulations) a cui si è riferito Gambardella e presentata all’ITU (International Telecommunications Union), l’agenzia dell’Onu specializzata in telecomunicazioni. Una proposta articolata e complessa che sta suscitando interesse e che ha creato un dibattito a livello mondiale sul tema.

 

A riguardo, il primo panel di interventi, moderato da Gildo Campesato, direttore del Corriere delle Comunicazioni, è stato dedicato a “Lo scenario internazionale 2012: La revisione del Trattato Internazionale sulle Telecomunicazioni – I preparativi in vista di WCIT 2012“.

 

Si prevede infatti che entro il 2016, ogni secondo, gireranno 833 giorni di video, ha affermato Mario Valducci, Presidente della Commissione Parlamentare Trasporti, Poste e Telecomunicazioni. Un traffico dati impressionante che il legislatore deve in qualche modo regolare. Certo, non si possono ergere barriere e confini immaginari, perché ciò accade solo nei Paesi non democratici, ma bisogna stabilire in un consesso internazionale delle nuove regole. “La rete aperta offre grandi vantaggi ai consumatori, ma non solo. Altri attori hanno delle aspettative da soddisfare e dei problemi da affrontare. L’occidente deve trovare un nuovo equilibrio con i mercati emergenti che portano con sé 3,5 miliardi di consumatori/utenti di rete. Bisogna arrivare ad un sistema di regole condiviso“.

 

Le telecomunicazioni sono un settore in cui gli OTT hanno certamente determinato uno squilibrio. Ad un aumento di valore della rete corrisponde un aumento di investimenti molto consistente. Gli OTT stanno danneggiando questo ecosistema, anche in relazione alla produzione di contenuti oltre che alla loro aggregazione. Ai digital content si aggiunge il tema del copyright, dove le spinte uguali e contrarie, tra conservatori e innovatori, sono forti e devono essere mediate. Ciò che è certo è che se la proprietà intellettuale non è rispettata e se gli investimenti non danno ricavi sono messi in pericolo migliaia di posti di lavoro.” A Dubai ci saranno 193 Paesi e quello sarà il momento cruciale per trovare un’intesa larga e condivisa da più attori possibile“, ha terminato Valducci.

 

D’altronde gli ITR, rivisti l’ultima volta nel 1998, sono stati il framework che ha favorito lo sviluppo globale dei servizi internazionali di telecomunicazione negli ultimi dieci anni. Con la sua rapida evoluzione, internet è diventato un’infrastruttura critica per la nostra vita economica e sociale: i nuovi servizi resi possibili da internet stanno cambiando il panorama economico e anche la natura stessa dell’industria delle telecomunicazioni, sollevando importanti questioni normative, tecniche ed economiche. È quindi della massima importanza assicurare uno sviluppo sostenibile del settore, essenziale per garantire gli investimenti necessari nelle infrastrutture globali di telecomunicazione del futuro.

 

Il tema dell’equilibrio nella catena del valore va messo all’attenzione di tutti gli attori, ha dichiarato Paolo Gentiloni, Deputato del Partito Democratico, ma per regolare il mercato e le sue evoluzioni  serve un contesto internazionale: “Maggiore chiarezza è necessaria riguardo al ruolo delle autorità indipendenti  e nazionali e al mondo in cui esse possono contribuire alla nascita di nuovi accordi commerciali e alla guida del mercato confrontandosi con le imprese“.

 

L’Italia, ha spiegato Robert Mc Dowell, Commissario della Federal Communications Commission (FCC), avrà un ruolo importante nello stabilire il punto di vista europeo a Dubai. “Non serve regolamentare dove non è necessario e non si deve imbrigliare la rete che deve essere più aperta possibile. La rete determina sviluppo culturale ed economico di una nazione, soprattutto nelle aree rurali. Ogni giorno 500 mila nuove persone accedono per la prima volta in internet attraverso connessione fissa e mobile. Siamo ormai oltre 2,3 mld di utenti online“.

 

La Russia ha proposto all’ITU un controllo maggiore della rete, perché la rete, secondo Mosca, mina la sicurezza economica nazionale. Molto simile anche la proposta egiziana e cinese. Due punti di vista, sposati da molti altri Paesi, che fanno capire quante idee di diverse si hanno dell’ecosistema internet. Proposte presentate anche all’ONU e che si intrecciano  con i grandi interessi di singole imprese in concorrenza con altri competitor che premono sul mercato. “Il mercato deve essere il più libero possibile, solo così si garantiscono vantaggi per imprese e consumatori.  Regolamentazioni meno stringenti assicurano maggiore redditività degli investimenti“, ha sintetizzato Mc Dowell.

 

Nella successiva Tavola rotonda moderata da Carlo Alberto Carnevale Maffé dell’Università Bocconi di Milano, hanno preso la parola i rappresentati dell’Industria europea e americana dando vita ad un dibattito ampio e diversificato nelle posizioni come nelle soluzioni al problema della governance della rete.  Le ITR hanno creato un nuovo ecosistema in cui si privatizza, liberalizza e si favoriscono gli accordi tra gli operatori.  Secondo Carlos Lopez Blanco, Direttore degli Affari Internazionali di Telefonica: “Si devono creare dei nuovi modelli di mercato che garantiscono parità di azione tra gli attori, che devono essere in grado di proporre degli accordi commerciali tra operatori per fornire soluzioni ad ogni nuova esigenza“. Un compito difficile, perché il mercato Tlc è complesso e per questo motivo Telefonica ha proposto “un nuovo modello di internet che risolva le asimmetrie di traffico e in cui la qualità del servizio ha un ruolo fondamentale,  un ROY adeguato e adeguate infrastrutture per remunerare giustamente gli operatori che investono sulla rete“.

 

In Europa si cercano normative il più possibile equilibrate e serve che le authority abbiano una politica comune, “Ad esempio sul modello di internet, sugli accordi commerciali e sulla tutela del consumatore” – ha sottolineato Roberto Viola, Segretario Generale di AGCOM. “I Rapporti pubblicati mostrano che l’Europa è favorevole ad un contesto aperto a più stakeholder. Si disciplina solo su eventuali fallimenti di mercato e se ci sono lacune normative. Ci siamo quindi resi conto della pluralità di punti di vista e dell’inutilità di un quadro normativo  troppo stringente“.

 

Il traffico dati è in aumento vertiginoso e si è avuta la nascita di diversi Internet Exchange Point (IXP), o punto di interscambio del traffico, come nel caso di Amsterdam e  Francoforte dove passano 1,2 terabite di flusso dati. “Serve sempre più un approccio multiside, perché sempre nuovi attori emergono, come i content delivering network, oltre gli OTT e gli operatori tradizionali“. Da qui la necessità di un  consenso ampio e di collaborazione globale per garantire flussi di informazioni più intensi e stimolare la nascita di nuovi posti di lavoro.  “L’ITU è un organizzazione fondamentale per la regolamentazione dello spettro e per discutere sulle telecomunicazioni globali, ma non tutti sono d’accordo sulla forza di vincolo che gli accordi presi possono avere sulla crescita di internet“, ha spiegato Eric Loeb, Vice-Presidente Affari Istituzionali Internazionali di AT&T.  “La liberalizzazione di internet ha determinato la nascita di nuovi e molteplici accordi commerciali e ora c’è da sviluppare una governance adeguata per tale ecosistema in evoluzione continua. Ecco perché è utile ridurre la regolamentazione a partire da dove la concorrenza soddisfa le aspettative dei consumatori. Lì non serve intervenire“.

 

Andrea Renda, Senior Research Fellow del CEPS, ha invece evidenziato che “l’architettura end-to-end è messa indebolita da diverse spinte e visioni di internet” e aumenta l’attesa per il WCIT di Dubai, “momento in cui si dovrà trovare una strada per individuare un modello di traffico di interconnessioni più equilibrato possibile“.  D’altronde, come ha ben ricordato Paolo Nuti, presidente dell’AIIP,  “La capacità trasmissiva rimane un bene economico sempre più scarso“.

 

L’ultima sessione dell’incontro, “Creando una reale sostenibilità economica della rete: quali visioni?“, moderata da Raffaele Barberio, direttore di Key4biz, è stata introdotta dalla relazione di Megan Richards, Vice Direttore Aggiunto della Commissione Europea, Direzione Generale della Società dell’Informazione, che ha subito esordito affermando che “la concorrenza è un bene per internet e per i consumatori“.  “Il web è un volano fondamentale per lo sviluppo economico. Il mercato unico europeo, con la strategia Europa 2020, deve tornare a crescere e le Istituzioni devono garantire tale processo. Internet può sostenere tale crescita. Uno dei motivi del successo di internet è sempre stata la facilità di accesso“. È importante quindi che la governance della rete prenda sempre in considerazione tale caratteristica.

 

Tra le proposte presentate in Europa: “un fondo per la banda larga di 10,2 miliardi di euro da investire in infrastrutture digitali, la strategia Europa 2020 nel loro complesso e l’intenzione a Dubai di affrontare il propblem, ma senza entrare troppo nei dettagli, perché i cambiamenti in atto sono molteplici e si devono tracciare delle linee guida generali e più ampie possibili“.

 

Internet non è solo piattaforma economica e di mercato, perché in rete si sviluppano molteplici processi di natura umana, culturale, sociale e politica“, ha ribadito Deborah Bergamini, Deputata PDL e relatrice in Parlamento dell’Agenda Digitale Italiana. Due aspetti fondamentali e complementari. La rete oggi sta soffrendo gli OTT e del conflitto tra questi e gli operatori, con le telco che devono investire senza nessun contributo degli over the top. Il web è anche un canale di trasmissione per prodotti e contenuti culturali e allo stesso tempo una piattaforma in cui i consumatori sono anche dei cittadini e devono essere tutelati in quanto portatori di diritti. “Esistono problemi di libertà di parola, di espressione e di privacy. Ad essi si aggiungono altre tematiche critiche, di trasparenza, sicurezza, di criminalità economica, di pirateria digitale. La risposta non può essere quello dell’iper regolamentazione. Il Consiglio d’Europa ha sempre come obiettivo la massimizzazione dei diritti e la limitazione della regolamentazione” ha dichiarato la Bergamini.

 

Occorre inoltre essere consapevoli che “ogni volta si introduce una regolamentazione si alzano le barriere d’ingresso e in tal modo impediamo innovazione riducendo concorrenza“, ha detto Carlo Stagnaro, Direttore Ricerche e Studi dell’Istituto Bruno Leon. Quale e quanta regolazione introdurre quindi? Serve trovare un framework regolatorio da tutti condiviso, perché i problemi sono comuni. “Una pluralità di soggetti dovranno trovare più framework e individuare altrettanti modelli regolatori possibili. Da qui potrebbe nascere una competizione virtuosa che permetterebbe di lasciare emergere il migliore tra questi, senza pressioni lobbistiche e politiche“. Un ulteriore concorrenza tra piattaforme e tecnologie che elimina le barriere all’ingresso.

 

Per fare in modo che internet rimanga aperta c’è quindi da assicurare innovazione tecnologica e più equilibrio lungo la catena del valore. “Oggi c’è un utilizzo inefficiente delle risorse di rete e la mancanza di motivazione nell’investire“, ha dichiarato Roberto Loiola, Vice Presidente Europa Occidentale di Huawei. Gli operatori devono essere liberi di posizionarsi sul mercato e questo è possibile grazie alle diverse tecnologie di gestione del traffico. Il paradigma tecnologico ha innestato un processo di evoluzione politico, sociale ed economico sempre più veloce a cui il quadro normativo non riesce a stare dietro, ha spiegato Benedetto della Vedova, Deputato di Futuro e Libertà. “Il non utilizzo della tecnologia da parte della politica ha determinato una lontananza enorme tra questa e la rete. Il web aumenta produttività e competitività la dove riesce a diffondersi più velocemente. Per recuperare il terreno perduto non è comunque necessario fare interventi regolatori pesanti. Importante è allargare la platea di accesso ai servizi. Le disfunzioni è il mercato a regolarle in automatico, diverso è assicurare l’accesso alla rete che deve essere garantito a tutti“.

 

Tornando alla governance di internet, “Il tentativo di portare internet sotto gestione ITU, da un punto di vista dei diritti del consumatore, è un errore. Il rischio è una eccessiva regolazione e un potenziamento del controllo su tutto ciò che attraversa internet anche da parte di Governi non liberi e antidemocratici“, ha dichiarato Luca Bolognini, Presidente dell’Istituto Italiano Privacy. Ben venga l’autoregolamentazione degli operatori, ma senza eccessi,insomma, perché tali fenomeni non possono prevaricare le regole del mercato e della concorrenza, è giusto che il diritto penale e pubblico siano sempre dei punti di riferimento insostituibili.

 

Internet, come piattaforma, ha un valore economico di per sé e la sua economica ha un forte impatto sul PIL. “La digital economy produce 33 miliardi di dollari. Nei prossimi anni può aumentare del 3,5% con impatto sull’occupazione. Il cloud computing è un fattore di crescita per le PMI. Anche le università si sono spostate sulla nuvola, circa il 10% di quelle europee. C’è più produttività, cooperazione e coordinamento tra le persone“, ha confermato Patrick Ryan, Policy Counsel Open Internet di Google.  Per tutti questi motivi “c’è voglia di centralizzare il controllo della rete, della privacy, dell’economia e l’ITU è considerata da molti organizzazione preposta a questo ruolo. Dobbiamo esaminare con attenzione quali altre organizzazioni operano sulla e per la rete.  La governance di internet deve essere più internazionale possibile“.

 

Sono spettate infine a David Thorne, Ambasciatore USA in Italia, le conclusioni dell’incontro sulle sfide di internet del futuro. “Negli USA internet è caratterizzata da forte apertura e questo garantisce diritti a tutti e una considerevole crescita economica – ha spiegato l’ambasciatore –  Infrastrutture aperte e trasparenti sono propedeutiche alla sicurezza e alla libertà di commercio. Gli USA sono a favore di un’apertura globale della rete, con un coinvolgimento multistakeholder“. Cittadini coraggiosi in Siria e Nord Africa utilizzano internet per raccontare al mondo cosa accade nei loro Paesi e per organizzare la protesta e la rivolta contro le dittature del XXI secolo. Due esempi di sfide del futuro, che vanno affrontate non con più burocrazia e regolamentazione, ma con più strumenti di libert e più rete. La rapidità del cambiamento tecnologico è un tema su cui si deve riflettere e le strutture devono essere il più possibile flessibili per sostenere la crescita di internet, senza tentare di imbrigliarla con la politica delle regole. La rete rappresenterà nel 2015 il 5,3% del PIL mondiale. “Sostenere un internet robusto e moderno deve essere l’obiettivo di tutti i Paesi avanzati e di quelli emergenti, per garantire libertà di parola, crescita economica e maggiore occupazione“, ha infine ribadito il diplomatico americano.

 

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