Crescita e occupazione, la Ue punta sulle ‘KETs’. Antonio Tajani, ‘Rafforzare leadership tecnologica per creare occupazione qualificata’

di Alessandra Talarico |

Il mercato delle ‘tecnologie chiave abilitanti’ varrà 1.000 mld nel 2015. La Ue punta sulla ricerca applicata per stimolare la produzione industriale e la relativa occupazione e rilanciare la crescita nei settori cardine dell’economia del futuro.

Unione Europea


Antonio Tajani

Micro e nanoelettronica, materiali avanzati, biotecnologie industriali, fotonica, nanotecnologie e sistemi avanzati di produzione: sono queste le Tecnologie chiave abilitanti (KETs), su cui la Commissione punta per accelerare la crescita e la creazione di posti di lavoro, mantenendo e rafforzando la leadership tecnologica europea.

Bruxelles ha appena varato una nuova strategia volta a sviluppare l’applicazione su scala industriale delle KETs, su cui si basa il funzionamento dei prodotti tecnologici a più alto valore aggiunto, come gli smartphone o le auto elettriche.

Il mercato mondiale delle Tecnologie chiave abilitanti, calcola la Ue, vale attualmente 646 miliardi e dovrebbe crescere di oltre il 54% entro il 2015, per raggiungere un valore di oltre 1.000 miliardi: un incremento pari ad oltre l’8% del PIL Ue.

Il settore della micro e nanoelettronica e le industrie a valle nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno creato in Europa oltre 700.000 posti di lavoro nel corso dell’ultimo decennio. Solo il settore delle nanotecnologie dovrebbe generare 400 mila posti di lavoro entro il 2015 dai 160 mila del 2008.

 

Con il 32% di brevetti depositati tra il 1991 e il 2008, l’Unione europea è ancora tra i leader mondiali nello sviluppo delle KETs. Essa, infatti, è l’unica regione che detiene tutte e 6 le tecnologie. Ma il Vecchio continente non è riuscito a trasformare questa leadership nella produzione dei beni e dei servizi necessari per stimolare la crescita e l’occupazione, nè può può ‘cullarsi sugli allori’ per questo primato perchè la competizione da parte della Cina, dell’India, della Corea diventa sempre più pressante e aggressiva: negli ultimi 10 anni la quota di brevetti depositati dell’Asia è passata dal 29% al 38%, mentre in Europa, la produzione manifatturiera legata alle Kets è in continua diminuzione: la quota europea nella produzione mondiale è scesa dal 44% del 2008 al 33% del 2010, a vantaggio sempre dei concorrenti asiatici.

 

Questa mancanza di capacità produttiva correlata alle KETs è tanto più dannosa per la Ue per due ragioni. In primo luogo perchè, nel breve termine, si perderanno importanti opportunità di crescita e di creazione di posti di lavoro. In secondo luogo, sul lungo periodo, ciò rischia di compromettere la capacità di generare nuove conoscenze. “Innovazione e produzione, infatti, sono intrinsecamente legati, si rafforzano a vicenda e di conseguenza hanno luogo in stretta prossimità”, ha spiegato il Vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani (Leggi discorso).

 

La strategia lanciata dalla Ue, globale e a lungo termine, punta quindi sulla ricerca applicata, con l’obiettivo ultimo di stimolare la produzione industriale e la relativa occupazione e di rilanciare la crescita nei settori chiave dell’economia del futuro.

In particolare, questo piano strategico mira a finanziare la ricerca e l’innovazione nell’intera catena del valore, così da trasformare la ricerca in prodotti per il mercato e crescita economica. Dal piano Horizon 2020 potrebbero arrivare 6,7 miliardi di euro a sostegno di progetti pilota in questo campo.

 

Previsto inoltre un approccio ‘regionale’, al finanziamento, veicolato dalla Banca europea per gli investimenti, per modernizzare la base industriale nelle regioni europee.

Gli Stati membri sono quindi invitati a fare la loro parte sfruttando le strategie di ricerca e innovazione per la specializzazione ‘intelligente’ e utilizzando INTERREG e altri programmi dei Fondi strutturali per sfruttare le complementarietà tra le strategie regionali di specializzazione intelligente e quelle a supporto delle soluzioni KET, rafforzando ed eventualmente sviluppando nuove catene del valore europee attraverso la cooperazione transnazionale e multi-disciplinare.

 

La Commissione intende inoltre garantire maggiore coordinamento delle attività europee e nazionali e parità di condizioni in un mercato concorrenziale a livello mondiale, nonché una governance adeguata “per assicurare una corretta attuazione e il massimo sfruttamento delle sinergie”.

 

La BEI, dal canto suo, definirà il settore KET come prioritario per garantire che l’erogazione di prestiti ai privati che intendono investire nel settore.

A trainare la crescita nei settori delle tecnologie abilitanti, stima inoltre Bruxelles, saranno proprio quelle piccole e medie imprese che rappresentano il cuore produttivo dell’Europa: già oggi, la maggior parte delle 5.000 imprese europee nel settore della fotonica sono PMI, mentre in Germania l’80% circa delle imprese operanti nel campo della nanotecnologia sono piccole o medie imprese.

 

“Le KETs sono il cuore e il cervello della nuova innovazione industriale ed hanno un potenziale, inespresso, per creare nuova occupazione qualificata in Europa”, ha sottolineato Antonio Tajani.

“L’Europa – ha aggiunto – necessita di sviluppare l’applicazione su scala industriale delle KETs”.

Queste tecnologie, secondo Tajani, popolano già il futuro economico e tecnologico dell’Unione e investire maggiormente nel loro sviluppo “significa contribuire, in maniera concreta, alla crescita e alla creazione di posti di lavoro, mantenendo e rafforzando la leadership tecnologica europea”.