Relazione Antitrust: per il presidente Giovanni Pitruzzella, ‘Google verso monopolio nella raccolta pubblicitaria’

di Alessandra Talarico |

Soddisfazione del presidente Telecom Italia Franco Bernabè, secondo cui è arrivato il riconoscimento ‘che ci sono soggetti che hanno assunto dimensioni tali da porre seri rischi alla concorrenza’. Google si difende: Pubblicità settore competitivo'.

Italia


Giovanni Pitruzzella

L’Autorità antitrust italiana ‘tiene d’occhio’ Google, che “si è posto l’obiettivo di divenire protagonista assoluto nel mercato della raccolta pubblicitaria”.

Lo ha affermato il presidente dell’Agcm, Giovanni Pitruzzella presentando al Parlamento la relazione annuale sull’attività svolta dall’Autorità.

Pitruzzella, soffermandosi sul livello di apertura alla concorrenza dei settori a maggiore potenzialità di crescita, come l’eCommerce, ha evidenziato come le “potenzialità del mercato pubblicitario digitale sono limitate dalla concorrenza dei grandi attori web internazionali, originariamente estranei al mondo dei media, che ormai hanno acquisito posizioni di particolare forza economica che possono finire per depotenziare le opportunità del mercato digitale”.

 

In particolare, ha aggiunto, “i motori di ricerca come Google e i cosiddetti social network ormai costituiscono un passaggio obbligato per la distribuzione dei contenuti web e Google…nel giro di pochi anni potrebbe diventare monopolista in questo mercato”.

 

La società di Mountain View, attraverso un suo portavoce, non ha mancato di commentare le dichiarazioni di Pitruzzella, sottolineando che “Quello della pubblicità è un settore altamente competitivo e in costante evoluzione, in cui gli investitori pubblicitari spostano in continuazione i propri budget tra diverse tipologie di media, online e offline. Siamo felici di poter discutere del business pubblicitario di Google con l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, così come con altri”.

 

Il presidente dell’Autorità per la concorrenza ha quindi stigmatizzato l’assenza di regole adeguate, che “rischia di marginalizzare l’industria editoriale, nonostante i significativi investimenti per realizzare processi di integrazione multimediale”.

 

Per Pitruzzella, va nella giusta direzione “ogni proposta volta a inserire nel novero delle attività ricomprese nel Sistema Integrato delle Comunicazioni (SIC) quelle svolte da operatori fornitori di contenuti, gestori di portali, motori di ricerca, social network, che competono con gli editori tradizionali nell’attività di vendita degli spazi pubblicitari agli inserzionisti”.

 

La necessità di prendere in considerazione il ‘caso Google’ nell’ambito della revisione del SIC – uno strumento introdotto dalla Legge Gasparri – per impedire la creazione di posizioni nel settore delle telecomunicazioni – era stata avanzata già nel 2010 anche dall’ex presidente Agcom Corrado Calabrò, che affermava: “Il problema c’è e non è escluso che in sede di revisione del Sic non lo si prenda in considerazione”.

 

Necessaria, comunque, secondo Pitruzzella, anche “una più generale riflessione sulla struttura del mercato della raccolta pubblicitaria, volta ad assicurare la più ampia diffusione del pluralismo”.

 

Soddisfazione per questa presa di posizione è stata espressa dal presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè, secondo cui dall’analisi di Pitruzzella arriva finalmente il riconoscimento “che ci sono soggetti che operano in Internet che hanno assunto dimensioni tali da porre seri rischi alla concorrenza“. 


“E’ apprezzabile – ha aggiunto – che l’Antitrust prenda atto che c’è una concentrazione di mercato rilevante che, in prospettiva, potrebbe dare dei problemi”.

 

Nell’ambito della repressione delle pratiche commerciali scorrette, che vanno dalle attivazioni non richieste di forniture, all’imposizione di ostacoli e oneri ingiustificati all’esercizio dei diritti contrattuali, l’Antitrust ha portato a termine complessivamente 251 procedimenti istruttori in tema di pratiche commerciali scorrette e di pubblicità ingannevole e comparativa illecita, ivi compresi i casi di inottemperanza a precedenti divieti di continuazione o ripetizione della condotta illecita, irrogando sanzioni per un totale di oltre 19 milioni di euro.

Pitruzzella ha citato le istruttorie riguardanti le garanzie legali di conformità per le vendite di beni di consumo, con cui si è posto fine ad una prassi scorretta e molto diffusa tra le aziende, tra cui Apple, che “rifiutavano la garanzia legale di conformità rinviando il consumatore ai centri di assistenza tecnica dei produttori e offrivano una garanzia commerciale a titolo oneroso sovrapposta, per estensione oggettiva e durata, a quella gratuita dovuta per legge dallo stesso venditore”.

 

Importante anche la recente sanzione comminata alle compagnie aeree operanti in Italia che sono state altresì obbligate a includere nell’indicazione del prezzo dei biglietti aerei offerto ai consumatori tutte le voci di costo prevedibili e inevitabili, comprensive anche della cosiddetta credit card surcharge (Leggi articolo Key4biz).

 

L’Autorità, si legge ancora nella relazione, “sta monitorando l’eCommerce con particolare attenzione” e ha messo in atto diversi provvedimenti nei confronti di siti che non fornivano informazioni chiare ai consumatori sulla disponibilità dei prodotti o dei servizi offerti e dei costi da sostenere. Tra questi, Pitruzzella cita il caso di “Italia Programmi.net“, il sito web che offriva software apparentemente in modo gratuito al consumatore il quale, inserendo i propri dati personali, si trovava invece ad attivare inconsapevolmente un contratto di abbonamento di due anni. Una volta tratto in inganno l’utente, la

società inviava richieste e solleciti di pagamento di carattere aggressivo.

L’Autorità ha aperto un’indagine sul caso, coinvolgendo anche diverse Procure della Repubblica, la Guardia di Finanza e la Polizia Postale e ha dato notizia della pratica al circuito internazionale delle Autorità di tutela dei consumatori, trattandosi di una condotta suscettibile di essere “riprodotta” con caratteristiche analoghe in altri Paesi.

 

Sempre di recente, l’Autorità è intervenuta per bloccare da tutto il territorio nazionale l’accesso a due siti online, tra loro collegati, che offrono ai consumatori farmaci senza ricetta medica e in maniera del tutto illegale (Leggi articolo).

 

Per maggiori informazioni:

 

Relazione sull’attività svolta nel 2011 (testo integrale)