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eCommerce: Italia fanalino di coda nella Ue, ma buone le prospettive di crescita del ‘social commerce’

Italia


L’Italia è il fanalino di coda per l’eCommerce in Europa, davanti solo alla Romania, con il 5% di aziende italiane che vendono on line contro una media europea del 15% e il 36% registrato dalla Norvegia che guida la classifica. Sono soprattutto le piccole e medie imprese a registrare un importante gap nell’utilizzo di Internet come canale di vendita. Prendendo come paragone la Germania, solo l’11% delle medie aziende vendono online, contro il 30% delle medie aziende tedesche e il gap è ancora più evidente nelle piccole aziende di cui solo 5% utilizza l’eCommerce contro il 19% delle tedesche di pari dimensione.

 

Sono i dati presentati nel corso di State of the Net da Matteo Menin di Between che evidenzia tuttavia come, nonostante il ritardo, le prospettive di crescita sono molto positive, con i brand che stanno cominciando a cogliere le opportunità della rete: l’eCommerce è infatti in forte crescita in tutte le aree geografiche, inclusa l’Italia che nel 2011 ha registrato un +19% nel valore delle vendite online B2C da siti italiani; e ancora, lo spending in outsourcing dovrebbe raddoppiare in 3 anni passando da 1,5 miliardi di euro nel 2012 a 3 miliardi di euro nel 2015.

In crescita nel nostro paese anche la percentuale degli acquisti effettuati da dispositivi mobili, con il 25% degli utenti di smartphone che ha acquistato almeno un prodotto o servizio online e il 59% che effettua mobile commerce almeno una volta al mese.

Nei prossimi due anni, prevede Marco Massarotto, founder di Hagakure, si dovrebbe verificare il sorpasso del mCommerce sull’eCommerce.

 

 

Indicazioni positive anche dalle abitudini di pagamento online: mentre nel 2006 oltre la metà degli utenti italiani di eCommerce pagava ancora offline (contrassegno, bonifico allo sportello o trasferimento postale), nel 2011 la transazione è ormai effettuata online tramite carta prepagata (50%), Paypal o analoghi (30%), bonifico online (8%) e il contrassegno è sceso dal 20% del 2006 all’8% del 2011.

 

Dall’intervento di Massarotto emerge infine un significativo ampliamento dei canali di vendita online, dal sito  aziendale, ai social network fino ai blog, fenomeno a cui i brand dovrebbero dare il giusto valore per sfruttarne le opportunità.

Il social commerce consente alle grandi aziende così come alle PMI ma anche ai privati, di vendere  prodotti o servizi utilizzando canali di vendita online, agevolati da una maggiore propensione all’acquisto online di community che sono già in rete. 

Per fare business online ormai non è più necessario avere un sito, il negozio online può vivere anche in modalità temporary su blog tematici, aprendo la strada quindi anche nuovi modelli di business. (a.t.)

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