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Editoria: negli ultimi trent’anni dimezzate le vendite dei quotidiani. Internet il più insidioso dei concorrenti, ma per la Fieg ‘la crisi è superabile’

Italia


Si chiude oggi a Torino Wan-Ifra Italia 2012, XV edizione della Conferenza internazionale per l’industria editoriale e della stampa italiana.

Gli editori a raccolta per discutere di futuro dei giornali e della rivoluzione avviata da internet nell’informazione, con approfondimenti su tre aspetti: integrazione cross-media nelle redazioni dei giornali, riorganizzazione industriale dei centri stampa, ottimizzazione del processo di distribuzione dei prodotti editoriali.

Riflessione resa necessaria dalla crisi che sta attraversando la stampa e dall’importanza di rivedere le linee guida di un’industria che deve sempre più fare i conti con la velocità delle notizie che circolano sul web.

 

Per Giulio Anselmi, presidente della Fieg, i giornali stanno attraversando “una crisi superabile“, ma perché questo sia possibile, bisogna “integrare l’esistente con la multimedialità e lavorare sui problemi industriali e di filiera”.

Ma proprio sulla multimedialità ha precisato che “per molti giornali è ancora poco più di uno slogan: se ne parla tanto e si trovano giornalisti che oppongono resistenza quasi come se non fosse una condizione di sopravvivenza”.

“Se si vuole che ci sia un futuro – ha sottolineato Anselmi – occorre una politica industriale di sviluppo”.

“I giornali – ha aggiunto – sono stati dati tante volte per morti, ma sono ancora vivi e attraversano una crisi superabile“. Anselmi ha spiegato che “il giornale cartaceo era già in difficoltà ma la crisi partita nel 2007 dagli Usa e poi allargatasi al mondo intero ha peggiorato la situazione”.

 

Il presidente della Fieg ha poi ricordato i dati dei primi tre mesi dell’anno che segnano un calo della pubblicità nei giornali dell’8,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e un calo delle vendite del 5%. Secondo Anselmi, questo contesto “è reso più difficile dallo tsunami delle tecnologie digitali. Internet – ha aggiunto – è il più insidioso dei concorrenti dei giornali, ha contribuito ad aumentare il numero dei lettori, ma pone problemi al nostro mondo, per questo se si vuole che ci sia un futuro, occorre una politica industriale di sviluppo e cogliere tutte le opportunità”.

 

Nel Rapporto Istat che analizza lo stato di salute dell’editoria italiana i numeri parlano chiaro: nel 2010 c’erano 2.700 case editrici che evidenziano un saldo negativo rispetto all’anno precedente. Il numero di nuovi editori è, infatti, inferiore a quello degli editori che hanno cessato l’attività (Leggi Articolo Key4biz).

Dati che confermano lo stato di crisi ed evidenziano l’avanzata di internet: il 54% dei giovani scarica le notizie dal web.

 

Sergio Vitelli, segretario dell’Asig, l’Associazione stampatori italiani di giornali, ha ricordato che “Nel 1982 in Italia si vendevano 8 milioni di copie di quotidiani, ora siamo a quattro milioni e tra cinque anni le previsioni parlano di una discesa a 2 milioni”.

E ha aggiunta “Gli editori fanno fatica a sostenere determinati costi strutturali. Il rischio è che tra non molto queste spese diventeranno insostenibili. E chi ne farà le spese temo siano soprattutto i giornalisti“. Vitelli ha infatti portato l’esempio degli Stati Uniti, dove “centinaia di professionisti sono stati mandati a casa, oppure riutilizzati in altri ruoli più legati al web”.

 

I maggiori competitor degli editori sono oggi i social network, come Facebook o Twitter, e gli OTT come Google o Apple. Le web company stanno investendo sempre sui contenuti e la loro capacità di innovare ha inevitabilmente messo all’angolo un’industria come, quella editoriale, da troppo tempo ferma su vecchi modelli e strategie di business. A questi dati si aggiungono poi le testate online, sono in Italia ce ne sono 300.

 

A cosa serve spendere soldi per comprare un giornale, quando in rete trovi le notizie che vuoi, in modo più veloce, real-time, e magari corredate anche di link di approfondimento e video?

Bisogna cambiar pelle e farlo anche subito. Alcuni giornali hanno prontamente raccolto la sfida e sono diversi quelli che hanno investito nelle versioni digitali o reso disponibili app per poter leggere le notizie sui dispositivi mobili, dal tablet allo smartphone.

 

Ma questa non è la principale novità. Non basta infatti produrre un’app per poter vincere la sfida. Bisogna invece fornire un servizio su misura del cliente.

Come? Il New York Times, per esempio, offre applicazioni personalizzate per smartphone con consigli al lettore su cosa comprare, il geotagging, ossia la possibilità di dare all’utente le notizie che riguardano il luogo in cui l’utente si trova, ma anche il coupining, cioè la vendita di abbonamenti attraverso i coupon, e il citizen journalism, basato sul coinvolgimento di chi legge nella creazione del contenuto.

 

Per i media su carta, ha detto ancora Vitelli, occorre puntare su nuovi prodotti editoriali, e nuove sezioni tematiche, magari prendendo in considerazione le nuove tecnologie “sensoriali”, come la realtà aumentata , i “profumi” e la stampa in 3D. Da valorizzare anche il nuovo rapporto con i lettori – i messaggi possibili sono “lavoriamo insieme”, “vi aiutiamo a risparmiare”, “diventiamo amici” – e, sul fronte più industriale, la razionalizzazione delle strutture: accorpamento di testate, accentramento delle funzioni di editing, accorpamento e terziarizzazione della produzione. Per quanto riguarda i media digitali, le strade possibili passano per gli aggregatori pluri e mono testata di Gruppo, per nuove edizioni digitali e nuove strategie di fidelizzazione dei clienti.

 

Cherylin Ireton, director World Editors Forum, è entrata maggiormente nei dettagli di quanto sta avvenendo nel contesto internazionale relativamente ai nuovi modi di fare informazione. Cadono le barriere fra la stampa e la comunicazione video, crescono le sinergie e l’efficienza nella titolazione dei contenuti multimediali, il giornalismo è sempre più un “gioco di squadra”, il “data journalism” è accettato come una vera e propria disciplina di questo settore: sono questi alcuni dei trend più importanti ai quali prestare attenzione nell’integrazione multimediale. Soprattutto, ha concluso la Cherylin, “content is still king”, il contenuto è sempre il “re” attorno al quale tutta la nuova organizzazione deve ruotare.

 

Per la preparazione dei nuovi giornalisti multimediali sta nascendo in Francia, alle porte di Saint-Etienne (Lione) l’IRAM (International Rhone-Alpes Médias). Michela Bertagnolli, di WAN-IFRA South West Europe, presentando questa opportunità ha detto, fra l’altro, che le attività dell’IRAM si svilupperanno lungo tre assi: la formazione professionale, la ricerca e l’analisi delle tendenza di mercato. Sarà una vera “fucina” dalla quale usciranno le nuove leve dell’informazione multimediale internazionale.

 

Un salvagente agli editori è stato lanciato anche dal governo che a maggio ha approvato un DL a sostegno del settore (Leggi Articolo Key4biz).

Tre le linee guida del decreto: contribuire al conseguimento del pareggio di bilancio pubblico; indirizzare le imprese verso l’innovazione e verso comportamenti aziendali coerenti con la trasformazione del mercato; realizzare in pieno l’obiettivo di tutela del pluralismo e sostegno alla effettiva fruizione di prodotti editoriali reali.

 

Il CDM ha approvato anche un Disegno di legge delega che prefigura un nuovo sistema di sostegno all’editoria, a partire dal 2014, che tenga conto della strutturale trasformazione che tale ambito dell’economia sta attraversando con il diffondersi dell’editoria digitale. Gli obiettivi consistono nel configurare una gamma di possibili incentivi coerenti con l’attuale situazione del mercato editoriale e sostenere l’innovazione, e in particolare le start-up e le iniziative editoriali che puntano alla multimedialità, al fine di modernizzare e sviluppare il settore, oltre che favorire, con attività di comunicazione e promozione, la diffusione della lettura, in particolare tra i giovani.

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