Agcom: Italia in ritardo nel digitale. Per Angelo Cardani necessaria ‘forte cooperazione fra regolatore e legislatore’

di Alessandra Talarico |

Il presidente designato dell’Autorità per le tlc, Angelo Marcello Cardani, ha fatto il punto sul ritardo e le difficoltà dell’Italia nel suo percorso verso la digitalizzazione. Bisogna trovare ‘una via italiana’.

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Angelo Cardani

L’Italia deve recuperare “il tempo e il terreno perduti rispetto ai competitor europei” sul fronte della digitalizzazione. Il Paese ha bisogno di cambiare mentalità, “pensare digitale” e, soprattutto nell’ambito del sistema produttivo, deve trovare una propria via alla digitalizzazione: una strategia che permetta al sistema-Paese “di recuperare il tempo e le posizioni perdute”.

Nella sua prima audizione alla Camera, il presidente designato dell’Autorità per le tlc, Angelo Marcello Cardani, ha fatto il punto sul ritardo e le difficoltà dell’Italia nel suo percorso verso la digitalizzazione: un ritardo attribuibile sia a un gap ‘culturale’ che alle difficoltà orografiche che caratterizzano il nostro paese.

Fattori che fanno sì che il Paese sia “molto indietro” rispetto alla media europea su diversi fronti, al punto che “il peso dell’ICT sul PIL è oggi il 2%, a fronte del 5% che raggiunge in Gran Bretagna”.

 

Nella sua relazione, Cardani ha evidenziato l’importanza di internet, i cui effetti sulla società e sull’economia sono molto più ampi di quanto i numeri raccontano, ricordando che sette anni fa il 15,7% della popolazione mondiale ne faceva uso, mentre oggi la percentuale è salita al 32,7 e nel 2016 “dovremmo aver superato la metà della popolazione mondiale”.

Il ritardo dell’Italia è stato evidenziato anche dai dati dell’ultima Digital Agenda Scoreboard, secondo cui a gennaio 2012 il tasso di penetrazione della banda larga su rete fissa in Italia era pari al 22,2% (5,5 punti in meno rispetto alla media Ue del 27,7%), mentre la penetrazione della banda larga mobile si attestava al 31,3%, in crescita di 3,1 punti anno su anno, ma ancora 11,8 punti in meno rispetto alla media europea.

 

Nel 2011, il 51% della popolazione usava regolarmente internet (contro una media Ue del 68%), mentre lo sviluppo dell’eCommerce è di 27 punti in meno rispetto alla media Ue. Solo il 15% della popolazione acquista su internet e non vanno meglio le cose sul fronte delle aziende: solo l’11,3% delle aziende ha comprato online, il 3,9% ha venduto in rete e lo hanno fatto rispettivamente l’11,2 e 3,8% delle PMI. In quanto all’uso dei servizi di eGovernment l’Italia è al 22% contro il 41 di media europea.

 

Alla luce di questi dati, Cardani ha evidenziato come bisogna muoversi quindi, e anche in fretta per colmare questo divario anche “in un periodo in cui dobbiamo prestare grande attenzione alla redditività dei nostri investimenti”.

 

L’Italia secondo Cardani, ha un “enorme potenziale di crescita”, anche “maggiore che altrove proprio perché siamo più indietro”, ma trova sulla via della digitalizzazione diversi ostacoli, innanzitutto per le sue caratteristiche orografiche molto complesse. Il fatto poi che oltre la metà dei cittadini viva in piccoli centri, “rende la creazione della rete ad alta velocità molto più complessa” che in altri Paesi. Ma è proprio questo fattore che spinge a un maggior impegno, in quanto “rende determinante il tema dell’inclusione e dell’uguaglianza sociale” e quindi l’attenzione a garantire l’accesso a Internet a tutti.

 

Cardani ha infine sottolineato come per far progredire il paese in ambito digitale sia necessario prendere l’Unione Europa come “punto di riferimento” ma sia anche essenziale  “una forte cooperazione fra regolatore e legislatore per trovare soluzioni congrue”.

“La norma – ha detto – deve favorire e rendere possibile il cambiamento, il regolatore deve far sì che avvenga nel modo più efficiente possibile”. Altrettanto forte, conclude Cardani, deve essere “la cooperazione fra Agcom, CoReCom e Autorità Antitrust”.

 

Riguardo la questione delle frequenze tv, rispondendo a una domanda di Paolo Gentiloni (Pd), Cardani ha affermato che “i tempi sono drammaticamente stretti” ma che per esprimersi in merito ha bisogno di “essere insediato e di parlare con i miei colleghi”, cioè Maurizio Dècina, Antonio Martusciello, Antonio Preto e Francesco Posteraro.