Digital divide: Lepida al lavoro per portare maggiore banda alle aree industriali, perché la ‘buona’ connettività fa crescere

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Il Piano Telematico prevede entro il prossimo anno di fare sperimentazione in sei aree industriali, contestualmente all’attività di sensibilizzazione delle imprese stesse rispetto alle prospettive che si aprono grazie a nuovi investimenti in tecnologia.

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Lepida S.p.A.

Cresce il bisogno di connettività da parte delle imprese: lo sanno bene quei sindaci che, incalzati dagli imprenditori, si rivolgono a Lepida in cerca di aiuto per risolvere i problemi di divario digitale, quanto meno parziale, delle aziende che nei territori operano e danno lavoro. Si tratta di un divario digitale diverso da quello cui si è abituati a pensare, cioè di zone in cui non arriva o è troppo scarsa la connessione.

Le imprese hanno soprattutto la necessità di disporre di maggiore banda e di migliore qualità. Proprio per rispondere a queste specifiche esigenze, Lepida sta dando spazio a iniziative mirate anzitutto a capire quanta e quale connettività è oggi disponibile nelle aree industriali e poi a sperimentare soluzioni condivise con gli imprenditori e gli operatori che consentano di utilizzare la rete Lepida in fibra ottica già presente.
Un’indagine campionaria, per meglio dire un “carotaggio” su un centinaio di aziende, recentemente svolta da Ervet, ha risposto in sostanza al primo quesito, quello sulla disponibilità di banda.

Emerge dunque che, in media, la larghezza di banda più diffusa appartiene alla fascia 2-7 Mbps, quindi piuttosto bassa. Nel contempo, però, emerge che la maggior parte delle aziende presta scarsa attenzione alle opportunità offerte dall’IT, rischiando così di perdere competitività sui mercati internazionali. La conseguenza di questo atteggiamento è che le imprese debbono crescere anche culturalmente. Per rispondere a questa esigenza, occorre agire sulla sensibilizzazione delle imprese, in contemporanea con la sperimentazione di nuovi modelli di coinvolgimento pubblico – privato.

E’ proprio in questa direzione che va l’accordo recentemente siglato tra Lepida e Unioncamere regionale, che prevede di istituire un tavolo di coordinamento permanente per analizzare la situazione dei fabbisogni, avviare iniziative di comunicazione rivolte agli imprenditori per sensibilizzarli sulle potenzialità dei servizi in ottica di sviluppo, individuare modelli di collaborazione per infrastrutturare le aree produttive che necessitano di servizi ultrabroadband e sperimentare i modelli in alcune aree candidate e individuate di comune accordo. Unioncamere è disponibile a destinare risorse a queste iniziative. Sui modelli di sviluppo della collaborazione pubblico privato, l’attenzione si concentra su due possibili modelli.

Il primo prevede che, una volta misurato il reale fabbisogno di un’area industriale, gli Enti Pubblici mettano a disposizione le proprie infrastrutture, tipicamente tubi, per raggiungere con la fibra ottica le aree produttive individuate.
 Il tratto di fibra parte da un’area pubblica di accesso alla rete Lepida geografica e arriva ad un punto di ricezione in prossimità delle aziende. Le aziende interessate si fanno carico completamente dei costi di fornitura e posa del cavo in fibra ottica, fornendo l’equivalente di un contributo una tantum all’Ente pubblico che ne diviene proprietario: a tutti i soggetti contribuenti viene dato un diritto di uso, per un numero di fibre ottiche congrue alle necessità di servizio. Le fibre a disposizione di ciascuna azienda possono o essere accese da un operatore pubblico oppure da Lepida che in tal caso cercherà un operatore locale per l’erogazione finale del servizio.

La seconda possibilità, considerata per quei territori non raggiunti dalla rete geografica Lepida, prevede di portare la rete in fibra a un punto di erogazione vicino all’area industriale interessata con un investimento coperto per due terzi dall’Ente locale e per un terzo da Lepida.

La fibra viene fornita agli operatori interessati, selezionati mediante opportune procedure, che si fanno carico di adeguare la parte dell’accesso, eventualmente anche sfruttando le centrali esistenti, con un investimento a cui contribuiscono anche le imprese secondo un approccio privato con privato.

Il primo modello è già in corso di definizione in due località, Felino (PR), per tre aree industriali di cui una nuova e Tredozio (FC) per due insediamenti industriali e alcune realtà distribuite.
Complessivamente, il Piano Telematico prevede di qui all’anno prossimo di fare sperimentazione in sei aree industriali, contestualmente all’attività di sensibilizzazione delle imprese stesse rispetto alle prospettive che si aprono grazie a nuovi investimenti in tecnologia.