Centro Sperimentale di Cinematografia: i docenti del CUC chiedono al Ministro Lorenzo Ornaghi trasparenza e competenza per la scelta del nuovo presidente

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CUC: ‘Una soluzione all’insegna della continuità privilegerebbe l’appartenenza politica o la logica delle ‘quote’ invece che criteri di effettiva competenza’.

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Centro Sperimentale di cinematografia

Discontinuità, competenza, autorevolezza, trasparenza, innovazione. Questi i principi che, secondo la CUC (Consulta Universitaria Cinema) – l’associazione che raccoglie tutti i docenti di cinema, fotografia, televisione e new media delle università italiane – dovrebbero guidare il Ministro per i Beni e le attività culturali, Lorenzo Ornaghi, nella scelta del nuovo Presidente del Centro Sperimentale di cinematografia di Roma.

“Voci sempre più insistenti – commenta in una nota Gianni Canova, Pro-Rettore alla Didattica Università IULM di Milano – parlano di una possibile soluzione all’insegna della continuità con la gestione ormai decennale della prestigiosa scuola che dagli anni Trenta a oggi ha formato intere generazioni di cineasti e di intellettuali. Una simile scelta privilegerebbe l’appartenenza politica o la logica delle ‘quote’ invece che criteri di effettiva competenza”.

 

La CUC esprime la propria netta contrarietà a questa ipotesi e auspica che il governo di Mario Monti abbia la forza e la volontà di imporre un energico cambio di rotta che valorizzi soprattutto il merito e la qualificazione, introducendo una maggiore trasparenza su curricula, candidature e procedure di nomina, in questa come in tutte le altre imminenti decisioni che riguardano la gestione e la promozione della cultura italiana, risorsa chiave per superare la crisi.

 

In questa prospettiva, la CUC mette a disposizione del Ministro le proprie competenze e i propri saperi. In particolare ricorda la necessità di articolare un intreccio sempre più stretto tra formazione professionale e formazione universitaria sulla base – tra l’altro – delle seguenti considerazioni:

 

  • Una recente ricerca Prin condotta da varie università (Roma 3, Calabria, Udine, Cagliari, IULM di Milano) sul rinnovamento dei quadri del cinema italiano contemporaneo ha messo in evidenza la sempre maggiore richiesta (“dal basso” e da parte dell'”industria”  cinematografica) di quadri qualificati a tutti i livelli della catena e al tempo stesso lo scarsissimo numero di agenzie formative qualificate che operino in questo settore. Rispetto al pullulare di “Scuole di cinema” di varia forma e natura (la ricerca ha repertoriato nell’ultimo anno un’offerta di oltre di mille corsi “professionalizzanti” di cinema…) i master universitari si contano sulle dita di una mano. L’auspicio della CUC è che si possa lavorare a master messi a punto congiuntamente dal CSC e da varie università italiane. Come sempre, l’alternativa è fra un modello formativo attento ai bisogni più immediati del mercato (capace cioè di formare professionisti, punto e basta) e un modello più attento alla formazione di una consapevolezza critica oltre che di una competenza tecnica, un modello cioè che riporti alla tradizione originale del Centro.

 

  • Il CSC non è soltanto una scuola di cinema d’eccellenza. E’ anche l’istituzione nazionale deputata alla conservazione del patrimonio cinematografico italiano (Cineteca Nazionale). L’intreccio tra archivi e ricerca è anch’esso sempre più stretto. Ma di fronte al progresso, in senso storiografico e filologico, delle discipline cinematografiche (e agli standard richiesti dalla programmazione televisiva, generalista e tematizzata), di fronte al numero crescente di giovani studiosi per i quali la concezione del cinema come patrimonio culturale costituisce una parte rilevante e fondamentale della formazione, è ormai venuta meno tutta quell’area di studi storici sul cinema alimentata da ricercatori indipendenti, autodidatti, o formatisi semplicemente all’interno degli archivi stessi. Una nuova fase nelle relazioni tra archivi e ricerca deve essere aperta.

 

 

  • La forma di esistenza digitale dei film sollecita e richiede interazioni ulteriori. La digitalizzazione di un archivio e la sua immissione in rete non hanno a che fare soltanto con processi di “traduzione” e di allargamento dell’accesso. Mutano, nelle fondamenta, la nozione, i ruoli, le finalità di un archivio e favoriscono – grazie al web 2.0 e successivi – più intensi intrecci del cinema con altri media, dispositivi, pratiche sociali. Una simile rivoluzione ha bisogno dell’apporto congiunto della “tradizione degli archivi” e delle nuove competenze e strumenti offerti dallo studio delle forme d’esistenza digitale dell’immagine in movimento, campo su cui gli studiosi di cinema italiani hanno acquisito conoscenze ed hanno svolto esperienze avanzate e preziose, apprezzate e riconosciute anche a livello internazionale.

 

Siamo convinti, conclude Canova, che “il Ministro saprà effettuare le scelte più idonee a garantire che il CSC torni ai livelli di eccellenza che hanno caratterizzato i momenti migliori della sua storia“. (r.n.)