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Il 6 giugno giornata mondiale dell’IPV6. Cosa fanno gli ISP italiani?

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E’ oggi la grande giornata mondiale dedicata all’IPv6, il World IPV6 Day, organizzato da Internet Society e da grosse aziende del settore come Microsoft, Facebook, Google o Yahoo!.

Nell’occasione diverse società e internet service provider passeranno a questo nuovo sistema di codifica degli indirizzi IP, abbandonando il vecchio IPv4. Per le aziende e gli utenti, l’impatto di questo cambiamento dovrebbe essere minimo.

 

Il nuovo protocollo, che permette di creare un numero di indirizzi IP quasi illimitato, è ormai lo standard mondiale, anche se il passaggio sta avvenendo lentamente. Secondo gli indicatori Ue meno del 3% dei siti presenti nell’EU27 sono compatibili con l’IPv6.

Obiettivo di questo evento, già alla sua seconda edizione, è far capire l’importanza di migrare all’IPv6.

Con la vertiginosa crescita della web community e dei dispositivi mobili, la domanda di indirizzi IP è destinata ad aumentare velocemente. Da qui la necessità di passare al nuovo standard che offre un maggiore spazio di indirizzamento.

IPV6 mette, infatti, a disposizione, grazie all’indirizzamento a 128 bit, una cifra praticamente smisurata di indirizzi (340 trilioni di trilioni di trilioni).

Gli organizzatori dell’evento hanno commentato che “I più grandi provider Internet, i maggiori produttori di dispositivi di comunicazioni home e molte aziende operanti sul web si daranno appuntamento il prossimo 6 giugno per attivare stabilmente IPv6”.

 

L’IPv6 è stato introdotto per rendere internet ‘a prova di futuro’: a breve, milioni di dispositivi (smartphone, automobili, contatori elettrici ed elettrodomestici) si collegheranno alla rete, insieme ai miliardi di sensori che costituiscono la cosiddetta “Internet degli oggetti” e che si connetteranno per scambiare informazioni, dando vita a un’intera generazione di nuovi servizi intelligenti, ognuno dei quali richiederà un indirizzo IP. Con la disponibilità di molti miliardi di indirizzi IPv6, la crescita futura di Internet è assicurata.

 

 Il funzionamento di Internet si basa, infatti, sul trasferimento di dati in piccoli pacchetti che vengono indirizzati in modo indipendente attraverso diverse reti, secondo quanto specificato da un protocollo internazionale di comunicazione noto come Protocollo Internet. Nel 1984 sono stati resi disponibili su IPv4 oltre 4 miliardi di indirizzi, ma vista la domanda sempre crescente di nuovi servizi Internet, l’ultimo indirizzo IPv4 verrà assegnato in Europa (su un totale di 4,3 miliardi a livello mondiale) alla fine di questo mese.

 

Lo sviluppo dell’Ipv6 è uno degli elementi chiave della Digital Agenda europea, perché senza questo passaggio “internet potrebbe rallentare a causa del suo stesso successo“, scrive la Commissione Ue in una nota di oggi.

Questo vorrebbe dire che si avrebbe un numero minore di possibilità di spingere l’innovazione in settori come i nuovi servizi e applicazioni online.

 

Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione europea responsabile dell’Agenda digitale, ha esortato i governi, i fornitori di servizi e contenuti Internet e qualsiasi impresa svolga attività commerciali su Internet a passare al più presto all’IPv6, “…altrimenti l’Europa si troverà ad affrontare una situazione insostenibile: enormi distorsioni del mercato, Internet più lenta e ripercussioni negative sull’innovazione.”

 

L’Italia come al solito procede, però a rilento. Tanti grossi provider italiano non hanno, infatti, ancora deciso il passaggio all’IPV6.

A parte il GARR, la rete telematica nazionale a banda ultralarga dedicata al mondo dell’università e della ricerca, nessun ISP appare nell’elenco disponibile sul sito del “World IPv6 Day”.

Pensano forse che questo passaggio sia rinviabile?

L’introduzione dell’IPv6 non richiede uno switch-off di IPv4, spiega molto bene Marco Sommani del CNR nel Report ‘IPv6 e gli ISP italiani – qualcosa si muove?‘.

 

E’ possibile avere i due protocolli attivi contemporaneamente sugli stessi apparati, sulle stesse interfacce e sugli stessi link. La soluzione di utilizzare i due protocolli in contemporanea viene detta “dual-stack“. I sistemi recenti (computer, smartphone,…) sono dual-stack e sanno scegliere da soli il protocollo da usare.

 

Tuttavia, le aziende che dispongono di infrastrutture complesse farebbero bene a programmare per i prossimi mesi un eventuale aggiornamento delle loro reti all’IPV6 per sfruttare da subito tutti i vantaggi che il nuovo standard offre.

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