eCommerce: i marchi francesi del lusso chiedono a banche e siti internet di collaborare nella lotta alla contraffazione

di Raffaella Natale |

I licenziamenti a causa del mercato dei falsi sono 30-40 mila l’anno in Francia e 190 mila in tutta l’Unione europea. Negli USA già sottoscritta una Carta di best practices da American Express, Visa e PayPal.

Francia


Fake bags

Di fronte all’esplosione della contraffazione legata alla crescita dei servizi di e-Commerce, i grossi marchi francesi del lusso, raggruppati nel Comité Colbert, hanno chiesto una maggiore collaborazione tra banche e siti internet ancora reticenti, per lanciare una Carta di best practices.

Particolarmente colpiti dalle vendite di borse false Chanel, Hermès, Vuitton (gruppo LVMH) o Dior, i brand del lusso ha fatto della lotta alla falsificazione una delle loro priorità.

“L’industria del lusso è la prima a essere colpita da questo flagello. Ci mobilitiamo con gli acquirenti consapevoli e non con le vittime“, ha dichiarato Elisabeth Ponsolle des Portes, amministratore delegato del Comité Colbert, in occasione della presentazione della nuova campagna anticontraffazione, che sarà lanciata prima dell’estate.

Secondo Françoise Montenay, presidente del Consiglio di sorveglianza di Chanel e presidente del Comitato, il mercato del falso procura ai marchi francesi del lusso perdite stimabili in quasi il 10% del fatturato del settore.

 

Grazie a una partnership pubblico-privata con i servizi di dogana e a una Carta di best practices con gli operatori postali, i sequestri di prodotti taroccati si sono moltiplicati. Nel 2011 sono stati 9 milioni di articoli contro i soli 200 mila del 1994. Di questi 9 milioni, il 35% sono borse, vestiti e orologi. Solo le borse false rappresentavano il 95% del valore dei prodotti. Stessa constatazione a livello europeo, con un raddoppiamento delle confische tra il 2000 e il 2009.

 

Ma con il boom dell’e-Commerce che ha fatto letteralmente esplodere le cifre della contraffazione, queste collaborazioni non sono più sufficienti, da qui la necessità di una maggiore collaborazione tra siti internet e banche.

Solo due siti francesi (priceminister.com e 2xmoinscher.com) hanno accettato di firmare una Carta risalente al 2009 che istituisce un codice di condotta per le piattaforme online, ha precisato Elisabeth Ponsolle des Portes.

“Non possiamo che lamentare l’assenza delle grandi piattaforme che dicono di avere propri sistemi“, ha aggiunto.

“Dopo sette anni di sforzi per convincere le banche, la risposta è ancora timida, ma non perdiamo la fiducia“, ha detto l’Ad, sperando che serva da esempio la Carta già firmata negli USA da American Express, Visa e PayPal.

 

Visto che il ‘Made in France’, la reindustrializzazione e la preservazione del lavoro sono diventati argomenti di punta del dibattito politico francese, anche la lotta alla contraffazione è diventata “perfettamente di attualità“, ha proseguito Elisabeth Ponsolle des Portes.

“Si tratta di difendere un’industria, dei posti di lavoro, un know-how eccezionale”.

 

I licenziamenti a causa della contraffazione sono 30-40 mila l’anno in Francia e 190 mila in tutta l’Unione europea. In un’Europa, colpita dalla crisi del debito, il mercato del falso pesa anche sugli equilibri finanziari degli Stati.  Secondo le cifre fornite dalla Direzione generale dei mercati Ue, procura una perdita di recupero dell’IVA di circa 60 miliardi di euro l’anno nei Paesi del G20.

 

La sesta campagna anticontraffazione del Comitato Colbert sarà lanciata prima dell’estate negli aeroporti francesi ma anche in Italia, Ungheria e Romania. I professionisti del lusso dicono di voler puntare sui clienti dei Paesi europei che sono i principali acquirenti di prodotti taroccati.

A differenza di alcuni articoli, come i pezzi di ricambio delle automobili o i giocattoli, chi compra falsi di lusso è quasi sempre consapevole e non vittima della truffa.

 

Secondo le stime quasi il 90% dei prodotti contraffatti arriva dalla Cina, transitando per Dubai, considerata una vera e propria hub della contraffazione.

 

Il Comité Colbert riunisce 75 case francesi di moda che realizzano un fatturato cumulato di 31 miliardi di euro e danno lavoro direttamente e indirettamente a 131 mila persone in Francia.