Facebook: via al referendum su Timeline e privacy, mentre il social network prova ad aprire l’accesso ai minori di 13 anni

di Alessandra Talarico |

Secondo il FT, mossa necessaria alla luce del crollo del titolo in Borsa dovuto al fatto che il mercato ha capito che Facebook si è ‘venduto’ puntando su un bene non suo, ossia le informazioni degli utenti. Si cerca intanto accordo con Yahoo! sui brevetti

Mondo


Facebook e minori

Facebook chiama al voto i suoi oltre 900 milioni di utenti.

Oggetti dello scrutinio, la Timeline introdotta a marzo, e le policy sulla privacy.

Dal primo all’8 giugno gli utenti potranno esprimere (a questo indirizzo) la loro opinione sulla nuova impostazione grafica del sito – che ai più non è mai piaciuta – e le policy sulla privacy introdotte prima dell’ingresso in Borsa.

Come tutti i referendum che si rispettano, sarà necessario raggiungere un quorum: se voterà più del 30% degli iscritti attivi il risultato sarà vincolante; se voterà meno del 30%, l’opinione verrà considerata consultiva.

 

“Di recente – spiega la società in una nota – Facebook ha pubblicato delle modifiche proposte alla Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità (DDR) e alla Normativa sull’utilizzo dei dati, fornendo delle spiegazioni di tali modifiche e invitando gli utenti a fornire commenti su questi nuovi documenti. Ora ti chiediamo di votare per far sapere a Facebook quali sono i documenti che vorresti regolassero il sito”.

 

Ma perché questa scelta? Il sito motiva la decisione adducendo la volontà di proseguire nell’impegno a “essere un  fornitore di servizi più trasparente, affidabile e reattivo verso i bisogni degli utenti”.

Un’altra ‘versione’ è fornita però dal Financial Times: secondo Christopher Caldwell, la mossa sarebbe stata necessaria alla luce del crollo del titolo in Borsa (venerdì era scambiato a 29 dollari, il 24% in meno rispetto ai 38 del collocamento), dovuto – secondo il giornalista – al fatto che i mercati hanno capito che Facebook si è ‘venduto’ puntando su un bene non certo di sua proprietà, ossia le informazioni degli utenti. E questo lo sanno bene anche i regolatori. Per evitare, quindi, un ulteriore tracollo, la società ha deciso di fare ricorso alla votazione, che potrà essere espressa.

Una decisione, sottolinea tuttavia la società in una nota, presa già nel 2009, quando venne indetto il primo voto globale sulla governance del sito.

Da allora, molte cose sono cambiate: il social network è passato da 200 a900 milioni di utenti, si è trasformato in una società pubblica e ha stretto un accordo con la Federal Trade Commission, in base al quale dovrà sottoporre le sue policy sulla privacy a controlli indipendenti per 20 anni (Leggi articolo Key4biz).

 

E sicuramente non mancherà di far discutere la nuova iniziativa volta ad allargare il bacino degli utenti anche ai minori di 13 anni, attualmente esclusi dall’accesso al sito: secondo quanto anticipato dal Wall Street Journal, il social network starebbe sviluppando una tecnologia ad hoc, volta ad offrire ai bambini account collegati a quelli dei genitori, i quali potrebbero in questo modo gestire direttamente amicizie e applicazioni utilizzate.

Il risvolto puramente economico prevede anche la possibilità di addebitare i giochi o altri sistemi di entertainment utilizzati dai bambini.

 

Negli Usa, la legge impedisce ai minori di 13 anni di creare un profilo su un social network senza l’esplicita autorizzazione dei genitori, ma nella realtà sono tantissimi quelli che aggirano il divieto mentendo sull’età al momento dell’iscrizione.

Lo scorso anno, Facebook ha rimosso circa 800 mila profili creati da bambini e, secondo Consumer Reports, non sarebbe che la punta dell’iceberg, visto che sarebbero 7,5 milioni i bambini con meno di 13 anni a usare il sito, di cui 5 milioni con meno di 10 anni. La maggior parte dei genitori, spiega quindi uno studio dell’Università dell’Illinois, sarebbe al corrente del fatto che i figli dispongono di un profilo su Facebook, anzi li aiuterebbero a mentire per effettuare l’iscrizione (Leggi articolo Key4biz).

Di fronte a questa complessa situazione, ecco l’offerta ‘dedicata’ che potrebbe però, secondo molti osservatori, rivelarsi un boomerang: il minimo errore in materia di protezione della privacy potrebbe rivelarsi devastante sul piano giuridico, politico e mediatico.

È anche vero, però, che visto che i bambini attualmente usano lo stesso il sito e senza controllo alcuno, è necessario prendere delle contromisure e i rischi associati.

“Recenti studi hanno evidenziato quanto sia difficile far rispettare i limiti di età su internet, soprattutto quando sono i genitori ad autorizzare i figli ad accedere ai contenuti e ai servizi della rete”, spiega Facebook sottolineando di essere “in continuo contatto  con i regolatori, gli azionisti e altri responsabili politici per aiutare nel miglior modo possibile i genitori a tenere i figli al sicuro in un ambiente in continua evoluzione”.

 

Il sito di Mark Zuckerberg, intanto, è impegnato anche sul fronte dei brevetti, dove è in corso un forte scontro con Yahoo!, che lo accusa di aver utilizzato illecitamente una decina di patent di sua proprietà.

I dirigenti delle due società starebbero tentando di giungere a un accordo prima di finire in tribunale.

Secondo alcune fonti, le negoziazioni punterebbero su uno scambio di licenze tra i due ex partner ora in guerra.

Per rafforzarsi contro Yahoo, nel frattempo, Facebook ha acquistato da Microsoft 650 brevetti per 550 milioni di euro (Leggi articolo), ma non sarebbe disposto a versare troppi milioni nelle casse di Yahoo per assicurarsi l’uso dei patent della società di Sunnyvale.

La possibilità di ottenere un accordo o un risarcimento miliardario dal social network è stata proprio la spinta dietro le decisione di fare causa a Facebook, almeno nelle intenzioni dell’ex Ceo Scott Thompson, regista della mossa.

Ora che Thompson è stato allontanato dall’azienda per aver falsificato il curriculm (Leggi articolo), il nuovo Ceo Ross Levinsohn e altri membri del board pare stiano puntando sulle trattative per trovare una soluzione stragiudiziale. Un accordo che sarebbe molto importante anche per Facebook, visto il cattivo andamento della quotazione in Borsa, e come evidenzia il fatto che le trattative sono condotte dal COO, Sheryl Sandberg, e dal responsabile del business development, Dan Rose.