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Net neutrality, il 20% degli operatori mobili Ue blocca VoIP e P2P. Neelie Kroes: ‘Presto azione forte a tutela dei consumatori’

Europa


La maggior parte degli ISP europei offre servizi di accesso a Internet da rete fissa senza restrizioni specifiche, ma così non avviene nel mercato mobile, dove almeno il 20% degli utenti subisce una qualche forma di limitazione alla capacità di accedere ai servizi VoIP o peer-to-peer, anche se con differenze per paese (a seconda ad esempio del numero di operatori che forniscono accesso illimitato).

E’ quanto emerge da un’approfondita analisi sulla net neutrality – la prima di questo genere in Europa – appena pubblicata dal BEREC, secondo cui almeno il 20% (e potenzialmente fino a metà degli utenti) sottoscrivono contratti che consentono ai provider di limitare servizi quali il VoIP (ad esempio Skype) o i sistemi di file sharing.

Allo stesso tempo, l’analisi del BEREC sottolinea che circa il 20% degli operatori di telefonia fissa (praticamente in tutti gli Stati membri della Ue), applicano restrizioni atte a limitare i volumi del peer-to-peer nelle ore di punta, con picchi che in alcuni paesi toccano anche  il 95%.

 

Commissionata dalla Ue e basata su più di 400 risposte a un questionario rivolto agli operatori europei nei mercati della telefonia fissa e mobile, l’indagine fornisce un’istantanea di quello che avviene in Europa in merito alla qualità dei servizi offerti agli utenti, all’esistenza di blocchi o limitazioni alle connessioni, alla facilità di passare da un operatore all’altro. L’Organismo che riunisce i regolatori europei delle tlc ha contestualmente lanciato una consultazione pubblica (aperta fino al 31 luglio) su tre documenti sempre nel contesto della net neutrality: le linee guida relative alla qualità dei servizi, una relazione sulle pratiche di differenziazione (come ad esempio il blocco o la prioritizzazione del traffico) e le questioni della concorrenza e un rapporto sull’interconnessione IP.

 

Sul tema della net neutrality è intervenuto ieri anche il Commissario Ue per l’Agenda Digitale Neelie Kroes, che ha ribadito l’importanza che gli utenti internet possano sempre accedere a internet – e a tutte le applicazioni che la rete offre – senza restrizioni.

Kroes si è detta soddisfatta dei risultati dell’indagine, da cui emerge un mercato che in linea di massima fornisce agli utenti possibilità di scelta, anche se in alcuni paesi le scelte sono piuttosto limitate.

 

“Questi risultati – afferma – mostrano la necessità di una maggiore certezza regolamentare ed evidenziano che ci sono abbastanza problemi da giustificare un’azione forte e mirata a tutela dei consumatori”.

 

Consumatori che troppo spesso non leggono fino in fondo le clausole dei loro contratti quando sottoscrivono un abbonamento, in particolare a un servizio mobile, e che necessitano di un’informazione più trasparente.

Per questo, anche alla luce dei risultati dell’indagine BEREC,la Kroesha affermato di stare lavorando a una raccomandazione per garantire maggiore scelta ai consumatori.

“In primo luogo – sottolinea la Kroes – i consumatori necessitano di informazioni chiare sulle reali velocità della banda larga. Non solo la velocità alle 3 del mattino, ma la velocità nelle ore di punta. La velocità di upload e quella di download. La velocità minima, se applicabile. E la velocità di cui si dispone quando si sta anche guardando la Tv online come parte del pacchetto triple-play, o quella per scaricare un video on demand attraverso un servizio premium ‘gestito’. Inoltre, si dovrebbe sapere cosa permettono di fare le velocità pubblicizzate”.

 

In secondo luogo, ha affermato ancora, “i consumatori necessitano di informazioni chiare sui limiti di ciò che stanno pagando. Dati precisi sui tetti applicati alle connessioni sono molto meglio di politiche vaghe sul ‘fair use’, che lasciano troppa discrezionalità agli ISP”.

In questo modo, gli utenti possono cercare offerte che corrispondono alle loro esigenze e incentivare gli ISP a offrire volumi dati che riflettano i costi e a modernizzare le reti.

In terzo luogo, ha aggiunto la Kroes, “i consumatori devono sapere se stanno comprando Champagne o vino frizzante: se non è ‘Internet completo’, non dovrebbe essere commercializzato come tale, forse non dovrebbe essere commercializzato affatto, almeno non senza una precisa avvertenza e le Autorità di regolamentazione dovrebbero poter controllare come gli ISP vendono il servizio”.

 

La situazione della net neutrality, ovviamente, varia da paese a paese e il BEREC propone criteri generali per consentire alle autorità nazionali di regolamentazione di valutare queste pratiche caso per caso nei rispettivi mercati.

Kroes ha comunque sottolineato che non è intenzione della Commissione mettere paletti alla possibilità per i consumatori di ottenere sconti optando per un servizio internet limitato, né di creare ostacoli alle imprese che vogliono fornire servizi su misura, sia che si tratti di social networking, musica, reti intelligenti, eHealth o qualsiasi altra cosa.

“Voglio però essere sicura che i consumatori siano consapevoli di cosa hanno a disposizione quando sottoscrivonoun contratto e continuerò a monitorare il mercato per garantire che i consumatori europei in generale abbiano accesso a prodotti Internet fissi e mobili competitivi e completi”, ha ribadito, sottolineando un altro aspetto della questione: quello della privacy visto che le tecnologie che limitano l’accesso a internet spesso richiedono il monitoraggio del traffico attraverso la cosiddetta ‘packet inspection’.

“Questo solleva problemi di privacy e abbiamo bisogno di indicazioni chiare sul comportamento degli ISP e su come i consumatori possono esercitare un controllo effettivo e consapevole se optano per tali prodotti”, ha conclusola Kroes, ribadendo di essere a favore di “un internet aperto e della massima scelta”.

 

Tornando nello specifico al rapporto del BEREC, l’Organismo Ue sottolinea alcuni punti essenziali che vale la pena evidenziare: innanzitutto, il mercato dell’interconnessione IP si è sviluppato molto bene fino ad oggi senza alcun significativo intervento normativo. In secondo luogo, emerge chiaramente che “anche se la gestione del traffico e le pratiche di differenziazione non sono intrinsecamente nocive, sono comunque in grado di essere utilizzate per scopi discutibili o in modo inappropriato”.

 

Nelle sue conclusioni, BEREC sottolinea quindi che la concorrenza dovrebbe garantire una migliore offerta per i consumatori, “ma questo dipende anche dalla trasparenza e dalla capacità degli utenti di cambiare facilmente fornitore di servizi”. Sia le autorità di regolamentazione (ANR) che gli utenti, quindi, “dovrebbero essere in grado di monitorare le prestazioni del servizio e delle applicazioni utilizzate attraverso tale servizio di accesso Internet”.

Nei casi in cui la concorrenza e la trasparenza siano “inadeguate o insufficienti”, gli attuali strumenti normativi dovrebbero consentire alle ANR di affrontare i problemi della net neutrality e di agire senza esitazioni, se necessario.

BEREC, dal canto suo, “continuerà a monitorare da vicino l’evoluzione del mercato e a garantire che le autorità nazionali di regolamentazione siano in grado di rispondere rapidamente ed efficacemente a tutti i futuri sviluppi dei problemi correlati alla net neutrality”.

 

I documenti sottoposti a consultazione:

1. Guidelines for Quality of Service in the scope of Net Neutrality

2. An assessment of IP-interconnection in the context of Net Neutrality

3. Differentiation practices and related competition issues in the scope of Net

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