Pirateria e diritto d’autore: bloccato l’accesso dall’Italia al sito Kickasstorrents

di Raffaella Natale |

Il sito, forte dei suoi 10 milioni di torrent, riceve ogni giorno oltre 3 milioni di visite da tutto il mondo e l’Italia sinora era il terzo Paese dietro a India e Usa.

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La Guardia di Finanza di Cagliari, in attuazione di un provvedimento emesso dal sostituto procuratore della Repubblica di Cagliari, Giangiacomo Pilia, ha inibito l’accesso dall’Italia agli internauti sul portale kickasstorrents.com, uno dei più grandi supermarket mondiali del falso multimediale. Dopo l’operazione The pirate bay nel 2008 e la definitiva “chiusura dei battenti” di Btjunkie nel febbraio 2012, le fiamme Gialle hanno individuato un’ulteriore superpiattaforma pirata, virtualmente collocata nelle Filippine e con server sparsi in tutto il mondo. Il sito, forte dei suoi 10 milioni di torrent attivi, riceve oltre 3 milioni di visite giornaliere da tutto il pianeta e l’Italia sinora era il terzo Paese per provenienza di utenti alle spalle solo di India e Usa.

 

Come spiega una nota, centinaia di migliaia di italiani usavano regolarmente ogni giorno la superpiattaforma digitale pirata per scaricare, in alta definizione e qualità digitale, musica, film, videogiochi e software, sempre aggiornatissimo anche con le ultime uscite commerciali e in contemporanea con le anteprime cinematografiche.

“Kickasstorrents (o Kat, come meglio noto ai web-surfers) ospitava – ha spiegato la GdF – numerosi banner pubblicitari, producendo guadagni per i gestori stimati in oltre 8,5 milioni di dollari l’anno. Dal punto di vista investigativo l’operazione Last Paradise presenta pregevoli aspetti qualificanti, tra i quali spicca quello della permanenza degli effetti inibitori all’accesso dall’Italia alla piattaforma pirata globale”.

L’Operazione odierna segue quelle già eseguite e denominate “Little angel” (riguardante il sito pirata Linkstreaming) e “Poisonous dahlia” (inerente la piattaforma del falso multimediale Btjunkie).

 

E sempre oggi la GdF di Cagliari ha accertato che il sito è stato definitivamente spento a causa del crollo della pubblicità, unica fonte di sostentamento.

Due i colpi che avrebbero messo Ko quello che era uno dei più conosciuti megastore del falso multimediale: l’ordinanza della Procura di Cagliari che aveva intimato la chiusura del sito (estesa anche ad eventuali nuovi domini su internet), ma anche l’intervento sui provider internet Fastweb e Ngi, a cui il pubblico ministero Giangiacomo Pilia aveva sollecitato il blocco degli accessi diretti, impedendo così di scaricare illegalmente musica, film, videogiochi, software e altro materiale multimediale protetto da diritto d’autore.

 

Nelle prossime ore, l’operazione “Poisonous Dahlia”  potrebbe avere un ulteriore sviluppo e colpire anche altri siti da cui è possibile scaricare illegalmente pellicole e altro materiale. In questi giorni, si legge ancora nella nota, le Fiamme Gialle avrebbero trovato nuovi obiettivi e starebbero per partire nuovi interventi della Procura.

 

“Nel giro di quindici giorni – commenta Fulvio Sarzana, avvocato e uno dei massimi esperti italiani di New Media – la rete internet è stata oggetto di un massiccio intervento preventivo d’urgenza diretto a inibire l’accesso ai cittadini italiani a diversi portali o blog,  accusati di reati che spaziano dalla diffamazione alla violazione della legge marchi sino alla violazione di copyright”.

Per Sarzana, “L’Italia sta diventando il Paese con più sequestri preventivi (ovvero prima di un processo) di siti web al mondo. Più di qualsiasi altro paese connesso alla rete internet, ben più di quanto dispongano in proposito il severo Dipartimento di Giustizia Statunitense, e molto più di quanto avvenga in Paesi dalla tradizione giuridica più “incerta” della nostra”.

 

“Il portale oggetto dell’inibizione (Kickasstorrents) – spiega Sarzana – la cui organizzazione rimane ignota agli inquirenti italiani e la cui dislocazione territoriale è stata rintracciata in Paesi quali la Spagna, la Svezia, La Lettonia, la Romania, non ha nulla a che vedere con il territorio Italiano, se non per il numero di soggetti che si connettono al portale. Come ciò abbia a che fare con la splendida Isola mediterranea appare un mistero”.

 

Diversi giuristi, ha concluso Sarzana, cominciano a interrogarsi sulla compatibilità di questi provvedimenti con la disciplina costituzionale del diritto all’informazione e con i principi del diritto internazionale richiamati dalla Costituzione.

A questo punto appare necessario un intervento della Corte Costituzionale che valga a specificare una volta per tutte se l’Italia ha titolo o meno per privare milioni di propri cittadini dell’accesso alle risorse presenti sul web, prima dell’accertamento definitivo della commissione di un reato compiuto da terzi.

 

Il punto è che la maggior parte degli utenti usano queste piattaforme per scambiare illegalmente materiale protetto da diritto d’autore.

Dagli ultimi dati del Report IFPI, presentato ieri a Milano, emerge che sono 6 milioni gli italiani che scaricano musica digitale da diversi device connessi alla rete, anche utilizzando sistemi di cyberlocking (tramite cui caricare e scaricare illegalmente file di grandi dimensioni), in violazione delle norme sul copyright.

Intanto, in occasione della presentazione di una nuova piattaforma italiana per la musica digitale, Fizzy, a Roma, il Presidente di FIMI, Enzo Mazza, ha espresso l’apprezzamento dell’industria per l’iniziativa della Guardia di Finanza di Cagliari e della Procura sarda che hanno inibito la piattaforma pirata kickasstorrent.
 
La piattaforma internazionale é da tempo nel mirino delle autorità USA come uno dei siti più “pericolosi” nel panorama della distribuzione di musica illegale. L’intervento delle autorità italiane é stato molto importante, soprattutto nell’ambito della tutela dell’offerta legale di musica che in Italia ormai rappresenta il 30% del mercato”, ha affermato Mazza ricordando anche che “le piattaforme come Pirate Bay, BTJunkie e Kickasstorrent, sono gestite da organizzazioni criminali che fatturano milioni di euro grazie alla pubblicità”. Il presidente della Fimi ha poi ricordato che sarebbe utile colpire anche la aziende che promuovono banner pubblicitari sui siti pirata, tra i quali figurano anche noti brand italiani ed internazionali, compiendo così una vera e propria attività di favoreggiamento alla violazione delle normative sul diritto d’autore.