Pc: produttori Usa in piena crisi. Dell e HP schiacciati dal successo dei tablet e dalla concorrenza cinese

di Alessandra Talarico |

Mentre i vendor americani sono in affanno – HP ha confermato 27 mila licenziamenti – la cinese Lenovo ha registrato un aumento del 35% nel volume di vendita di Pc, con un ritmo di crescita 10 volte superiore a quello del mercato.

Stati Uniti


HP

È un momento molto difficile per i produttori americani di personal computer, tramortiti dal successo dei tablet e schiacciati dalla concorrenza dei vendor cinesi. E così, ieri, Dell ha perso in Borsa il 18%: un crollo che il terzo produttore mondiale di Pc non vedeva da almeno tre anni e che ha trascinato al ribasso anche il suo principale concorrente, HP, che ieri ha anche confermato che da qui a ottobre 2014 taglierà 27 mila posti di lavoro, pari all’8% della sua forza lavoro, e ha lasciato sul terreno il 3,2%.

Anche Intel, primo fornitore mondiale di chip, ha chiuso in ribasso del 2,27%.

 

Questa sfiducia dei mercati riflette i deludenti risultati finanziari presentati martedì da Dell, che ha chiuso il primo trimestre con un fatturato in calo del 4% a 14,4 miliardi di dollari e un utile netto in calo del 33% a 635 milioni di dollari. Risultati legati a un contesto economico difficile e alla forte pressione sui prezzi in tutti i segmenti del mercato.

La situazione è particolarmente delicata nel segmento dei Pc, in cui la quota di mercato di Dell è scesa all’11% nel primo trimestre (dati Gartner).

La caduta di Dell è ancora più evidente se si confrontano i risultati del gruppo texano con quelli della cinese Lenovo, che controlla una quota del 13,1% del mercato globale e ha registrato un aumento del 35% nel volume di vendita di Pc rispetto allo scorso anno, con un ritmo di crescita 10 volte superiore a quello del mercato.

Anche se il livello di redditività non è paragonabile a quello dei concorrenti americani (il margine operativo di Lenovo è del 2%), la crescita delle vendite resta comunque un fattore di forte preoccupazione per Dell e HP.

 

Per far fronte e queste evidenti difficoltà, HP ha quindi confermato un piano di ristrutturazione che porterà al taglio di 27 mila posti di lavoro, pari all’8% della forza lavoro (Leggi articolo Key4biz).

Si tratta della maggiore ondata di licenziamenti dall’acquisizione di EDS nel 2008, che aveva portato al taglio di 25 mila posti.

 

Il Ceo Meg Whitman, salita al timone di HP a ottobre, ha spiegato che la riduzione della forza lavoro sarà accompagnata da una serie di altre misure volte a ridurre i costi e il numero di articoli venduti e a razionalizzare la catena logistica, così da ottenere nuove risorse da reinvestire nel rilancio dell’azienda.

Da questo piano di licenziamenti, intanto, sono previsti risparmi tra 3 e 3,5 miliardi l’anno da qui al 2014.

Nel primo trimestre 2012, HP ha registrato un utile netto di 1,59 miliardi di dollari su un fatturato in calo del 3% a 30,96 miliardi, leggermente superiore alle attese degli analisti, che puntavano su un giro d’affari di 29,92 miliardi.

Whitman si è detto “moderatamente ottimista”, sottolineando che la contrazione delle vendite nel segmento consumer è stata bilanciata dalla crescita nel segmento business, che ha permesso una lieve crescita della quota di mercato.

“Le nostre performance cominciano a stabilizzarsi”, ha detto il Ceo, pur sottolineando che il lavoro da fare è ancora tanto principalmente nel segmento stampanti e in quello dei servizi.