The Facebook Day: 18 maggio 2012 il social network più famoso del mondo sbarca al Nasdaq

di Raffaella Natale |

La seconda più grossa quotazione della storia americana dopo quella del colosso delle carte di credito VISA.

Stati Uniti


Facebook IPO

Il 18 maggio 2012 passerà sicuramente alla storia come The Facebook Day. Oggi infatti il social network più famoso del mondo, 900 milioni di utenti, è sbarcato ufficialmente sul Nasdaq col simbolo FB. In apertura il titolo registrava una crescita del 12,34% a 42,69 dollari per azione.

I dettagli di questa quotazione sono ormai noti. Sarà la più grossa Ipo che una web company abbia mai realizzato. La società ha annunciato ieri che metterà sul mercato oltre 421 milioni d’azioni al prezzo di 38 dollari l’una, che valorizzano il gruppo a 104 miliardi di dollari. Giusto per capire di cosa stiamo parlando, la centenaria Walt Disney ne vale 80 miliardi.

Per quest’Ipo che promette già di battere tutti i record, da mercoledì alcune società di trading non prendono più nuovi ordini d’acquisto.

 

Otto anni dopo il suo lancio, quando il suo fondatore Mark Zuckerberg allora ventenne era ancora all’Università di Harvard, oggi Facebook si appresta a realizzare quella che, secondo Renaissance Capital, sarà la seconda quotazione in Borsa più grossa della storia americana, dopo quella del colosso delle carte di credito VISA (19,65 miliardi nel 2008) e prima di quella gigante di Detroit General Motors (18,1 miliardi nel 2010).

 

Questa mattina i broker, che avevano tempo fino a martedì pomeriggio per depositare le richieste di  azioni, hanno dovuto confermare se restano interessati a compare al prezzo di 38 dollari.

La distribuzione finale delle azioni tra i fortunati, che potranno avvantaggiarsi dell’attesa impennata del titolo con l’ingresso in Borsa, è stata comunicata solo qualche ora prima della quotazione.

Nell’attesa, nelle 11 banche incaricate di seguire le operazioni, prima fra tutte Morgan Stanley, regnava il silenzio assoluto, imposto dai regolamenti di Borsa.

Per gli investitori di molti Paesi europei sarà difficile partecipare a questa Ipo e molti broker online non potranno proporre ai loro clienti l’acquisto di titoli Facebook.

La spiegazione è di carattere puramente commerciale: la domanda potrebbe essere così forte da non consentire a questi intermediatori di accedere.

Gli interessati potranno eventualmente farlo una volta che la società farà il suo ingresso sul mercato, come si fa quindi per qualsiasi società quotata, attraverso la propria banca o un broker online.

Le commissioni di intermediazione saranno più alte che per i titoli della zona euro. Bisognerà inoltre verificare se il broker applica anche una commissione sul cambio euro-dollaro. Di solito non avviene, ma alcuni lo fanno.

 

L’ingresso al Nasdaq di Facebook è considerato da alcune osservatori come un fattore di sostegno a breve termine per tutti i mercati finanziari mondiali, attualmente nella morsa della crisi politica greca, delle difficoltà finanziarie della Spagna e del rallentamento della crescita cinese.

 

L’Ipo del social network potrebbe in teoria ‘creare’ più di un migliaio di milionari tra i dipendenti dell’azienda, 3.500 in totale.

In questi giorni, il roadshow con gli investitori ha occupato le pagine dei più importanti quotidiani del mondo. E nella zona dove ha sede il gruppo, nella baia di San Francisco, crescono le speranze di registrare un boom dei consumi e degli acquisti di immobili.

 

Dal cantante degli U2, Bono Vox, al magnate russo Youri Milner, al compagno di stanza ad Harvard di Zuckerberg, Dustin Moskovitz, hanno tutti miliardi di motivi per ‘amare’ Facebook. Come tanti altri, potrebbero ritrovarsi per le mani una fortuna grazie a questa Ipo.

Microsoft, spesso criticato per essersi tenuto distante dal mondo della rete, in questo caso è stato molto lungimirante, avendo investito 240 milioni di dollari nel 2007 per comprare l’1,6% di Facebook – una partecipazione che oggi vale 1,25 miliardi di dollari. Secondo i documenti depositati alla SEC, la Consob americana, ne cederà per la somma di 249 milioni di dollari, conservando 26,4 milioni di titoli.

Il fondo DST, che nel 2009 aveva acquistato una partecipazione, venderà 45,7 milioni di azioni per 1,7 miliardi di dollari.

Anche altre stelle della net-economy avranno la loro fetta di torta: il fondatore di Zynga Mark Pincus e il cofondatore di LinkedIn Reid Hoffman hanno messo in vendita quasi un milione di titoli ciascuno, e non resteranno a bocca asciutta neanche il CEO di Netflix Reed Hastings o Sean Parker, fondatore dell’ormai oscurato Napster, passato alla gloria per aver avviato tra i primi il file-sharing di musica illegale, che è stato uno dei primi mentori di Mark Zuckerberg.

 

Intanto negli USA, due senatori presenteranno un disegno di legge contro l’esilio fiscale di uno dei fondatori di Facebook, Eduardo Saverin, che ha rinunciato alla cittadinanza americana per trasferirsi a Singapore, si presume per sottrarsi al fisco.

Secondo i democratici Chuck Schumer e Bob Casey, la manovra di Saverin gli permetterebbe di non pagare 67 milioni di dollari di imposte per l’Ipo, perché Singapore non tassa le plusvalenze.