Frequenze: asta e rinnovo dell’Agcom. L’intreccio di due questioni dalle quali dipenderà il futuro della Tv italiana

di Raffaella Natale |

A maggio scadrà il mandato dell’attuale Consiglio Agcom. I nuovi commissari saranno chiamati ad adottare il disciplinare di gara.

Italia


Antenna Rai

I grandi broadcaster nazionali restano in attesa di vedere il disciplinare di gara, che dovrà predisporre l’Autorità, prima di decidere se parteciperanno o meno all’asta per l’assegnazione delle frequenze televisive, dopo l’annullamento del beauty contest.

Così ha detto il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri (Leggi Articolo Key4biz), ma anche il CEO di Sky Italia, Andrea Zappia, che ha ammesso che l’azienda potrebbe ripensarci dopo aver deciso a novembre di tirarsi fuori (Leggi Articolo Key4biz).

“Decideremo come sempre capita quando si è di fronte a una decisione strategica, solo quando saranno noti tutti i dettagli”, ha detto Zappia.

Aggiungendo: “Riconosco comunque al Governo Monti di aver fatto un importante passo avanti, scegliendo un approccio neutrale, gettando le basi per favorire e accelerare un’evoluzione più aperta e pluralista del mercato televisivo”.

 

Adesso tocca, quindi, all’Authority. Antonio Sassano, uno dei maggiori esperti italiani nel campo delle frequenze e professore a La Sapienza di Roma, ha sottolineato che “Il successo della gara dipenderà molto dalle regole che deciderà l’Agcom, a partire dalla divisione dei lotti, dal tempo di assegnazione delle frequenze e dallo spazio concesso alle tlc”.

Occorre anche, ha detto Sassano, tenere conto degli interessi degli italiani: visto l’alto numero di multiplex per la tv che c’è in Italia, potrebbe essere molto più utile destinare le frequenze alla banda larga.

L’ingegnere non esclude la partecipazione di soggetti stranieri all’asta, ma precisa che “anche in questo caso molto dipenderà da quello che deciderà l’Agcom“. “Il governo ha previsto che alla gara potranno partecipare solo operatori di rete e non i fornitori di contenuti – ha precisato Sassano -. Questa ‘separazione verticale’ è un’ottima cosa, ma penso che non dovrebbe necessariamente coincidere con la separazione proprietaria, perché in Italia le aziende sono integrate e quindi finirebbero con l’essere escluse. In Europa, invece, ci sono operatori di rete come la francese Tdf, l’inglese Arqiva e la spagnola Abertis, che sarebbero gli unici a poter partecipare”.

 

L’emendamento al DL Semplificazioni, con cui il governo ha annullato il beauty contest, stabilisce che I singoli lotti messi a gara saranno composti da reti di più frequenze, modulabili per macroaree di diffusione. Alcune di queste frequenze, posizionate sopra la banda 700,  saranno assegnate per un periodo di tempo più limitato in quanto, coerentemente con le future decisioni comunitarie, potranno essere destinate a servizi diversi da quelli televisivi e dunque riassegnate, tramite ulteriori aste,  a operatori TLC.

I lotti di frequenze saranno assegnati tramite aste a titolo oneroso. Il bando della prima asta sarà emanato dal MiSE entro i prossimi 120 giorni e sarà basato su regole stilate dall’Agcom, sentiti i competenti uffici della Commissione Ue.

Con questo sistema di assegnazione, lo spettro nazionale sarà maggiormente valorizzato e sfruttato in maniera più efficace, consentendo l’adozione delle più avanzate tecnologie trasmissive presenti sul mercato. 

Le regole della gara dovranno, quindi, essere elaborate dall’Agcom, sentiti i competenti Uffici della UE e attenendosi ai seguenti criteri e principi direttivi: 

  • Aggiudicazione all’offerta economica più elevata, anche mediante rilanci competitivi;
  • Partecipazione alla gara riservata agli operatori di rete, assicurando la separazione verticale tra i fornitori di programmi e gli stessi operatori di rete, che dovranno consentire l’accesso ai fornitori di programmi a condizioni eque e non discriminatorie. In questo modo sarà più facile e meno oneroso accedere al mercato televisivo;
  • Fissazione dei criteri e delle priorità per favorire i fornitori di programmi nuovi entranti e l’innovazione tecnologica;
  • Composizione ottimale dei diversi lotti messi a gara e modulazione della durata dei diritti d’uso delle singole frequenze, così da garantire la tempestiva destinazione delle frequenze secondo la disciplina dello spettro radio stabilita dalla Commissione europea e dagli organismi internazionali competenti, con particolare riguardo agli obiettivi della agenda digitale nazionale ed europea.

 L’Autorità e il Ministero dovranno adottare ogni azione utile a garantire la concorrenza, l’uso efficiente e la valorizzazione economica dello spettro radio, in riferimento anche agli indirizzi dettati dalla Conferenza mondiale di Ginevra 2012 e dall’Unione Europea nell’ambito degli obbiettivi dell’agenda digitale. In questo modo il sistema trasmissivo nazionale potrà rispondere efficacemente ai crescenti bisogni di banda larga e di comunicazione tramite la rete.

In occasione dell’ultimo Forum Comunicazioni del Pd, Sassano ha indicato tre questioni da approfondire:

 

1. Integrazione verticale

Separazione proprietaria o societaria?

 

2. Ripianificazione con un respiro più ampio?

Frequenze sotto-utilizzate (DVB-H);

Ricordiamo che al momento ci sono due multiplex riservati al DVB-H in mano a Mediaset e H3G, una tecnologia che però è ormai superata dalla banda larga mobile.

C’è poi il “caso RAI” e quello dell’emittenza locale.

A riguardo, Sassano ha indicato che il servizio pubblico utilizza le stesse frequenze delle emittenti locali con interferenze e perdita di copertura. Avrebbe bisogno di frequenze (extra) coordinate a livello internazionale e non-interferite.

 

Il TAR ha, poi, recentemente riconosciuto il diritto dell’emittente Europa 7, sulla base di un accordo con il Ministero (Romani), ad avere frequenze extra sui principali bacini di servizio.

Telecom Italia Media ha impugnato la 181/09 chiedendo frequenze extra.

L’emittenza locale considera la liberazione della Banda 800MHz un esproprio e chiede, ‘a ragione’ secondo Sassano, il rispetto della regola “2/3 nazionale – 1/3 locale”

 

La soluzione? Frequenze extra, indica il professore della Sapienza, gestite da operatori di rete indipendenti

 

3. Durata breve dei diritti d’uso delle frequenze in banda 700MHz

Perché assegnare frequenze per 3 anni (2015)?

Perché un’asta che sarà inevitabilmente “low cost”

Perché rischiare di dover pagare per liberarle (nel 2015)?

E’ possibile un’asta con “prezzo giusto”?

 

 

Per Sassano, le frequenze del “pacchetto” televisivo potrebbero anche essere utilizzate per risolvere le criticità appena elencate (Rai, Europa7, TIM, emittenti Locali).

Le frequenze del “pacchetto” 700MHz potrebbero essere assegnate con una prima asta alle TV e poi “tempestivamente” (2015) con asta per le TLC.

 

Sassano ha anche sottolineato le criticità della “doppia asta” del “pacchetto” 700MHz:

* La liberazione dall’uso TV (2015/18) rischierebbe di divenire onerosa;

* Un’assegnazione “a tempo” alle TV produrrebbe un’asta “low-cost”;

* La liberazione nel 2018 renderebbe più difficile il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale 2020 (30 Mbit/s a tutti gli italiani).

 

Invece, per Sassano, aprendo subito (o nel 2013) l’asta 700MHz agli operatori TLC si avrebbe un vantaggio per gli utenti della “banda larga” (Agenda 2020) e all’asta parteciperebbero gli operatori che valutano di più lo spettro.

E’ tecnicamente possibile, ha concluso Sassano, ristrutturare il “pacchetto” 700MHz e liberare da subito 30MHz da assegnare già dal 2015 (e per 15/20 anni) alle TLC.

 

L’Agcom avrà, quindi, un ruolo chiave nello svolgimento della prossima gara per le frequenze televisive.

 

Ma c’è da ricordare che a metà maggio scadrà il mandato dell’attuale consiglio. Saranno perciò i nuovi consiglieri a dover predisporre il disciplinare di gara.

La cosa preoccupa non poco, tanto che Paolo Gentiloni del Pd, in un intervento su Affari & Finanza di Repubblica, ha sottolineato che la questione non può essere affrontata “come uno dei tanti dossier di nomine da sbrigare con un accordo tra partiti e gruppi”.

“E’ bene – ha commentato Gentiloni – che si sviluppi un confronto pubblico trasparente così che i parlamentari che saranno chiamati a votare lo facciano dopo aver valutato, anche attraverso audizioni dei candidati, la competenza e l’autonomia di ciascuno”.

 

L’articolo 23 del decreto “Salva Italia”, approvato dalle Camere lo scorso dicembre, prevede la riduzione dei commissari Agcom da otto a quattro, lasciando però inalterati i criteri per la loro nomina. Così se prima ogni parlamentare poteva esprimere il voto indicando due nominativi, ora potrà votarne, sempre a maggioranza semplice, solo uno. Il risultato è che, escluso il presidente, di nomina governativa, almeno due dei quattro nuovi membri dell’organismo saranno diretta espressione del gruppo parlamentare più forte, il Pdl.

Una questione su cui già il commissario Agcom Nicola D’Angelo e il senatore del Pd Luigi Zanda hanno puntato il dito. Lo stesso D’angelo sul proprio blog ha pubblicato il link alla petizione ‘Vogliamo trasparenza‘ sulle nuove nomine dell’Agcom, del Cda Rai e del Garante Privacy.

Riuscirà, con questi criteri di nomina, la nuova Autorità a garantire quel pluralismo e quella libera concorrenza necessari per l’asta delle frequenze televisive?