Frequenze, Mario Monti: ‘Appoggio decisione su beauty contest’. Per Corrado Passera, ‘Nuovi vincoli non impediscono a nessuno di partecipare alla gara’

di Raffaella Natale |

Il premier ha informato che al pranzo di domani con Silvio Berlusconi non si parlerà di frequenze.

Italia


Antenne

La decisione del Governo di annullare il beauty contest e mettere all’asta le frequenze tvè una decisione che appoggio e difendo come presidente del Consiglio“.

Lo ha affermato il premier Mario Monti, in conferenza stampa a Palazzo Chigi. E il tema, ha assicurato il premier, non è stato trattato al vertice di ieri né sarà trattato domani al pranzo con Silvio Berlusconi. Anche perché, alla domanda se temesse ripercussioni nell’atteggiamento del Pdl rispetto al governo, Monti ha replicato con un secco: “Credo di no”.

 

Continua intanto alla Camera la discussione sul Dl semplificazioni che contiene l’emendamento che annulla il beauty contest, sul quale s’è creata ieri la spaccatura col Pdl.

Per il presidente della commissione Finanze della Camera, Gianfranco Conte, il ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, avrebbe effettuato delle modifiche al testo nella parte relativa all’utilizzo delle risorse che si andranno a liberare con il passaggio dal meccanismo del beauty contest all’asta pubblica.

“E’ un tema spinoso – ha dichiarato Conte – del quale credo si parlerà molto sui giornali e nelle aule del parlamento“. Per il relatore, inoltre, andava maggiormente approfondita la discussione sull’emendamento in commissione.

 

Passera ha replicato che il meccanismo della gara non escluderà nessuno dalla possibilità di partecipare alla gara.

“I vincoli presenti nell’emendamento del governo sono gli stessi previsti dal beauty contest. Non abbiamo avuto mai l’intenzione di modificarli e li abbiamo chiariti sempre con la Commissione. C’è stata una esplicitazione, i vincoli sono stati confermati in termini di numero di multiplex per operatore”, ha detto il Ministro, precisando che “questa chiarificazione nel testo non impedisce a nessuno di partecipare alla gara”.

 

E’ stato ieri l’ex Ministro delle Comunicazioni, Paolo Romani, a lamentare che, così com’è congegnato, “il testo non consentirà a Rai e Mediaset di partecipare alla gara“.

“Dato che Mediaset e Rai hanno già cinque reti – ha spiegato Romani – perché la direttiva Ue dell’89 doveva già essere recepita (con la conversione dei multiplex per i telefonini in reti digitali terrestre vere e proprie), con questa norma non potranno partecipare alla gara. E’ un errore per lo Stato, perché riduce l’introito, che non sarà certo elevato. E, comunque, tali limiti non erano nel testo che avevamo in mano nella mattinata di ieri“.

L’ex ministro accusa: il governo ha cambiato le carte in tavola “facendo una mediazione successiva con il Pd, senza rendersi conto della rilevanza dei cambiamenti intervenuti”.

Ma Pierluigi Bersani ha smentito l’esistenza di un accordo segreto con Passera.

 

Intanto, si starebbe lavorando ad una mediazione, che potrebbe trovare spazio già oggi nel maxiemendamento con le modifiche decise in Commissione che il governo si appresta a presentare, probabilmente con la fiducia.

 

La questione che riguarda l’asta sulle frequenze tv non può considerarsi chiusa, ha affermato il vicepresidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello. “E’  evidente – ha osservato – che in un’economia globale i finanziamenti vanno dove possono fruttare e una condizione è la certezza del diritto. Un investitore va in un Paese dove conosce le regole e sa che queste non possono essere modificate da un momento all’altro. Sul beauty contest non si tratta di un braccio di ferro, quella era una gara che presupponeva per chi aveva deciso di prendervi parte investimenti e contenuti”.

 

Il testo è stato approvato dal Consiglio dei Ministri e dichiarato ammissibile e accolto dalla Commissione Finanza di Montecitorio anche grazie “all’introito per l’erario”,  promesso dalla relazione tecnica, che precisa “al momento non compiutamente quantificabile e comunque molto rilevante”.

Secondo un Rapporto di Mediobanca le frequenze televisive sarebbero stimante di 1-1,2 miliardi di euro.

Ma mancano i dettagli di alcune cifre: oltre alla base d’asta, chi si aggiudicherà i diritti d’uso su una frequenza dovrà investire tra i 20 e i 27 milioni per costruire una rete che copra l’88% della popolazione. Se vorrà arrivare al 94% si arriva sui 40 milioni. A questi costi d’avvio vanno aggiunti quelli di manutenzione e affitto delle postazioni, oltre a quelli fissi: circa 20 milioni per il 94% della popolazione e 11-15 per una copertura pari all’88%.

Una rete che abbia una capacità trasmissiva di 24 Megabit, ai costi di mercato, può noleggiarli intorno al milione per Megabit.

 

Gara, quindi, con pesanti costi per chi volesse partecipare, senza considerare poi che alcune delle frequenze, quelle della banda 700, dovranno essere poi restituite tra qualche anno per rispondere alla richiesta Ue che le vuole destinare ai servizi di banda larga mobile.

 

Il Grande Sud che ha spiegato d’aver votato contro l’emendamento perché ritiene che “questo argomento, tanto delicato quanto fondamentale per il futuro delle due più grandi aziende televisive del Paese, debba essere affrontato in una sessione parlamentare ad hoc”. Lo ha dichiarato, in una nota, il parlamentare nazionale di Grande Sud Marco Pugliese, componente della commissione Finanze di Montecitorio. “La materia è troppo delicata per finire in un unico calderone quale il dl fiscale”.

 

Plauso invece al provvedimento del governo da parte del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso: “Il Governo non torni indietro. Pensiamo che sia tornata finalmente la situazione alla normalità, con una decisione che noi riteniamo giusta, che è quella di fare le aste anche in questo settore, e quindi ottenere anche delle risorse da dedicare agli investimenti“.