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Frequenze: OK da Commissione Finanze all’emendamento che annulla il beauty contest. Favorevole anche la Ue

Italia


La commissione Finanze della Camera ha approvato l’emendamento presentato dal governo che annulla il beauty contest per l’asta delle frequenze tv. A votare contro il provvedimento il Pdl, perché il testo presentato non corrisponderebbe a quello concordato. Ha votato contro anche Grande Sud.

L’ex ministro delle Comunicazioni, Paolo Romani (Pdl), ha spiegato che l’emendamento “così com’è congegnato non consentirà a Rai e Mediaset di partecipare alla gara“.

Il governo e il ministro Corrado Passera, sostiene Romani, hanno modificato l’accordo raggiunto sul Beauty contest senza consultare il Pdl e questo è “un fatto grave” sul quale il partito di Silvio Berlusconi esprime “netta contrarietà“, ha aggiunto l’ex ministro, che al termine di un incontro con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, ha annunciato: “Ho tenuto al corrente Letta e Alfano, ritengo che la questione sarà oggetto del vertice di questa sera” tra Monti e i segretari di maggioranza.

 

E’, invece, convinto che il governo abbia agito in modo corretto e che ora debba andare avanti il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: “Non ho capito per quale motivo ci sia stato un ripensamento da parte del Pdl, non abbiamo visto emendamenti o altro. E’ evidente che dovevano esserci ragioni non solo estetiche”.

 

Come Key4biz aveva anticipato (Leggi Articolo), ieri il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico Corrado Passera, ha approvato la presentazione di un emendamento parlamentare al decreto di semplificazione fiscale contenente le misure per l’annullamento della procedura di gara per l’assegnazione gratuita delle frequenze derivanti dal cosiddetto dividendo digitale.

Con questa decisione – che tiene conto di diversi Ordini del giorno approvati dalla Camera e del mutato contesto economico-sociale rispetto a quando il beauty contest era stato avviato – il governo intende valorizzare economicamente una risorsa preziosa quale quella delle frequenze, puntando inoltre al consolidamento dell’industria televisiva e allo sviluppo del comparto TLC.

 

Si pongono così anche le basi, si legge nel comunicato stampa, per la chiusura della procedura di infrazione comunitaria da tempo aperta contro l’Italia e si creano le condizioni per aumentare ulteriormente il pluralismo, la trasparenza e l’apertura del mercato.

L’emendamento ha ottenuto oggi l’ammissibilità da parte della presidenza di Montecitorio. La disposizione, infatti, come aveva spiegato il relatore del decreto Gianfranco Conte, doveva essere sottoposto al vaglio dell’ammissibilità prima di essere posta ai voti nella mattinata di oggi. Secondo quanto riferiscono fonti parlamentari l’ammissibilità è stata decisa dopo un attento esame e in base alla considerazione secondo la quale l’assegnazione delle frequenze attraverso una gara pubblica porterà introiti rilevanti per l’erario.

 

Nella relazione tecnica all’emendamento si legge che la norma che introduce l’asta per le frequenze tv è “idonea ad assicurare l’acquisizione di un introito per il pubblico erario al momento non compiutamente quantificabile e comunque molto rilevante”.

“Ulteriori prevedibili nuove o maggiori entrate – prosegue la relazione tecnica all’emendamento del governo sulle frequenze tv – potranno derivare dalle successive procedure di gara riguardanti le frequenze che saranno destinate ad usi di telecomunicazione e dal previsto riordino dei contributi per l’utilizzo delle frequenze televisive”. Non sono previsti oneri nuovi per la gestione della gara e anche per “gli indennizzi” previsti per i partecipanti alla procedura di gara prima sospesa e poi annullata le risorse saranno recuperate dagli introiti della stessa gara.

 

Stamani l’ex ministro delle Comunicazioni, Paolo Romani,  ha dichiarato che “in Europa una gara economica sulle frequenze non si è mai vista. Il beauty contest non era un regalo: imponeva a chi si vedeva assegnare le frequenze di fare degli investimenti molto onerosi. Al punto che uno dei concorrenti, Sky, si è ritirato perché non li ha trovati convenienti”.

Secondo Romani, l’asta “alla fine non porterà tutti quei soldi al governo perché potranno parteciparvi in pochi. Il che la dice lunga sul tipo di pluralismo che introduce“. Inoltre, Rai e Mediaset avranno “un rimborso per le spese sostenute per la partecipazione al beauty contest”, ora annullato e non un indennizzo.

Sul piano tecnico, ha spiegato Romani, “così come vengono assegnate sono frequenze che non hanno una continuità territoriale e nemmeno una potenza uniforme. Non mi sembrano molto efficienti”.

 

Tornado al dettaglio del bando. I singoli lotti messi a gara saranno composti da reti di più frequenze, modulabili per macroaree di diffusione. Alcune di queste frequenze, posizionate sopra la banda 700,  saranno assegnate per un periodo di tempo più limitato in quanto, coerentemente con le future decisioni comunitarie, potranno essere destinate a servizi diversi da quelli televisivi e dunque riassegnate, tramite ulteriori aste,  a operatori TLC.

I lotti di frequenze saranno assegnati tramite aste a titolo oneroso. Il bando della prima asta sarà emanato dal MiSE entro i prossimi 120 giorni e sarà basato su regole stilate dall’Agcom, sentiti i competenti uffici della Commissione Ue.

Con questo sistema di assegnazione, lo spettro nazionale sarà maggiormente valorizzato e sfruttato in maniera più efficace, consentendo l’adozione delle più avanzate tecnologie trasmissive presenti sul mercato.

 

Le regole della gara dovranno, quindi, essere elaborate dall’Agcom, sentiti i competenti Uffici della UE e attenendosi ai seguenti criteri e principi direttivi:

 

 

L’Autorità e il Ministero dovranno adottare ogni azione utile a garantire la concorrenza, l’uso efficiente e la valorizzazione economica dello spettro radio, in riferimento anche agli indirizzi dettati dalla Conferenza mondiale di Ginevra 2012 e dall’Unione Europea nell’ambito degli obbiettivi dell’agenda digitale. In questo modo il sistema trasmissivo nazionale potrà rispondere efficacemente ai crescenti bisogni di banda larga e di comunicazione tramite la rete.

 

Si prevede entro la fine del 2012 il riordino dei contributi per l’utilizzo delle frequenze televisive, che saranno progressivamente applicati per favorire l’ottimale utilizzo delle frequenze.

Vengono previste misure atte a favorire l’introduzione di nuovi standard televisivi DVB-T2, MPEG4 e successive evoluzioni, attraverso i quali sarà possibile aumentare la quantità e la qualità della trasmissione televisiva. Per questo motivo, a partire dal 1° gennaio 2015 le aziende produttrici di televisori saranno obbligate a utilizzare solo sintonizzatori digitali in grado di ricevere i nuovi standard. Le nuove tv, dal 1° luglio 2015, saranno le uniche a poter essere commercializzate. Gli standard DVB-T2 e MPEG-4 necessitano inoltre di un numero più limitato di frequenze e ciò consentirà la trasmissione di una quantità più ampia e avanzata di contenuti.

 

Sono abrogati gli attuali riferimenti di legge alle parti della delibera n. 181/09 dell’Autorità incompatibili con la nuova disciplina, fermi restando i limiti di concentrazione previsti dalla medesima direttiva per ciascun operatore. Di conseguenza viene annullato il bando che ha indetto la gara beauty contest, rinviando a un decreto interministeriale la definizione dei criteri e delle modalità per l’attribuzione di un indennizzo ai partecipanti.

 

Intanto il Pd ha presentato una mozione, chiedendo al governo che si impegni ad assegnare almeno un terzo delle frequenze (cioè almeno due frequenze) originariamente destinate al beauty contest alle tv locali.

A varare, inoltre, prima del periodo estivo norme a tutela del fondo per l’emittenza locale recuperando i tagli e riportando la sua capienza a 150 milioni di euro l’anno a partire già dal 2011 e a dare attuazione a quanto previsto dall’articolo 10 del decreto-legge n. 323 del 1993, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 422 del 1993.

E ad assumere ogni utile iniziativa, anche normativa, affinché l’ammontare dei risarcimenti (misure compensative ed indennizzi), già di per sé inadeguati e insufficienti a ripagare le tv locali degli investimenti effettuati per la digitalizzazione delle reti, sia completamente defiscalizzato.

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