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Privacy: Google non ha violato la legge, ma dovrà pagare 25 mila dollari per non aver collaborato alle indagini su Street View

Stati Uniti


Google dovrà pagare una multa da 25 mila dollari per aver “deliberatamente impedito e ritardato” le indagini della Federal Communications Commission sulla raccolta dati da parte del motore di ricerca. Lo riporta il New York Times. Le indagini riguardano l’errore denunciato dalla stessa azienda di Mountain View nel 2010, quando alcune delle sue vetture impegnate nel progetto Street View avevano catturato informazioni personali sensibili da reti wireless domestiche.

 

Per la Federal Communications Commission, Google non è colpevole di violazione delle norme sul trattamento dei dati degli utenti, ma non ha risposto alle richieste per email e fornito le informazioni, rifiutandosi anche di identificare i dipendenti coinvolti.

“Abbiamo lavorato in buona fede con la FCC durante tutta l’indagine” ha replicato un portavoce, aggiungendo che l’azienda si ritiene comunque soddisfatta che l’autorità abbia concluso che non c’è stata violazione della legge.

 

Il leader mondiale della ricerca online ha ritenuto che cercare nelle email dei propri dipendenti fosse “una perdita di tempo“.

Google ha ancora i dati raccolti ma – riporta il New York Times – non li ha mai guardati né usati per i propri prodotti e servizi”.

 

Nel 2010 Google aveva ammesso che nei precedenti quattro anni le vetture impegnate nel progetto Street View avevano captato dati privati attraverso l’intercettazione dei collegamenti Wi-Fi.

Il gruppo aveva allora riferito che “la maggior parte di questi dati sono frammentari ma, in alcuni casi, sono state captate intere eMail, URL e password“. Il gruppo si era allora impegnato a fare quanto possibile evitare il ripetersi di incidenti simili.

 

Le vetture di Street View sono circolate negli Stati Uniti, in Canada, in gran parte dell’Europa, così come anche in Australia, Hong Kong, Giappone, Corea del Sud, Macao, Nuova Zelanda, Singapore, Taiwan, Brasile, Messico e Sud Africa.

 

“Google ha illegalmente intercettato e conservato milioni di informazioni catturare dai suoi router Wi-Fi, in violazione della legge federale sulle intercettazioni”, ha dichiarato stamani Marc Rotenberg, dell’Electronic Privacy Information Center, che aveva denunciato il caso alla FCC.

Ma, ricordiamo, la multa comminata a Google non riguarda la violazione della legge sulle intercettazioni, quanto la mancata collaborazione all’indagine.

L’Autorità ha infatti fatto sapere che alcune importanti questioni sono rimaste senza risposta, perché un ingegnere di Google s’era avvalso della facoltà di non rispondere.

La FCC ha tuttavia fatto sapere che Canada, Francia e Paesi Bassi hanno stabilito che Google abbia violato e loro leggi sul data protection e il diritto alla privacy.

 

La società è nel mirino delle Autorità americane ed europee anche per la vicenda relativa al presunto monitoraggio degli utenti iPhone attraverso il browser Safari (Leggi Articolo Key4biz).

La vicenda era stata portata alla luce dal Wall Street Journal che aveva denunciato come la società avesse utilizzato speciali codici di programmazione, nascosti nelle istruzioni Safari, per aggirare i rigidi blocchi del browser e sorvegliare e registrare le abitudini di navigazione di milioni di persone.

 

E proprio di privacy parla uno dei fondatori di Google, Sergey Brin, in una lunga intervista rilasciata al quotidiano britannico The Guardian.

Brin lancia l’allarme: i principi di libertà e di accesso universale alla rete non sono mai stati tanto a rischio come adesso.

“Fa paura!”, ha detto Brin, puntando il dito su “forze molto potenti che si sono allineate per limitare la libertà di internet, su tutti i fronti e da tutto il mondo”.

Queste forze hanno un nome e cognome, secondo Brin, a cominciare da alcuni governi, per passare a tutte quelle aziende che alzano muri per difendere i loro profitti nella lotta alla pirateria informatica, fino agli stessi social network e alcune aziende informatiche.

 

Rispetto a qualche anno fa la rete è cambiata drasticamente, si è chiusa, e i principi di apertura e di accesso universale, alla base della nascita di internet trenta anni fa, sono in pericolo, sostiene il 38enne cofondatore con Larry Page di Google. L`evoluzione della tecnologia ha portato alla creazione di settori chiusi, come Facebook, cui non si può avere libero accesso. Inoltre, alcune aziende, come Apple, consentono solo ai loro clienti registrati di utilizzare alcune applicazioni per accedere alle informazioni. A questo si aggiunge tutto il settore dell’antipirateria, che non fa che alzare muri per impedire la libera condivisione delle conoscenze.

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