Digital Agenda Forum: Internet cambia l’Italia. Una roadmap per l’informatizzazione e la digitalizzazione del Paese

di Flavio Fabbri |

Neelie Kroes: ‘La strada intrapresa dall’Italia è quella giusta e i risultati, se supportati dai giusti interventi, non tarderanno ad arrivare’.

Italia


Agenda digitale

Più che uno slogan una certezza: Internet cambia l’Italia. L’economia digitale italiana, il nostro ebusiness nel suo complesso, vale ormai il 4% del prodotto interno lordo, circa 45 miliardi di euro. In tale contesto l’Agenda Digitale può in breve tempo, anche dall’anno prossimo, generare altri 4-5 punti percentuali di PIL, facendo leva sul mercato dei servizi innovativi, su una rinnovata Pubblica Amministrazione, sulla sanità elettronica, sull’ecommerce, sulla didattica digitale, la formazione di skills ICT e l’avvio di start up. Un panorama che muta e si evolve, in cui basta davvero un poco di impegno in più da parte delle Istituzioni e di fiducia da parte del mondo delle imprese e dei venture capitalist, che invece di ‘speranza digitale’ si potrà parlare finalmente di realtà digitale. Il primo e annuale ‘Italian Digital Agenda Forum‘, organizzato da Confindustria Digitale e tenutosi a Roma stamattina, presso l’Auditorium Parco della Musica, ha permesso ad un panel d’eccezione di fare il punto sullo stato della digitalizzazione del Paese e di provare a guardare un po’ più lontano con le nuove iniziative del Governo, i suggerimenti di Confindustria e le esperienze degli enti locali, specificatamente Regioni e amministrazioni di grandi città.

 

Il titolo dell’evento è stato scelto appositamente, ha spiegato Stefano Parisi, presidente di Confindustria Digitale, per “avvicinare all’argomento dell’Agenda Digitale il maggior numero di persone possibili“. Italian Digital Agenda Forum è stato pensato come un “evento pubblico”, in cui internet, ormai nelle case di oltre il 50% degli italiani, non deve essere immaginato come qualcosa di lontano dalla nostra vita, ma di profondamente legato ad essa in termini di cambiamento, di sfide con l’Europa ed il mondo, di piattaforma su cui accedere ad una grande offerta di servizi basilari nella vita di tutti i giorni: “Se internet è percepito in questo modo, molto più chiaramente i cittadini si affideranno ad essa per superare questo momento di confusione e di crisi economica“.

 

La stesa Pubblica Amministrazione può proporsi come guida in questa fase di impostazione del lavoro e di partenza degli interventi legislativi e finanziari dedicati al mondo delle imprese, in primisi, e dei cittadini tutti. “La crescita è una vera e propria roadmap – ha precisatao Luca De Biase del Sole 24 Ore, qui in veste di moderatore del primo panel – in cui si devono mettere in fila tutta una serie di interventi e di soluzioni per il lancio di start up, l’avvio di servizi di ecommerce qualificati, l’alfabetizzazione informatica della popolazione e molto altro ancora che il Governo ha finalmente deciso di affrontare in maniera concreta ed immediata“.

 

Si può partire anche dalla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione ma, oltre il semplice risparmio e il taglio delle spese, serve una visione d’insieme più ragionata: “L’informatizzazione della PA può avvenire solo in un’ottica di sistema, individuando i punti di intervento, procedendo con investimenti più efficienti e ripensando nel suo complesso il ruolo dell’informatica nella pubblica amministrazione – ha spiegato il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Beferanon serve investire su 1033 centri di elaborazione dati, ma piuttosto sul software, unitamente ai processi di riorganizzazione e semplificazione“. Tra i case studies portati all’attenzione della platea c’è quello di H-Farm Ventures, incubatore italiano fondato nel 2005 da Riccardo Donadon che aiuta i giovani a trasformare i loro progetti digitali in start up e aziende di successo. “La mission di H-Farm – ha raccontato Donadon – è quella di accelerare lo sviluppo delle start-up digitali tramite una combinazione di seed investment e servizi di incubazione da sviluppare sul territorio. In Italia c’è tanto da fare, ci sono tutte le risorse necessarie per creare business, produrre contenuti e servizi di qualità e per dare occupazione ai giovani delle nostre terre; H-Farm da un lato fornisce alla startup il seed capital necessario per partire, dall’altro affianca il team con un approccio imprenditoriale, attraverso la fornitura di un range di servizi amministrativi, finanziari e commerciali“.

 

Fiducia nelle capacità dei giovani startupper italiani e soprattutto negli enti pubblici che devono facilitare il lavoro di investitori ed imprese. Le Regioni, in tal senso, possono svolgere e svolgono di fatto un ruolo fondamentale sul tema del digitale, ha affermato Carlo Maccari, assessore alla digitalizzazione della Regione Lombardia, che ha sottolineato l’importanza delle “competenze legislativa e programmatoria relative agli investimenti e all’implementazione delle infrastrutture sul territorio“. La Regione Lombardia, ad esempio, “ha recentemente deciso che a partire dal primo gennaio 2013 tutti i rapporti tra Regione ed enti locali si svolgeranno solo tramite piattaforme digitali, con l’intenzione di aumentare la copertura in banda larga del territorio regionale eliminando gli ultimi 700 enti pubblici in digital divide, un modo per perfezionare l’attuazione dell’Agenda Digitale locale, per dare impulso all’ultra broadband, per sviluppare i nuovi servizi di egovernment, di ecommerce, di sanità elettronica, di pagamento online e delle applicazioni nei più svariati settori economici, culturali e amministrativi in un contesto di interoperabilità e di partecipazione della comunità“.

 

L’innovazione tecnologica, però, non solo deve essere considerata un volano per la crescita e lo sviluppo del Paese ma, a detta di Marco Polillo, presidente di Confindustria Cultura Italia, “è essa stessa che alimenta e consente il processo di digitalizzazione di strutture e processi, in questo caso la PA e l’Agenda Digitale riferibili al mondo dei contenuti, della creatività, del valore aggiunto del nostro mercato e delle nostre imprese che creano prodotti e servizi ad alto tasso tecnologico e culturale in grado di reggere il confronto con il resto d’Europa”. Serve certamente, ha precisato Polillo, “di rivedere il peso del prelievo fiscale, cercando di evitare un’aggiunta di spesa sul costo del prodotto ed è imprescindibile l’ammodernamento di infrastrutture e l’alfabetizzazione informatica della popolazione, soprattutto le fasce più anziane”. “In Italia quando si parla di cultura si ha spesso la tendenza a pensare al passato– ha specificato Polillo – ma l’Italia è soprattutto un formidabile bacino di produzione culturale contemporanea e il digitale apre di fatto nuovi sbocchi per i contenuti culturali di qualità. E’ così per la musica, per il cinema e per i  videogiochi, che nascono interamente digitali. Ma è così per l’editoria, l’offerta di libri elettronici riguarda a un anno dal lancio del mercato in Italia oltre il 20% delle novità pubblicate, e per l’audiovisivo. Il contributo dei produttori di contenuti può essere determinante in questo processo dal momento che la nostra esperienza è proprio quella di trasformare la creatività in termini di innovazione, senza mere trasposizioni da supporti materiali al digitale. Il nostro lavoro è interamente basato sull’innovazione, lo vediamo negli ebook per la scuola, e questo è ciò che possiamo mettere a disposizione. Certo serve un contesto adeguato, sia in termini di riduzione dell’IVA sul digitale, sia in termini di tutela del diritto d’autore“. “Lo sviluppo di un’offerta legale è un prerequisito per un’efficace lotta alla pirateria – ha concluso Polillo – ma è altrettanto vero che fermare la pirateria è un prerequisito per il pieno sviluppo di un’offerta legale. La ricetta è insomma sempre la stessa: innovazione e nuovi modelli di business“.

 

Una serie di punti sui quali l’Italia sconta un gap generazionale, se non storicizzato ormai, nei confronti dei partner europei che va colmato immediatamente per ridare smalto alla politica e una visione più chiara del futuro ai cittadini tutti, giovani e meno giovani. Secondo Matteo Renzi, sindaco di Firenze: “Internet consente alla politica di recuperare trasparenza, efficacia e credibilità agli occhi dei cittadini elettori e per questo bisogna spiegare alla gente perché il processo di digitalizzazione è così importante per il Paese, in che modo esso investe le nostre vite e le riempie e come noi tutti, comunità e singoli, possiamo partecipare“. “La rete – ha precisato Renzi – consente di accedere ad una grande varietà di servizi, in modo veloce, diretto ed economico, ma serve anche ad innovare il nostro quotidiano, a trovare lavoro, a soddisfare esigenze personali e famigliari, a trovare risposte a domande difficili che si pongono oggi giovani e meno giovani; soprattutto a dare slancio e nuova linfa alle aziende italiane, al mercato del lavoro e al mondo della cultura“.

 

Il primo keynote speaker del forum è stato Stefano Parisi che nel suo intervento pone l’accento su alcuni elementi chiave per l’attuazione dell’Agenda Digitale e per lo sviluppo di un’economia ICT nel nostro Paese: “Lo switch off verso il digitale può portare, a partire dalla PA, ad una riduzione strutturale della spesa in eccesso attraverso un’azione di spending review che permette già oggi di recuperare risorse per 56 miliardi di euro e un risparmio per famiglia di circa 2000 euro, per maggiore disponibilità di servizi pubblici e privati direttamente in casa propria. Un processo che consente di recuperare ulteriori risorse dalla lotta all’evasione, alle frodi fiscali, al malfunzionamento in generale degli enti pubblici“. “L’Italia è arretrata, in linea generale, sui servizi e sui processi, ma molto meno di quanto si pensa in relazione alle reti, dove se si riuscisse ad aumentare il volume di investimenti in ICT si otterrebbe da subito una crescita di produttività tra il 5 e il 10%, mentre se solamente si aumentasse dell’1% il fatturato proveniente da vendite online di prodotti e servizi il dato delle esportazioni aumenterebbe dell’8%“.

 

I dati che Parisi evidenzia sono solo una minima parte dei grandi vantaggi assicurati da un’ICT strutturata a tutti i livelli: economico, amministrativo, istituzionale, culturale e sociale. “L’arretratezza italiana è tutta nell’uso limitato di internet da parte delle famiglie – ha dichiarato Parisi – con un 50% scarso contro il 68% della media europea, e dei suoi servizi, con l’8% dei cittadini che accede a servizi di egovernment, contro li 21% dell’Europa, e il 15% a servizi di ecommerce, contro il 43% dei concittadini europei. Stesso discorso per le imprese che utilizzano la vendita online di prodotti solo nel 4% dei casi contro il 12% dei Paesi europei“. Per questi motivi, ha sottolineato il presidente di Confindustria Digitale, il nostro obiettivo primario, come nazione: “è colmare entro il 2013 il gap con il resto d’Europa nell’uso dei servizi internet, mentre contemporaneamente si necessità l’adozione di misure ed azioni tese a raggiungere tutti gli obiettivi stabiliti dall’Agenda Digitale entro il 2015, tra cui, come si legge nel piano di Confindustrua Digitale per l’attuazione dell’Agenda, lo sviluppo di domanda pubblica e privata di servizi online, che consenta lo switch off di scuola e sanità, la carta d’identità elettronica, la nascita di bache dati pubbliche interoperabili, un maggiore impulso al cloud computing e l’obbligatorietà degli acquisti online, al web banking“. A questi punti Parisi aggiunge: “per la famiglia pensiamo ad un’iva al 10% per acquisti online su piattaforme che operano in Italia e iva al 4% per contenuti editoriali online. Detassazione parziale per i ricavi delle imprese, invece, da ecommerce. A questo vanno aggiunti investimenti in infrastrutture senza ricorrere a fondi aggiuntivi, ma solo inquadrati in maniera più chiara per impiegare al meglio le risorse individuate dal Ministero dello Sviluppo Economico nel Piano Ultrabroadband per le aree in digital divide, la nascita di un ecosistema internet per l’offerta legale di contenuti, una maggiore protezione del diritto d’autore e una sua riforma, la diffusione dei nuovi sistemi di pagamento online, la tutela della privacy e l’allocazione della fibra ottica nei distretti industriali“.

 

Un ecosistema che è completato, nella visione di Confindustria Digitale, dalla nascita di un mercato dinamico di venture capitalist che sostenga l’avvio di start up, potendo contare su detrazioni d’imposta per gli investimenti, sulla creazione di un exit market con sgravi fiscali per le aziende che decidono di acquisire le start up in questione e la creazione di un social network per la promozione dei nuovi progetti. Non ultima la formazione dei lavoratori non nativi digitali attraverso un piano nazionale di riqualificazione delle competenze e delle capacità professionali degli addetti, con skills ICT al pari dei colleghi europei. A riguardo la Commissione europea ha stimato che il 90% dei lavori richiederà skills ICT in tutti i settori, ma in Italia meno del 10% delle ore di formazione viene dedicato a competenze digitali.

 

Un quadro complesso, ma allo stesso tempo in rapida evoluzione, secondo il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, che ha offerto alla platea un punto di vista tutto sommato positivo e di speranza per il nostro Paese: “a cui internet è indispensabile per innovare e rendere competitivo il mondo delle aziende e che vede la PA e il Governo convergere in un’azione di sistema per anticipare i problemi e le risposte alle domande di cittadini e imprenditori. La nostra priorità è il lavoro che oggi manca e l’Agenda Digitale può garantire crescita economica, ripresa e nuovi posti di lavoro Per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda serve però un’azione decisa e nuove regole, con la definizione di un percorso chiaro e rapido“. (Leggi articolo su Key4biz).

 

A rendere più chiaro il pensiero del ministro dello Sviluppo Economico e per evidenziare la comunità d’intenti, è intervento il collega ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, Francesco Profumo, che ha subito spiegato come la PA “può essere fondamentale per creare domanda, lavoro e alimentare la nascita di start up. Il Miur stanzierà oltre due miliardi di euro per lo sviluppo di comunità intelligenti e i fondi saranno allocati con dei bandi, con un miliardo e 140 milioni che saranno destinati alle regioni del Sud e un altro miliardo e 100 milioni che saranno invece messi a disposizione delle regioni del centrali e settentrionali. Solo negli ultimi due anni ben 300 imprese hanno allacciato rapporti di lavoro con gli enti pubblici e questo è solo un dato tra i tanti. Serve prima di tutto una maggiore capacità di connettività in banda larga che sia in grado di offrire servizi di nuova generazione che garantiscano crescita di risorse e competenze alla PA e che a sua volta sia in grado di proporsi come driver di sviluppo economico per tutto il Paese“. Per far questo Profumo elenca alcuni strumenti e processi da mettere in atto, tra cui: “Sviluppo di capitale umano, cultura orientata ai processi, consolidare la domanda di servizi innovativi, transizione al digitale tramite la semplificazione e l’ammodernamento della burocrazia, facilitare la logica dell’open government, poter contare su un ampio portafoglio di azioni governative e strumenti finanziari da mettere in campo, snellire le pratiche per gli appalti pubblici, creare posti di lavoro, promuovere open innovation, open data, open governmet e social in ovation“.

 

Profumo ha fatto accenno nel suo intervento alle smart city e alle comunità intelligenti come due pilastri di un progetto nazionale molto vasto che si pone l’obiettivo di generare intelligenza intesa come valore aggiunto ai normali processi sociali, economici, amministrativi, in grado di migliorare sensibilmente la qualità del nostro vivere: “investire nella ricerca, nella formazione, nella standardizzazione di tecnologia e innovazione, nella replicabilità degli investimenti privati e nella capacità di fare rete, sono le priorità del Governo per il futuro delle città italiane che devono diventare sempre più attive e protagoniste in Europa. Per farlo è prioritario imparare a recuperare gli investimenti fatti e trovare modalità di rinnovamento. Dal 2014 ogni euro investito in energia deve essere moltiplicato n volte per creare benessere“.

 

A conclusione del Forum annuale ‘Italian Digital Agenda’ è intervenuta la vicepresidente della Commissione Ue, Neelie Kroes, responsabile di Bruxelles per l’agenda digitale, che pur ribadendo il nostro ritardo nei confronti dell’Europa nella diffusione della banda larga e il danno in termini di PIL perso, rimane convinta che la strada intrapresa dall’Italia è quella giusta e i risultati, se supportati dai giusti interventi (alfabetizzazione informatica, cultural digitale, stimolo all’offerta e alla domanda di servizi di ecommerce, web banking, epayment, ecc.) non tarderanno ad arrivare in termini di posti di lavoro e di crescita economica diffusa. (Leggi articolo su Key4biz).