Agenda Digitale: risparmi per 4 mld di euro se vi fosse una vera digitalizzazione della PA. Rapporto I-Com presentato a Roma

di Alessandra Talarico |

Un Convegno alla Camera ha fatto il punto sul tema dell’agenda digitale per la coesione sociale e territoriale. Presentato Rapporto I-Com contenente una stima dei benefici di una Pubblica Amministrazione digitale per i cittadini.

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Quattro miliardi di euro l’anno o 157 euro a famiglia all’anno: tanto si potrebbe risparmiare se tutti i servizi delle pubbliche amministrazioni fossero digitalizzati. Ma quando questo fosse già realtà, i cittadini sarebbero pronti a usufruirne senza timori e reticenze?

È stato questo uno dei temi al centro del Convegno “R-Innovare l’Italia – L’ agenda digitale per la coesione sociale e territoriale”, cui hanno partecipato l’Amministratore delegato di Microsoft Italia, Pietro Scott Jovane, il Presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua e l’Amministratore delegato di Poste Italiane, Massimo Sarmi. L’evento è stata occasione per presentare uno studio di I-Com contenente una stima dei benefici di una Pubblica Amministrazione digitale per i cittadini. Cittadini che, secondo gli intervenuti non sono però ancora del tutto pronti ad abbracciare il rinnovamento sociale e culturale prodotto dall’innovazione informatica nel settore dei pubblici servizi, per una serie di motivi diversi, siano essi sociali, culturali o economici.

 

Come ha sottolineato nel suo intervento d’inizio, Francesco Delzio, Presidente dell’Associazione “La Scossa”, i 4 miliardi di risparmi derivanti dalla digitalizzazione della pubblica amministrazione diventano solo 2,4 miliardi a causa del gap ‘culturale’ che genera il paradosso della carenza della domanda a fronte di un’offerta di servizi molto ampia.

I risparmi, afferma Delzio, “potrebbero passare da 6,5 a 13 miliardi se si adottassero “piccole modifiche organizzative in ottica di telelavoro, telemedicina e didattica universitaria a distanza”.

Se ad esempio, dettaglia lo studio I-Com, si applicasse il telelavoro al 25% dei lavoratori che ci mettono più di mezzora per arrivare in auto sul posto di lavoro si otterrebbe un risparmio per i fruitori stimabile in 847 euro all’anno, con un risparmio aggregato di 4,8 miliardi. Simili risultati si potrebbero ottenere usando la telemedicina per le cure e i controlli a distanza del 25% dei malati cronici, che risparmierebbero 632 euro l’anno pari a circa 1,2 miliardi di euro.

 

Della tecnologia come elemento ‘facilitatore’ della vita dei cittadini oltre che ‘abiltatore’ di risparmi per le famiglie e le imprese e fattore di crescita per il sistema-Paese ha parlato anche il presidente della Camera Gianfranco Fini, secondo cui “una società in cui aumenta l’erogazione in tempo reale dei pubblici servizi e in cui cresce contemporaneamente il volume degli scambi di informazione via internet è più evoluta, più moderna più ricca di equità sociale”.

In Italia, ha ricordato Fini, deve essere ancora superato un forte divario digitale e sociale, che frena la modernizzazione del Paese, escludendo dai vantaggi delle nuove tecnologie una fetta consistente della popolazione, che per motivi culturali o economici resta estranea al mondo delle comunicazioni elettroniche.

Ecco perchè serve “un’incisiva opera di ammodernamento e di potenziamento delle reti tecnologiche”, ma bisogna agire anche sul fronte dell’alfabetizzazione dei cittadini perchè, ha ricordato Fini, c’è una “scarsa propensione di una parte della popolazione all’utilizzo dei nuovi strumenti informatici e dei nuovi servizi” questo dato di fatto, ha aggiunto, “può provocare l’ulteriore aggravamento delle distanze culturali tra le generazioni e generare un inedito tipo di esclusione sociale: l’esclusione dalle opportunità del progresso tecnologico”.

Ne consegue che è necessario promuovere iniziative atte a facilitare le conoscenze informatiche: l’educazione digitale – secondo Fini – “deve essere inserita nei nuovi obiettivi che le istituzioni devono portare avanti per conseguire per la promozione del principio di uguaglianza sociale dei cittadini sancito dal secondo comma dell’articolo sei della nostra costituzione”.

Devono essere le istituzioni più prossime ai cittadini, quindi gli enti locali e le Regioni a promuovere queste iniziative di alfabetizzazione e non a caso verso tale direzione spingono anche le istituzioni europee.

 

“Ci troviamo di fronte – ha detto – a un serio fattore di ulteriore divisione all’interno del Paese, che rischia di aggravare l’esclusione sociale e quella derivante dall’accesso alle opportunità dell’innovazione tecnologica”.

 

Bisogna, quindi, accompagnare il cambiamento, partendo innanzitutto dalla ‘alfabetizzazione’ dei cittadini, principalmente – come ha sottolineato Pietro Scott Jovane – degli over 65, che oggi sono il 20% della popolazione, e che nei prossimi anni diventeranno il 32%-33% degli italiani. Ora in futuro, quindi, avranno necessità di fruire dei servizi della PA senza doversi necessariamente spostarsi da casa.

 

Così come è essenziale portare le nuove tecnologie nelle scuole e nelle università, non solo sotto forma di supporti ‘fisici’, quindi cercando di mettere a disposizione delle scuole connettività a banda larga e dispositivi digitali, ma anche sotto forma di ‘educazione al digitale’ degli insegnanti che, secondo l’ad di Microsoft, “vivono le tecnologie come una minaccia quando in realtà sono un’opportunità per entrare in Rete“.

Importante, secondo Scott Jovane, anche usare le nuove tecnologie per l’inclusione sociale e le pari opportunità, massimizzando quindi le opportunità delle donne e di chi deve tornare nella società dopo un periodo di reclusione.

 

“Usare le nuove tecnologia permette di risparmiare, in tutti i settori: dalla scuola, alla sanità e di ridurre le distanze tra cittadini e Pubblica Amministrazione”, ha affermato Scott Jovane, aggiungendo che nel prossimo futuro Microsoft spingerà ulteriormente sul telelavoro già adottato in azienda e che ha portato una riduzione del 30% delle spese di viaggio con un netto aumento della produttività.

 

Secondo l’Ad di Poste italiane Massimo Sarmi sono due i motivi della scarsa domanda di servizi digitali in Italia: da un lato, la scarsa alfabetizzazione, dall’altro la scarsa conoscenza dei servizi.

 

“La semplicità è la premessa che facilita l’accesso per tutti. Non possiamo pensare di escludere o forzare le persone a usare i servizi come li immaginiamo noi”, ha detto Sarmi, sottolineando che tutti devono poter fruire i servizi con ampia e totale libertà: dal telefonino, dal pc, dal tablet, o anche  dalla TV ma devono anche poterlo fare in maniera assistita.

“Ci saranno sempre generazioni che avranno difficoltà a avvicinarsi alle nuove tecnologie”, ha detto Sarmi, spiegando che Poste Italiane si è molto impegnata in questo versante trasformando il postino in ‘portatore’ delle nuove tecnologie nelle case degli italiani e gli uffici delle Poste in hub per accedere ad altri strumenti della PA. A Firenze o Cosenza, ad esempio, si può prenotare una visita medica o pagare il ticket direttamente allo sportello delle Poste.

“Ma tutto ciò presuppone l’integrazione dei sistemi fra diversi soggetti”, ha concluso.

 

Il Presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua ha quindi evidenziato i progressi conseguiti dall’ente in termini di digitalizzazione dei servizi erogati ai cittadini. Secondo il rapporto I-Com, Inps è best performer nella digitalizzazione dei servizi: ad aprile, già 15 milioni di istanze – su un totale che si aggira intorno ai 132 milioni all’anno – sono state fatte online e per il prossimo futuro tutti i servizi saranno digitalizzati e le domande potranno essere lavorate da qualsiasi agenzia presente sul territorio, a prescindere dalla città in cui la domanda è stata presentata, con un notevole vantaggio di tempo e in termini di qualità del servizio offerto ai cittadini.

 

Presente in veste ‘informale’ al convegno anche il garante Privacy Francesco Pizzetti, che ha sottolineato le sfide legate al Cloud e ai nuovi servizi quali il fascicolo sanitario elettronico.

“Considero l’agenda digitale una scommessa importante anche più della TAV, perchè la ricaduta per lo sviluppo del paese è maggiore, soprattutto per il Sud, perchè collegherà meglio il mezzogiorno al resto d’Europa, dando a tutti le stesse possibilità”, ha concluso Pizzetti, sottolineando l’importanza di mettere insieme tutte le banche dati attualmente a disposizione di soggetti diversi per migliorare i servizi, gli investimenti, le possibilità per i giovani e la trasparenza dell’operato della pubblica amministrazione.

Perchè senza l’adeguata attenzione alla sicurezza e alla riservatezza dei dati, ha avvertito Pizzetti, il sogno della PA digitale potrebbe trasformarsi in “incubo”.