Audiovisivo: nella Ue forte crescita dei canali in HD mentre ci si prepara allo switch-off

di Raffaella Natale |

Cinema e sport fanno da traino mentre primeggiano Italia e Spagna dove oltre il 60% delle case riceve ormai solo in digitale terrestre.

Europa


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Dall’ultimo aggiornamento del database MAVISE, creato dall’Osservatorio europeo dell’audiovisivo per la Direzione generale Comunicazione della Commissione Ue, si evidenziano gli ultimi trend del mercato audiovisivo nell’Unione e nei tre Pesi candidati all’ingresso, Croazia, ‘Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia’ e Turchia.

In un contesto di crisi economica nazionale e con la crescente ricerca di nuovi modelli di distribuzione dei contenuti, lo sviluppo di canali televisivi in Europa resta stagnante.

All’inizio del 2012, MAVISE disponeva di informazioni su oltre 8.900 canali Tv. Di questi, 7.400 hanno sede nella UE, 400 nei Paesi candidati mentre gli altri 1.000 vengono trasmessi da Stati terzi (la maggior parte di questi sono infatti canali satellitari non europei).

 

Le emittenti locali e regionali rappresentano circa il 40% dei canali disponibili. Tra quelli fruibili nella Ue e nei Paesi candidati, quelli dedicati a cinema (fiction) e sport sono i due generi predominanti (a eccezione dei canali locali e regionali), rispettivamente con 644 e 575 canali.

Nel 2011, sono nati nella Ue 375 nuovi canali televisivi. Diversamente dagli anni precedenti, quando il genere prevalente era lo sport, lo scorso anno sono stati quelli in alta definizione ad aver l’impatto maggiore sulla crescita globale del mercato.

Stando ai dati di MAVISE, alla fine del 2011, erano 612 i canali HD trasmessi in Europa, contro i 414 del 2010 e 274 del 2009. La cifra comprende i canali HD specifici e anche quelli trasmessi pure in definizione standard. Lo sport resta il genere più importante per l’HDTV (circa il 20% dei canali HD), seguito dal cinema e dai canali generalisti che rappresentano il 15% ciascuno sul totale.

 

La distribuzione in alta definizione continua a crescere. Lo scorso anno le Tv satellitari offrivano oltre 50 canali in HD in Italia, Polonia, Regno Unito e Irlanda e oltre 30 in Germania, Francia e Paesi Bassi.

Le principali offerte HD via cavo sono disponibili in Portogallo (oltre 40 canali), Paesi Bassi e Germania (più di 30). A fine 2011, oltre 30 canali HD erano fruibili su IPTV in Svizzera, Polonia, Portogallo e Paesi Bassi. Mentre sono 18 i Paesi (contro 3 nel 2009) dove sono disponibili canali HD su digitale terrestre.

In Europa al momento sono 20 i canali in 3D trasmessi o testati. Solitamente dedicati al cinema o a grossi avvenimenti sportivi.

 

E’ restato sostanzialmente stabile il numero delle piattaforme di distribuzione. Più specificatamente, continua a crescere il numero delle piattaforme IPTV e dei servizi pay su digitale terrestre mentre dal 2010 si registra un calo delle offerte su satellite e cavo. Tendenza che si spiega per il consolidamento in corso di questi due settori.

 

Il 2012 sarà un anno fondamentale, visto che tutti i Paesi Ue dovranno abbandonare definitivamente l’analogico per passare al digitale terrestre. Nel 2011, altri 3 Paesi membri della Ue hanno effettuato lo switch-off, Cipro, Francia e Malta, portando a 15 il totale degli Stati che trasmettono in DTT.

Nel 2012, altri 8 Paesi migreranno alla nuova tecnologia di broadcasting (Repubblica Ceca, Regno Unito, Grecia, Italia, Lituania, Portogallo e Repubblica Slovacca). Si prevedono già dei ritardi in Bulgaria, Polonia, Romania e forse Ungheria.

Fuori dalla Ue, hanno, invece, già abbandonato l’analogico Svizzera, Islanda, Croazia e Norvegia.

I servizi in DTT sono molto presenti in alcuni Paesi come l’Italia e la Spagna dove, alla fine del 2011, oltre il 60% delle abitazioni riceveva ormai solo in digitale terrestre.

In Francia e R egno Unito, rispettivamente il 62% e il 74% delle case usano il DTT (in via primaria o secondaria).

 

A fine 2011, erano disponibili 31 pay-Tv su digitale terrestre in 19 Paesi europei. Allo stesso tempo, però, alcuni preventivati servizi di pay DTT non si sono realizzati in Paesi come Spagna e Portogallo, altrove alcuni sono stati chiusi (Italia) e in diversi Stati più piccoli lo sviluppo di un modello finanziario per la DTT s’è rivelato molto difficile.