Diritto d’autore: la Corte d’appello di New York riapre il caso Viacom vs YouTube. Google complice dei pirati?

di Raffaella Natale |

Se condannata, YouTube rischia di pagare 1 mld di dollari di risarcimento alla società media per aver reso disponibili video in violazione delle leggi sul copyright.

Stati Uniti


YouTube

La Corte d’appello di New York potrebbe ribaltare la sentenza di primo grado con cui nel 2010 YouTube era stata assolta dalle accuse di violazione del diritto d’autore mossegli da Viacom.

In particolare, nel 2007 il colosso dei media aveva sporto denuncia contro controllata di Google (acquistata nel 2006 per 1,65 miliardi di dollari), perché riteneva che avesse goduto ‘consapevolmente’ dei benefici indotti dalla pirateria video. In altre parole, affermava che il gruppo avesse reso disponibili alcune clip piratate per aumentare la propria audience.

 

Adesso i giudici d’appello ha annullato la decisione di due anni fa, affermando che si potrebbe ragionevolmente asserire che “YouTube era effettivamente a conoscenza o comunque era consapevole delle violazioni del diritto d’autore” praticate sulla propria piattaforma di video-sharing.

Il caso è stato allargato per ricomprendere anche la procedura avviata dalla Premier League che accusa YouTube di aver messo sul sito alcune partite senza autorizzazione.

Viacom chiede a YouTube più di 1 miliardo di dollari per danni e interessi per complicità nella “violazione massiva del diritto d’autore“.

 

Nel giugno 2010, le ragioni di Viacom erano state rigettate dal giudice federale ai sensi del Digital Millennium Copyright Act (DMCA), che protegge le web company dalle violazioni del copyright effettuate dai loto utenti. Il giudice allora aveva ritenuto sufficienti le misure adottate da YouTube che, in conformità della legge, aveva prontamente ritirano i video incriminati una volta ricevuta la segnalazione.

 

Ma ora i giudici di New York hanno detto che YouTube deve dimostrare che non vi è stata alcuna “conoscenza specifica e diretta” delle violazioni considerate. Anche se pare che ci siano delle mail che provino il contrario. Non sarà semplice dipanare questa matassa, ma la sentenza farà scuramente storia con importanti ripercussione per la tutela del diritto d’autore.