Frequenze Tv: in Consiglio dei Ministri discussione su norma di riordino dello spettro?

di Raffaella Natale |

Si fa strada l’ipotesi di cambiare destinazione d’uso delle frequenze per risolvere l’empasse creata dal beauty contest.

Italia


Mario Monti

Cresce la tensione sul mercato televisivo italiano che presto potrebbe essere profondamente mutato dalle decisioni del Ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, sulla cessione delle frequenze televisive.

E mentre Mediaset esce da Endemol (Leggi Articolo Key4biz) ed è sempre più forte sul fronte tecnologico con Ei Towers, si cominciano (Leggi Articolo Key4biz) a delineare nuove possibilità sul fronte beauty contest.

Stando alle indiscrezioni riportate da MF – Milano Finanza, in occasione del prossimo Consiglio dei Ministri sul Decreto di recepimento della Direttiva Ue nota come ‘Pacchetto Telecom‘, si potrebbe anche discutere della razionalizzazione dello spettro, come del resto già richiesto nelle disposizioni della Ue.

Argomento alquanto spinoso che necessità, però, di una pronta soluzione per far fronte agli impegni dell’Italia in sede europea, in vista della prossima conferenza ITU di Ginevra che si terrà nel 2015 e dove si dovrà stabilire l’assegnazione delle frequenze per i servizi di banda larga mobile.

Di riorganizzazione dello spazio frequenziale si potrebbe, però, parlare anche nelle disposizioni del MiSE che dovrebbero pervenire intorno al 19 aprile quando scadrà la moratoria sul beauty contest.

 

Ma in poche settimane e per giunta a cavallo delle festività pasquali il governo sarà in grado di predisporre un riordino dello spettro?

 

Il decreto, sempre secondo MF, dovrebbe prevedere la riorganizzazione delle frequenze a partire dal maggio 2016 per assicurare la cosiddetta “neutralità del servizio“, vale a dire concede la possibilità d’uso (e d’affitto) delle stesse frequenze per qualsiasi tipo di servizio, sfruttabile quindi sia da telco che da broadcaster. La stessa disposizione governativa prevedrebbe, però, per chi ha già in licenza una o più frequenze, la possibilità di cambiare destinazione d’uso prima del 2016.

 

La norma potrebbe rivoluzione lo spettro italiano a vantaggio soprattutto dei gli operatori che possiedono un multiplex per la trasmissione in DVB-H per la Tv mobile, una tecnologia ormai morta secondo il parere degli esperti. Oggi, infatti, la diffusione del video-streaming su banda larga mobile ha raffreddato l’originale interesse di broadcaster e operatori tlc per questo standard. Nei principali paesi europei i player che avevano avviato il servizio sono stati costretti ad uscire dal mercato e, in alcuni casi, a restituire le frequenze.

Ben si comprende quindi come una simile norma potrebbe creare nuove e interessanti prospettive per chi, come Mediaset, Rai e H3G, dispone di queste frequenze che potrebbero essere usate con la modifica d’uso per la trasmissione della Tv tradizionale su digitale terrestre in DVB-T.

 

Secondo MF, quindi, Rai e Mediaset otterrebbero il loro agognato quinto mux, mentre H3G potrebbe aprire i suoi canali tv.

Ricordiamo che in passato quest’ultima aveva fatto una richiesta in questo senso respinta dall’Agcom, perché contraria alle norme nazionali ed europee in materia (Leggi Articolo Key4biz).

 

MF ipotizza che per sbrogliare l’intricata vicenda dell’asta frequenze, il governo stia pensando seriamente di anticipare l’entrata in vigore della legge che recepisce queste direttive europee, proprio entro il prossimo 19 aprile, in modo da cancellare una volta per tutte il beauty contest.

L’esecutivo di Mario Monti potrebbe quindi indire la gara onerosa per le frequenze. Ma quali broadcaster potrebbero partecipare con l’assenza di Mediaset e Rai? Si spera in new entrant per il mercato televisivo italiano, come in principio indicava la Commissione europea.

L’idea del governo, continua ancora MF, sarebbe quella di concedere le licenze per soli 4 anni, soprattutto per le frequenze 51-60 UHF che dal 2017 secondo altre direttive europee potrebbero essere assegnate per i servizi LTE.

 

Si fa sempre più strada quindi la gara low-cost, che non piace al senatore Pd Vincenzo Vita: “Le frequenze sono un bene pubblico pregiato e non infinito, chi ne fa uso, è giusto che corrisponda allo Stato un compenso adeguato” (Leggi Articolo Key4biz).

Secondo gli esperti la base d’asta non dovrebbe superare i 10 milioni di euro, e addirittura potrebbe essere attuata una riduzione del canone annuo.

Del resto, Mediobanca ha stimato le frequenze Tv intorno a 1-1,5 miliardi di euro, a fronte dei 4 pagati dalle telco per quelle che serviranno per i servizi di banda larga mobile.