Cloud computing. Neelie Kroes: Ue ‘protagonista’ solo con giuste politiche ed evitando nazionalismi

di Alessandra Talarico |

‘Con un approccio europeo potremo semplificare la vita dei potenziali utenti e massimizzare i benefici del cloud’, ha detto la Kroes all’evento della European Internet Foundation (EIF) ‘Ensuring the Cloud happens with Europe, not to Europe’.

Unione Europea


Neelie Kroes

Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione rappresentano già circa la metà della crescita della produttività europea: secondo un recente studio, entro il 2016, l’economia di Internet nella Ue potrebbe valere oltre 800 miliardi di euro pari a più del il 5% del PIL.

Nuove opportunità sono inoltre offerte dallo sviluppo delle tecnologie legate al Cloud Computing e la Commissione intende fare in modo che l’Europa ne tragga il massimo vantaggio.

Il Cloud e i suoi sviluppi sono stati al centro dell’intervento del Commissario Ue per l’Agenda digitale Neelie Kroes all’evento della European Internet Foundation (EIF) ‘Ensuring the Cloud happens with Europe, not to Europe’.

 

Secondo i dati resi noti dalla Kroes, solo nei cinque maggiori Stati membri della Ue, il cloud potrebbe generare un valore pari a 2.000 euro per ogni cittadino e creare un milione di nuovi posti di lavoro. L’impatto del cloud sull’economia è stato peraltro già evidenziato dal recente studio IDC ‘Cloud Computing’s Role in Job Creation’, commissionato da Microsoft e secondo cui i ricavi legati all’informatica ‘dematerializzata’ potrebbero raggiungere entro i prossimi tre anni quota 832 miliardi di euro.

In Italia, secondo questo studio, potrebbero essere generati 152 mila nuovi posti di lavoro (per un incremento del numero di posti di lavoro pari al 125%), contro i 200 mila della Francia, i 254 mila della Germania e i 226 mila della Gran Bretagna.

 

Già grazie alle tecnologie ICT, le imprese soprattutto le piccole imprese e le start-up, “possono beneficiare di soluzioni flessibili, a basso costo e su misura, senza grossi costi di progettazione e di capitale”, ha sottolineato la Kroes, spiegando che non sono sole aziende a godere di questi vantaggi: il governo britannico, ad esempio, conta di risparmiare il 20% delle spese IT attraverso l’armonizzazione dei software per l’eGovernment. Scienziati e ricercatori, allo stesso modo, hanno bisogno di condividere grandi quantità di dati e in maniera flessibile e il cloud fornisce nuovi strumenti per raggiungere tali obiettivi.

“Si tratta di un’opportunità enorme – ha detto ancora la responsabile europea per l’Agenda digitale – e dobbiamo essere sicuri di riuscire a trarne il massimo vantaggio, abbracciando le nuove tecnologie e non avviandoci verso questo nuovo mercato barcollando e inciampando”.  E questo potrà avvenire solo se si stabiliranno fin da ora le giuste politiche, che spazzino via le incertezze e i dubbi che ancora albergano nei potenziali utenti di queste tecnologie.

Dubbi e incertezze che riguardano la protezione dei dati, la sicurezza dei contratti siglati con i fornitori dei servizi, la portabilità dei dati.

“Per esempio – afferma la Kroes – il 90% degli utenti cloud non ha idea di chi sia legalmente responsabile in caso di problemi transfrontalieri”.

 

Anche per questo bisogna evitare di agire individualmente, di sviluppare sistemi validi solo in un paese e che non consentirebbero agli utenti di avvantaggiarsi del mercato unico digitale.

Bisogna, insomma, evitare che chi si avvicina ai servizi cloud veda ostacoli dovunque si giri o sia costretto ad affrontare un nuovo problema appena risolto quello vecchio: l’Europa, anche in questo caso, ha bisogno di una visione strategica e unificata.

 

Soprattutto quando si tratta di appalti pubblici, ha detto la Kroes, bisogna evitare che si venga a creare “un groviglio di esigenze incompatibili da parte del settore pubblico”, adottando un “approccio comune su questioni quali gli standard, la sicurezza e il lock-in”, così che contribuenti e utenti dei servizi pubblici possano avere fiducia nella tecnologia e il mercato possa svilupparsi senza ostacoli di sorta e senza barriere, in maniera uniforme e non con un patchwork di 27 soluzioni diverse.

 

“Con un approccio europeo potremo semplificare la vita dei potenziali utenti e massimizzare i benefici del cloud”, ha aggiunto la Kroes, ricordando che la Commissione ha profuso finanziamenti per 10 miliardi di euro nella European Cloud Partnership, volta a creare una solida base comune per gli appalti cloud da parte delle autorità pubbliche e i cui primi effetti saranno tangibili nel 2013.

Soltanto, quindi, garantendo “soluzioni globali per una risorsa globale”, potremmo assicurare che il “cloud avvenga non all’Europa, ma con l’Europa”.