Cybercrime: copiano la ‘firma digitale’ e rubano l’azienda a un imprenditore romano

di Raffaella Natale |

Tutto è avvenuto all'interno del sistema informatico delle Camere di Commercio. Il caso rappresenta, quindi, un pericoloso segnale per la sicurezza dei dispositivi tecnologici di identificazione.

Italia


Firma digitale

Accade nell’era di internet che due si procurino indebitamente una copia della cosiddetta ‘firma digitale‘ e, con questa, ‘rubino’ l’azienda a un piccolo imprenditore, svutandone le casse e appropriandosi di alcune migliaia di euro.

 

Le indagini sono state dirette dal procuratore aggiunto di Roma, Nello Rossi, e coordinate dal sostituto procuratore Eugenio Albamonte.

 

Tutto è avvenuto all’interno del sistema informatico delle Camere di Commercio. Vittima, un imprenditore, Dazio Bozzetti titolare della Lprt Immobiliare, che riteneva di essere ‘protetto’ dalla smart-card obbligatoria per le comunicazioni societarie con il registro delle Imprese.

Sotto accusa, in particolare, ci sono due soggetti: Gabriele Baldini e David Henry Antinucci.

I due rischiano adesso il processo con l’accusa di sostituzione di persona, false dichiarazioni o attestazioni al certificatore di firma elettronica sull’identità o qualità personali proprie o di altri, falsità in atti pubblici, in scritture private e in documenti informatici.

 

Il comandante del Gat, il colonnello Umberto Rapetto, ha spiegato in una nota: “Dopo quella della lancia termica, arriva la più sofisticata banda della firma digitale che – in barba alle tanto decantate misure di sicurezza e alla invulnerabilità della soluzione tecnologica per l’autenticazione della sottoscrizione degli atti pubblici – riesce a rubare le quote societarie del malcapitato e a trasferire proprietà e controllo della sua azienda ad un altro soggetto della combriccola”.

Ecco perché il caso rappresenta “un pericoloso segnale della sicurezza dei dispositivi tecnologici di identificazione“, ma al contempo “il successo dell’indagine costituisce una sorta di pietra miliare nello scenario della lotta ai crimini ad elevata connotazione tecnologica”.

 

Bozzetti, come riferito nella denuncia del settembre del 2011, apprese, da una verifica effettuata presso la Camera di Commercio, di aver ceduto la totalità delle quote sociali della sua azienda ad Antinucci. Atti di cessione quote, con contestuale nomina del nuovo amministratore unico (lo stesso Antinucci), inseriti telematicamente presso la Camera di Commercio attraverso un commercialista con studio a Mentana e con l’attivazione di una smart card elettronica, con firma digitale (obbligatoria per le comunicazioni societarie con il registro delle imprese) intestata a Bozzetti, ma non da lui richiesta.

Dalle indagini condotte dai militari del Gat della Guardia di Finanza, è emerso che erano state attivate due smart-card (una intestata a Bozzetti, l’altra ad Antinucci), richieste a un’agenzia di servizi di Mentana attraverso uno specifico modulo. Bozzetti non c’era al momento di firmare il modulo, perché la richiesta era stata commissionata attraverso un commercialista.

 

Secondo gli inquirenti, il titolare dell’agenzia di servizi e il commercialista sono responsabili di aver agito con superficialità nell’avvio delle pratiche a loro richieste e comunque non sembrerebbero implicati direttamente con l’operazione criminale.

 

Il primo ha ammesso di aver avuto rapporti diretti con Baldini e Antinucci per il rilascio delle due smart card per la firma digitale e di aver appreso da loro che Bozzetti non sarebbe stato presente al momento delle firme perché impegnato all’estero. Il commercialista, la cui posizione è stata segnalata per motivi disciplinari all’Ordine competente per non aver verificato come genuine (in quanto non apposte alla sua presenza) le firme riferibili ai soggetti interessati all’atto di cessione delle quote sociali, ha spiegato di aver lavorato, in buona fede, sulle carte che gli sono state trasmesse dal titolare dell’agenzia di servizi.

A seguito di alcune perquisizioni disposte dalla procura, è poi emerso che Baldini risulta esercitare tramite la Pronto Agency srl (intestata alla madre ottuagenaria deceduta nel luglio 2011) l’attività di supporto alle imprese, pur essendo un soggetto totalmente sconosciuto al fisco, qualificabile come evasore totale, non presentando dichiarazione dei redditi da oltre 16 anni. I finanzieri, che hanno setacciato le case dei due indagati, sono poi riusciti a recuperare tutta la documentazione sociale e contabile della Lprt.