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Smartphone: il tethering decreta la fine dei dispositivi mobili con connessione 3G-4G integrata?

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Il proliferare di dispositivi connessi alle reti mobili – tablet, laptop, ultrabook e cloudbook – è da mesi al centro dell’attenzione degli operatori, che temono un possibile collasso dei network dovuto al sovraccarico di traffico dati. La diffusione di questi device con connessione 3G/4G è allo stesso tempo considerata cruciale per il rafforzamento della posizione di mercato degli stessi operatori, ora che la penetrazione dei telefonini è giunta a un livello di saturazione.

Ma, dal momento che questi dispositivi vengono utilizzati prevalentemente in modalità Wi-Fi, come giustificare l’integrazione della connettività 3G o 4G ora che i consumatori hanno l’hotspot Wi-Fi – sotto forma di smartphone – in tasca?

 

Secondo un’analisi pubblicata da The Register, il 90% dei tablet venduti lo scorso anno negli Usa disponeva solo di connettività Wi-Fi. Un dato che non sorprende, visto che gli hotspot sono sempre più diffusi e che, dove non ve ne siano, si può ovviare col tethering, ossia la possibilità di offrire connettività Wi-Fi attraverso il cellulare, che diventa quindi un vero e proprio modem tascabile.

 

Grazie al tethering, usando la connessione 3G o 4G come backhaul, si può condividere la connessione Wi-Fi con 5 altri dispositivi e in maniera abbastanza semplice (meno di 5 passaggi, solo 3 se si usa iOs). Una volta abilitato il proprio smartphone come personal hotspot, quindi, qualsiasi altro dispositivo – come ad esempio un tablet – potrà connettersi a banda larga senza necessità (e i costi) di una connessione mobile.

 

Non tutti gli operatori, tuttavia, permettono di usare questa funzione – che può essere disabilitata sugli smartphone Apple e Microsoft – e alcuni richiedono costi aggiuntivi.

Vodafone UK, ad esempio, richiede 8 sterline in più al mese per abilitare il tethering sull’iPhone, mentre negli Usa, AT&T chiede 20 dollari. Solo sugli smartphone Android è possibile usare la funzione senza costi aggiuntivi.

 

L’ultimo iPad, nella versione che integra la connessione 3G costa 130 dollari in più di quello Wi-Fi only, ma come giustificare questo sovrapprezzo quando gli hotspot sono ormai praticamente ovunque, anche nella propria tasca? Consapevole di questa tendenza, Amazon, ad esempio, non ha prodotto un Kindle Fire 3G.

 

Certo, c’è ancora chi sostiene a spada tratta i device 3G perchè magari per lavoro non può rischiare di trovarsi in un’area non coperta dal Wi-Fi o perchè non vuole scaricare la batteria dello smartphone col tethering, ma presumibilmente si tratta di una porzione limitata di utenti, molti dei quali con telefonino aziendale e quindi con bolletta pagata.

E c’è chi pensa che presto la funzione di tethering potrebbe anche sparire misteriosamente dal menu dello smartphone.

 

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