Digital money contro l’evasione fiscale. La Svezia capofila tra i paesi ‘senza banconote’

di Alessandra Talarico |

Secondo gli economisti, la prevalenza delle transazioni elettroniche spiega perchè la Svezia ha meno problemi di illeciti finanziari rispetto a paesi come l’Italia o la Grecia: più cresce l’uso della carta di credito, minori saranno i profitti illeciti.

Svezia


Pagamenti elettronici

 

Mentre in Italia per combattere l’evasione fiscale e il riciclaggio, il premier Mario Monti ha deciso – tra mille polemiche – di inserire nel decreto “salva Italia” l’obbligo di effettuare le transazioni finanziarie sopra i 1.000 euro con moneta elettronica o bonifico, la Svezia sembra sia sulla strada per diventare il primo paese in grado di vivere senza le banconote, con notevoli vantaggi in termini di sicurezza (in netto calo le rapine) e di trasparenza finanziaria.

 

In molte città della Svezia, il primo paese in Europa a introdurre le banconote nel 1661, le compagnie di trasporto pubblico non accettano contanti: i biglietti sono prepagati o si acquistano tramite cellulare. Un numero ancora piccolo, ma in vistoso aumento, di negozi accetta solo pagamenti con carta di credito e molte le banche che, alla luce dei guadagni legati alle transazioni elettroniche, hanno eliminato le movimentazioni di contante.

 

Si stanno, insomma, delineando i contorni di un nuovo concetto di nazione ‘hi-tech’, in cui il denaro contante non ‘conta’ più così tanto, con buona pace di chi ancora ama il tintinnio delle monetine e…l’odore dei soldi.

Secondo gli economisti, quindi, la prevalenza delle transazioni elettroniche spiega anche il perchè la Svezia ha meno problemi di illeciti finanziari rispetto a paesi come l’Italia o la Grecia: più cresce l’uso della carta di credito, meno saranno le attività economiche in nero.

 

“Ci sono città dove è impossibile ormai recarsi in banca e usare il contante”, spiega Curt Persson, presidente dell’Organizzazione Nazionale dei Pensionati.

Le categorie che più soffrono di questa digitalizzazione del denaro sono infatti quelle degli anziani, in particolare quelli che vivono nelle aree rurali – molti di loro non hanno una carta di credito – e le comunità religiose che vivono delle offerte dei fedeli. In questo caso, però, molti si stanno attrezzando, come nel caso del vicario Johan Tyrberg della Carl Gustaf Church di Karlshamn, nel sud della Svezia, che ha installato in chiesa un lettore di carte di credito per facilitare la carità dei fedeli ipertecnologizzati.

 

Secondo i dati della La Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), banconote e monete rappresentano appena in 3% dell’economia svedese, contro il 7% dell’eurozona e il 9% degli Usa.

 

Il tramonto della ‘cash economy’ avrebbe inoltre implicazioni positive anche in termini di sicurezza: secondo la Swedish Bankers’ Association, infatti, il numero di rapine in banca è sceso da 110 nel 2008 a 16 nel 2011, il livello più basso da 30 anni a questa parte, quando sono iniziate le rilevazioni riguardo questo tipo di crimine. In netto calo anche le rapine ai portavalori.

 

C’è, però, anche il rovescio della medaglia ed è rappresentato dall’escalation delle frodi informatiche, incluso lo skimming (il processo con il quale i dati contenuti nella banda magnetica di una carta di credito originale sono copiati nella carta di credito falsa), passate dai 3.300 casi del 2000 a quasi 20 mila nel 2011.

Un’economia ‘all digital’ solleva anche diverse problematiche relative alla privacy: l’eliminazione graduale del contante – ha sottolineato Oscar Swartz, il fondatore di Banhof, il primo ISP svedese – introduce infatti la necessità di nuovi metodi di pagamento anonimi per favorire, ad esempio, le donazioni alle organizzazioni non profit.

 

Per il secondo anno consecutivo la Svezia si è collocata al primo posto del Global Information Technology Report pubblicato ogni anno dal World Economic Forum che prende in considerazione le maggiori economie a livello mondiale, valutandone il comportamento in tre macroaree: il contesto ICT macroeconomico, regolatorio e strutturale; il grado di prontezza degli individui, delle aziende e dei governi nel cogliere e sfruttare i vantaggi dell’Ict; l’utilizzo effettivo delle tecnologie (nella stessa classifica l’Italia è al 31esimo posto).

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