Frequenze: il Pd chiede commissariamento Rai. Mentre per il beauty contest probabile ulteriore proroga

di Raffaella Natale |

Pdl e Pd restano su posizioni diverse per quanto riguarda la governance Rai. Sulle frequenze ci sono difficoltà tecniche oggettive che non consentono di prendere decisioni in tempi brevi, nonostante il monito della Ue.

Italia


Vertice a Palazzo Chigi

Il vertice di ieri sera a Palazzo Chigi, durato fino a tarda notte e protrattosi per oltre cinque ore e mezza, non è servito a sciogliere i nodi riguardanti la Rai e men che meno le frequenze Tv.

Sebbene la Ue abbia chiesto all’Italia chiarimenti in merito al beauty contest, il tutto è stato rinviato a un nuovo incontro.

Tutti soddisfatti, invece, su riforma del lavoro e art.18, ddl corruzione e responsabilità civile dei pm. Mario Monti ha convocato per martedì le parti sociali sul lavoro.

Mentre per quanto riguarda altri temi all’ordine del giorno – le misure per la crescita e la riforma della Rai -, Palazzo Chigi fa sapere che il Ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera e il premier Monti “hanno presentato primi elementi ai fini di una discussione che avrà luogo in una prossima riunione”.

Sulla discussione pesano i veti incrociati di Angelino Alfano e Pierluigi Bersani, che costringono il premier a prendere tempo, per evitare forzature che rischierebbero di spaccare la maggioranza che lo sostiene.

 

Per il Pdl c’è anche sul tavolo, strettamente legato al tema Rai, la questione spinosa dell’asta sulle frequenze tv. Per il Pd, invece, resta netta la determinazione a non accettare un rinnovo dei vertici senza una riforma della governance.
In Rai con la legge attuale anche “una persona autorevole con quella governance è destinata solo a perdere autorevolezza perché nessuno può fare miracoli. Si faccia una nuova governance più adatta a un’azienda. Nel frattempo si faccia un breve commissariamento e si cambi passo”. Ha affermato il segretario del Pd, intervistato stamani da Skytg24.
Se non si fa così – ha aggiunto Bersani – noi non partecipiamo perché non ci prendiamo questa responsabilità“.
Pronta la replica del presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri: “Il governo non può commissariare la Rai, sarebbe incostituzionale”.

Monti si è presentato davanti ai leader di Pd, Udc e Pdl con l’obiettivo di ottenere l’OK al rinnovo del Cda Rai, che scade il 28 marzo. Ma sul tavolo è stata posta anche la questione della riforma della legge Gasparri, pur se con un approccio ‘morbido’. Ovvero, concordare un’intesa sull’avvio del percorso che porterà alla riforma della governance dell’azienda di Viale Mazzini. Ma Alfano ha mantenuto il punto, così come Bersani. Mentre Pierferdinando Casini ha tenuto una posizione di ‘mediazione’.

Il percorso che il governo avrebbe delineato ai leader, viene spiegato, è di procedere al rinnovo integrale del Cda, direttore generale compreso, con figure di alto profilo, a partire dal presidente. Non è un mistero che Alfano propenderebbe per una conferma dell’attuale Dg Lorenza Lei mentre già circolano i primi nomi di chi potrebbe sostituirla.

Pare che il governo stia pensando a Rocco Sabelli, ex Banca Intesa e alla guida della newco di Alitalia, o in alternativa Francesco Caio, ex amministratore di Omnitel, entrambi molto stimati da Monti, o Claudio Cappon, che ha già ricoperto l’incarico, nome che sarebbe gradito al ministro Corrado Passera.

 

Il Pd, dal canto suo, da settimane ormai preme su Monti per una modifica della legge Gasparri.

Ma su questo punto Passera è stato molto chiaro: non è ancora tempo per una nuova governance e “alle nomine del nuovo Consiglio, essendo tra un mese, si arriverà per definizione con la governance attuale“.

I tempi ci sono“, ha invece ribadito Bersani nel chiedere un intervento per decreto. E ha già chiarito che non parteciperà alle nomine del nuovo consiglio d’amministrazione che per legge spettano al parlamento.

 

La prorogatio dell’attuale vertice dopo il 28 marzo sembra comunque difficilmente evitabile.

“La soluzione a cinque, con un presidente eletto dai due terzi della Vigilanza, come quello attuale, risolve alcuni problemi e ne apre molti altri”, scrive Marco Mele sul Sole 24 Ore.

“Il presidente diventa decisivo per avere la maggioranza in Cda qualora i due schieramenti, come probabile, non dovessero trovare un accordo con i due consiglieri”.

 

Ma se per quanto riguarda la Tv pubblica la discussione resta confinata all’Italia, non può farsi lo stesso per le frequenze televisive, per le quali bisogna considerare la posizione della Commissione Ue che negli ultimi giorni ha ribadito all’Italia che l’assegnazione “deve rappresentare una opportunità per i nuovi entranti e piccoli entità radiotelevisive di entrare e/o espandersi nelle piattaforme digitali terrestri assicurando un uso efficiente dello spettro”.

Con la stessa determinazione il Pd ha fino a oggi insistito con l’esecutivo sulla necessità di archiviare definitivamente il beauty contest e assegnare le frequenze con un’asta (Leggi Articolo Key4biz).

La procedura gratuita è stata sospesa dal Ministro Passera fino al 20 aprile, quando dovrà comunicare come intende procedere perché, aveva spiegato a gennaio, “non è pensabile, di fronte ai sacrifici richiesti agli italiani, che un bene di Stato possa esser concesso gratuitamente” (Leggi Articolo Key4biz).

Mediobanca le ha stimate 1-1,5 miliardi di euro, a fronte dei 4 incassati dalla Stato con l’asta tlc.

E’ anche possibile che l’esecutivo metta a gara un multiplex per le telco che nei prossimi anni, soprattutto con l’avvento dei nuovi device web-based, avranno bisogno di maggiori risorse di banda per gestire l’aumentato traffico dati.

 

Non si tratta di una semplice questione, in quanto bisogna stabilire come fare eventualmente l’asta, a quali operatori riservarla oltre a individuare le frequenze oggetto di assegnazione.

Situazione resa ancora più complicata dal fatto che spetta all’Agcom dettare le regole dell’asta, e il suo mandato scade a fine maggio.

 

Presumibilmente il governo Monti chiederà un’altra proroga, visto anche che su questa decisione pesa quanto stabilito nell’ultima Conferenza di Ginevra dell’ITU.

 

Al WRC-12, infatti, è stata avanzata una richiesta (non prevista) da parte Paesi Africani e Arabi (una porzione significativa dei paesi che compongono con l’Europa la Regione 1) riguardo alla possibilità di utilizzare la Banda 700 MHz, attualmente utilizzata in modo esclusivo dalla TV (almeno nella Regione 1), per le comunicazioni mobili e poter realizzare nuove reti IMT (International Mobile Telecommunication) sulle frequenze UHF destinate alla televisione digitale terrestre.

 

Per rispondere alla richiesta, la Conferenza WRC-12 ha dovuto anticipare i tempi ed è stata “costretta” a deliberare che le frequenze del secondo dividendo digitale sono i 12 canali da 8 MHz (96 MHz) della Banda 700 MHz (dalla frequenza 694 alla frequenza 790).

E ha già deciso che questa allocazione (anche se su base co-primaria con il broadcasting) sarà effettiva dalla Conferenza del 2015.

 

Il Parlamento Europeo ha poi appena deliberato (15 febbraio) un suo Radio Spectrum Policy Programme che prevede, in tutta Europa, la liberazione della Banda 800 MHz che dovrà essere dedicata in modo esclusivo alle telecomunicazioni mobili (Leggi Articolo Key4biz). Inoltre ha invitato tutti gli Stati membri ad avviare un inventario dello spettro che consenta, entro il 2015, di individuare almeno 1200 MHz di spettro alla banda larga wireless.

 

E dunque, il combinato disposto delle azioni di ITU ed EU, costringeranno tutte le amministrazioni europee ad indicare, nel più breve tempo possibile, le esigenze di spettro nazionali per gli operatori mobili e per il servizio di broadcasting radiotelevisivo e a contribuire alla definizione delle opzioni di assegnazione e canalizzazione delle frequenze 700 MHz. Il tutto entro il 2015. Ragioni per le quali è facile pensare che ci sarà un altro rinvio di Passera sulla decisione definitiva.