Comunicazione e governo tecnico: Mario Monti e il ‘bisogno di padre’ degli Italiani

di di Barbara Collevecchio (Psicologa) |

Al governo tecnico mancano le emozioni vere. Probabilmente se la politica (quella bella e nobile di ateniese memoria) vuole fare uno scatto in avanti deve iniziare sin da ora la campagna elettorale a suon di emozioni e programmi.

Italia


Barbara Collevecchio

Uno degli assiomi della scuola di Palo alto, diretta da Bateson è che non è possibile non comunicare. Pur stando zitti, fermi e muti, mandiamo informazioni a chi ci osserva. Anche non far nulla è un comportamento. Lo sanno bene tutti quegli aggressivo-passivi che provocano l’altro con un silenzio e una rigidità che non sono altro che violenza soft.

La comunicazione politica non è iniziata con l’era del web né in essa trova il suo apice.

L’estetica soprattutto è stata sempre coinvolta nella comunicazione di valori e ideali, ne è la prova l’architettura fascista: imponente, squadrata e solida che rifletteva l’idea di magnificenza e rigidità rassicurante trasmessa dal Duce, chiaramente rifacentesi ai fasti estetizzanti del grande impero romano.

Per non parlare di Hitler che delegò all’architetto Albert  Speer la sua opera estetizzante attraverso la costruzione di palcoscenici potenti, ricchi di simboli comunicativi.

 

La comunicazione è fatta attraverso il SIMBOLO, immagini potenti, ripetitive, sconvolgenti o rassicuranti. Il simbolo è emozione ed è provato che  si può comunicare efficacemente solo attraverso le emozioni. Numerosi studi hanno letteralmente rovesciato l’ottica cartesiana legata alla razionalità e dimostrato che nei processi decisionali siamo trasportati più dall’ emozione da noi suscitata dagli stimoli che dalle argomentazioni razionali.

 

Seguendo questo discorso voglio analizzare cosa ci comunica  il neo premier Mario Monti.

Monti non è un comunicatore emotivo, voi mi direte. Voglio provare a dimostravi che invece anche l’onda di approvazione che avvolge il premier è di natura emotiva.

Non c’è comunicazione senza contesto. Il contesto  politico italiano pre-Monti verteva in una condizione di  completo stallo in cui gli scandali sessuali del premier, le indagini sulla corruzione e la P4 dilagavano. I pochi che tentavano di comunicare alla massa che nel frattempo l’Italia stava economicamente andando a rotoli erano bollati come “depressi e pessimisti“. Silvio Berlusconi attraverso i media ci rassicurava, ci trastullava con il panem et circenses dei suoi affari e , complici i media e i gossippari, vivevamo in uno stato di sopore, emozionati solo dall’ultima intercettazione o esternazione di qualche velina.

Nel frattempo però evidentemente c’era qualcuno che stava lavorando ai fianchi di questo sistema. Nel giro di poco tempo il senatore Monti è stato nominato senatore a vita e poco dopo è diventato il nostro nuovo premier inaugurando il governo dei tecnici.

 

La reazione emotiva è stata di un impatto fortissimo. Il 66% degli Italiani secondo alcune statistiche riponeva la sua completa fiducia in monti e il suo governo.

L’italiano più di ogni popolo ha un estremo bisogno di padre e di punti di riferimento. Questo perché siamo notoriamente una popolazione molto legata al matriarcato, al pranzo domenicale, all’istituzione famiglia e siamo cresciuti in nuclei in cui la madre ha sempre avuto un forte potere di cura e protezione. Tutti i popoli del sud del mondo sono molto più legati all’archetipo materno che a quello paterno e deficitano  psicologicamente di padre.

Come un bambino privo di padre cerca questa figura in soggetti sostitutivi, così l’italiano, morte le ideologie, secolarizzatasi la chiesa e inficiatasi la famiglia, cerca almeno nella politica un padre buono o rigoroso che gli dia punti di riferimento.

 

Berlusconi, incarnando l’italiano medio simpaticone, motteggiatore, realizzato, pieno di status symbol e di donne, per un po’ è riuscito a veicolare su di sé molte proiezioni e desideri della massa. In molti lo ammiravano perché si era fatto da solo, aveva denaro e donne e aziende rigogliose, nonché una squadra di calcio.

Ma se il potere logora chi non ce l’ha figuriamoci quanto inflazioni l’ego di che lo detiene, e il nostro Silvione si è lasciato andare, per così dire.

 

Così, complice una magistratura che ha sempre indagato su di lui e i media oppositori che non l’hanno mai mollato, è crollato miseramente. Scandali, veline, presunti  giri di prostituzione, minorenni, intercettazioni, indagini e processi hanno comunicato all’elettore che Silvio Berlusconi non era più il simbolo di un uomo vincente ma un vecchio, anche un po’ maniaco, che pensava solo al sesso e al potere.

L’Italia si sa è anche bigotta e non ha fatto piacere a nessuno sapere di avere un premier che la notte folleggiava con le ragazzine.

Di solito chi ha un padre viveur e sciupafemmine, per compensazione diventa molto diverso o comunque vive un disagio. Il padre deve essere una figura rassicurante, un Io morale che ci difenda dagli istinti più bassi.

 

Le emozioni di quel periodo erano legate all’indignazione e al super-Io collettivo , stanco delle continue boutade del premier e dei suoi scandali.

 

Quale momento migliore per proporre il dio dell’austerità, il professore in loden, l’educato, serioso, professionale e cauto Mario Monti?

 

Mario Monti volente o nolente ha suscitato emozioni: in un momento così confuso e di panico, in cui lo spread saliva e le borse cadevano a picco, in cui i tedeschi ci minacciavano, è arrivato il Messia.

Un messia che parla di pani e di pesci, di come sopravvivere alla crisi, dividere le risorse, ripagare i debiti e non finire totalmente in bolletta.

Mario Monti incarna non il padre buono ma il padre competente, quello che ti insegna ad andare in bicicletta e ad usare la canna da pesca. Quello che ti dice “no questo non lo puoi comprare” e “bisogna risparmiare”.

 

E l’italiano ci crede, perché si emoziona, perché è rassicurato.

 

La conseguenza della luna di miele emozionale del governo tecnico e competente versus i politi corrotti e “magnoni” ha prodotto delle conseguenze. I politici crollano, altra emozione per chi dell’antipolitica fa mestiere e si crea un vero e proprio  panico tra gli addetti ai lavori. Enrico Letta, Veltroni, Alfano si mettono a rincorrere la figura del premier.  “Non lasciamolo alle destre, non lasciamolo alle sinistre”! . In molti fanno a gara per accaparrarsi questo simbolo della pulizia, questo professore della sicurezza e stabilità.

 

Ma quanto durerà? Monti ha già detto che finito il mandato tornerà in Bocconi. La politica come farà a rifarsi il trucco dopo il governo tecnico? Come farà a comunicare ancora agli italiani?

 

Io penso che se il governo dei tecnici dovesse durare per più di una legislatura la luna di miele con gli italiani finirebbe perché verrebbero a galla i deficit di comunicazione di questi professori, freddi e legati al tecnicismo. Se infatti  la comunicazione è legata alle emozioni non scordiamoci che le emozioni sono volubili e  alcune durano poco. Soprattutto gli entusiasmi di massa se non sono veicolati da visoni più ampie e narrazioni di maggior spessore.

 

La Fornero, Martone, Monti stesso non sono grandi comunicatori, se fino ad ora hanno dato emozioni l’hanno fatto per un contesto che li vedeva vincenti rispetto al marcio che c’era prima.  Hanno incarnato, se così si può dire il lato buono e fattivo dell’antipolitica.

Ma credo che se stessero per ancora molto tempo al potere la gente avvertirebbe che manca un’idea, un emozione, una visione ampia di dove vogliamo andare al di là dell’economia e quindi anche su temi laici . Al governo tecnico mancano le emozioni vere.

Probabilmente se la politica (quella bella e nobile di ateniese memoria) vuole fare uno scatto in avanti deve iniziare sin da ora la campagna elettorale a suon di emozioni e programmi.