Accesso disaggregato alla rete. Il Berec netto contro il provvedimento, chiede intervento Ue

di Alessandra Talarico |

L’organismo dei regolatori europei delle tlc esprime ‘profonda preoccupaziopne’ per una misura che minerebbe l’indipendenza del regolatore italiano e auspica l’intervento della Commissione.

Italia


Georg Serentschy

Dopo le dichiarazioni rilasciate venerdì alla stampa dal presidente del Berec Georg Serentschy, oggi l’organismo che riunisce i 27 regolatori nazionali del settore delle telecomunicazioni ha preso una posizione ufficiale sull’emendamento al DL Semplificazioni, già approvato dalla Camera e in attesa del passaggio al Senato, sulla disaggregazione dei servizi di accesso all’ingrosso alla rete fissa di Telecom Italia. (Leggi articolo Key4biz)

 

Una posizione ferma, che non lascia spazio ai dubbi: Berec, dopo aver espresso “profonda preoccupazione” per una decisione che minerebbe l’indipendenza del regolatore italiano ha infatti chiesto esplicitamente alla Commissione europea di prendere posizione contro quella che “può essere descritta solo come una tendenza preoccupante”, confidando che l’esecutivo “seguirà attentamente gli sviluppi del caso e avvierà prontamente una procedura d’infrazione se il decreto dovesse diventare legge”.

Secondo la legge europea, adottata nel 2009, ricorda Berec, l’imposizione di una regolamentazione economica, compresi gli obblighi di accesso, è di esclusiva competenza del regolatore nazionale, quindi dell’Agcom.

In base al quadro normativo europeo, infatti, “i regolatori nazionali devono operare in maniera indipendente da qualsiasi altro organismo in relazione allo svolgimento dei loro compiti di regolamentazione”.

“Ciò significa che i poteri e la discrezionalità dei regolatori nella predisposizione  dell’appropriata regolamentazione economica per i mercati di riferimento non devono essere ostacolati dalla legislazione nazionale”, aggiunge l’organismo europeo.

Il problema è stato peraltro già considerato dalla Corte di giustizia europea nel dicembre 2009, quando è stato stabilito che il quadro normativo europeo conferisce chiaramente al regolatore – e non al legislatore – il compito di determinare la necessità di una regolamentazione dei mercati nazionali delle telecomunicazioni.

 

I regolatori, nell’esercizio delle funzioni di regolamentazione loro assegnate nell’ambito del Framework europeo, hanno un “ampio potere discrezionale, così da essere in grado di determinare la necessità di regolamentare un mercato caso per caso”.

 

Il Berec  (Body of european regulators for electronic communication) è composto dai responsabili delle 27 authority nazionali ed ha il compito di vigilare sul funzionamento del mercato, nonché di coadiuvare Commissione, Parlamento e Consiglio Ue nel trattare questioni su cui ha specifiche competenze.

 

Secondo i regolatori Ue, tra l’altro, non è la prima volta che “l’integrità e l’indipendenza dei regolatori nazionali delle telecomunicazioni vengono minacciati dalle azioni dei governi o dei legislatori nazionali”.

In tali casi, conclude Berec, “la Commissione europea ha espresso la sua preoccupazione e intrapreso le adeguate azioni legali”. Come, auspica l’organismo Ue, succederà anche in questo caso.

Venerdì scorso, anche il presidente del Berec aveva espresso la propria posizione sulla delicata questione, sottolineando che l’intervento del legislatore nazionale sulle regole per l’accesso alle reti sarebbe in netta violazione con le normative europee “che prevedono decisioni indipendenti da parte dei regolatori nazionali”.

 

Un coro unanime, quindi, quello levatosi contro l’emendamento firmato da da Paolo Romani e Stefano Saglia: dopo la presa posizione dei piccoli azionisti riuniti nell’associazione Asati (Leggi articolo Key4biz) e la denuncia presentata da ETNO al Commissario Ue per l’Agenda Digitale Neelie Kroes (Leggi articolo Key4biz), anche i sindacati Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, hanno evidenziato compatti le conseguenze negative che una tale misura potrebbe avere sull’occupazione.

“E’ inaccettabile – dicono in una nota congiunta – che in un periodo come questo, nel quale l’occupazione deve rappresentare la priorità per tutte le forze politiche e sociali, si mettano in pericolo migliaia di posti di lavoro, con norme dirigiste che non considerano la reale funzionalità del sistema di telecomunicazioni italiano”.

“La norma – sottolineano – smentisce palesemente le regolazioni introdotte dall’Agcom, unico organismo preposto anche dalla normativa europea, modificando sostanzialmente gli assetti d’impresa, introducendo elementi non presenti in nessun altro paese europeo, tali da indurre la stessa Comunità ad aprire una procedura di verifica sulla legittimità della norma rispetto alla disciplina Europea.”

 

“Gli effetti – concludono – potrebbero essere molto pesanti: da un lato il caos sulla gestione della rete in cui soggetti diversi potrebbero trovarsi a intervenire su un’unica rete, dall’altro il rischio di migliaia di esuberi in Telecom.”