Brevetti. Anche Microsoft ricorre all’Antitrust Ue contro Motorola Mobility

di Alessandra Talarico |

Motorola viola gli impegni FRAND e sta usando standard essenziali per ‘uccidere il video sul Web’, dice Microsoft.

Europa


Google - Motorola

Dopo Apple, anche Microsoft ha presentato una denuncia antitrust contro Motorola Mobility presso la Commissione europea (Leggi articolo Key4biz).

Come la società di Cupertino, anche il gruppo di Redmond sostiene che Motorola Mobility – che presto entrerà nelle proprietà del rivale Google – abbia abusato di brevetti essenziali, che andrebbero concessi in licenza sulla base di termini equi, ragionevoli e non discriminatori (FRAND).

 

Le accuse di Microsoft si riferiscono, nello specifico, ai brevetti relativi ai video online. In un post dal titolo “Google: Please don’t kill video on the Web”, Dave Heiner Vice President & Deputy General Counsel, Corporate Standards & Antitrust Group di Microsoft ha spiegato che la denuncia è stata necessaria perchè “Motorola sta tentando di bloccare le vendite di PC Windows, della nostra console Xbox e di altri prodotti” sostenendo che questi prodotti “permettono di visualizzare i video sul Web e di connettersi senza fili a Internet utilizzando gli standard del settore”.

 

Anche se gli utenti danno per scontata la possibilità di visualizzare video su smartphone, tablet, PC o lettori DVD / Blu-ray e di connettersi a internet senza fili, questo è possibile, ha scritto Heiner, perchè l’industria si è accordata sulla definizione di norme tecniche comuni che ogni impresa può utilizzare per realizzare prodotti compatibili per il video e il Wi-Fi.

“Motorola e tutte le altre imprese che hanno contribuito a questi standard hanno anche fatto una promessa: se avessero avuto brevetti essenziali per questi standard, li avrebbero concessi a condizioni eque e ragionevoli, e non li avrebbero usati per bloccare i prodotti concorrenti”.

Ma, sostiene ancora Heiner, Motorola questa promessa non l’ha mantenuta e sta ora usando questi standard essenziali per “uccidere il video sul Web”. Google, che presto ne acquisirà la proprietà, “non sembra essere disposto a cambiare rotta”, ha aggiunto, sottolineando che nei procedimenti legali in corso sia negli Usa che in Europa, la società sta chiedendo a Microsoft di togliere i suoi prodotti dal mercato oppure di rimuovere le funzioni che permettono di riprodurre video e collegarsi in modalità wireless.

L’unico motivo alla base di questa richiesta è che questi prodotti “implementano standard di cui Motorola possiede i brevetti”.

 

Guardare video è una delle attività principali che gli utenti svolgono sul web e tutti siamo ormai abituati a essere connessi “anytime, anywhere” grazie al Wi-Fi: “immaginate che passo indietro sarebbe se non si potessero più guardare i video sui dispositivi digitali o se non ci si potesse più collegare via Wi-Fi, o se solo alcuni prodotti, ma non altri, avessero queste capacità”.

Sarebbe, dice Heiner, una sconfitta per lo scopo di uno standard industriale.

 

“Microsoft – ha aggiunto – è certamente preparato a pagare un prezzo ragionevole per l’uso della proprietà intellettuale altrui e negli ultimi anni ha siglato centinaia di accordi di licenza. Sfortunatamente, però, Motorola si è rifiutata di concedere i brevetti a un prezzo che fosse anche lontanamente ragionevole: per un laptop da 1.000 dollari, Motorola ha chiesto a Microsoft il pagamento di 22,50 dollari per i suoi 50 brevetti sullo standard video H.264″.

Heiner ha quindi spiegato che ci vogliono almeno altri 2.300 brevetti per implementare lo standard, realizzati da 29 aziende che si sono unite e accordate per concederli sulla base di termini FRAND. Per questo gruppo di 2.300 brevetti Microsoft paga in tutto 2 centesimi, mille volte meno di quanto chiesto da Motorola per 50 brevetti. E ovviamente, più sale la gamma di appartenenza dei dispositivi, più le royalties sono alte.

 

“Se ognuno agisse come Motorola, il costo associato ai brevetti sarebbe maggiore di quello di tutti gli altri costi per la produzione di Pc, smartphone, tablet e altri dispositivi messi insieme e ovviamente questo farebbe crescere di molto il prezzo di questi prodotti”, ha spiegato.

 

“Google può cambiare questo stato di cose: da una compagnia così impegnata a proteggere internet ci si aspetterebbe un impegno maggiore contro l’uso dei brevetti essenziali per bloccare i prodotti rivali”, ha aggiunto Heiner, sottolineando che ogni azienda disposta a pagare un canone equo dovrebbe essere in grado di implementare standard di settore. “L’adesione a questo principio è essenziale per contenere i costi e per il mantenimento di internet come piattaforma aperta e interoperabile”.

 

La riluttanza di Google a prendere  questo impegno è molto preoccupante ecco perché tutto il settore dovrebbe dire in coro: “Google: per favore non uccidere i video sul Web”.