NGN. Marco Patuano difende il piano di Telecom Italia: ‘La nostra rete è aperta, il vero problema è la domanda’

di Alessandra Talarico |

L’Ad di Telecom Italia risponde ai concorrenti, che ieri hanno chiesto al Governo un intervento per aumentare la concorrenza nella rete fissa ed evitare un nuovo monopolio nella fibra ottica.

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Marco Patuano - Franco Bernabe'

La domanda. È questo l’ostacolo la sulla via della digitalizzazione del Paese.

E’ vero o no che la realizzazione delle infrastrutture di nuova generazione è frenata dall’assenza di interesse, da parte di cittadini e imprese, nei confronti dei servizi a banda larga ultraveloce?

La risposta, secondo l’amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano è positiva: “le reti a banda ultra larga devono seguire la domanda e in questo momento la domanda in Italia continua a soffrire rispetto agli altri Paesi europei”, ha affermato, rispondendo alle accuse mosse ieri dagli amministratori delegati di Vodafone Italia e Wind. In audizione alla Camera, Paolo Bertoluzzo e Ossama Bessada hanno chiesto al Governo di fare di più per stimolare la concorrenza sul mercato della rete fissa, dove è ancora troppo forte il peso dell’ex monopolista (Leggi articolo Key4biz) e in cui si rischia il ritorno al monopolio.

Per l’ad di Vodafone, “la mancanza di domanda di fibra è un falso problema: come se per fare le reti UMTS avessimo aspettato l’arrivo degli smartphone. Non le avremmo mai fatte”.

 

Un concetto ribadito anche da Roberto Rao nel corso della discussione sulle mozioni per la realizzazione delle reti di nuova generazione ieri alla Camera (Leggi articolo Key4biz): “Spesso si dice – ha affermato Rao – che non è necessario investire nelle infrastrutture perché, comunque, non ci sono ancora i servizi che possono viaggiare su quelle infrastrutture. Quindi, fare i grandi investimenti, rispetto alla cosiddette reti di nuova generazione, non serve. Tuttavia, se nel mobile non vi fossero stati gli investimenti, le innovazioni tecnologiche, l’UMTS, 3G (domani 4G), LTE, probabilmente non avremmo mai usato gli smartphone”.

“La stessa cosa – ha aggiunto Rao – vale per quanto riguarda le reti di nuova generazione, che comporteranno assistenza sanitaria a casa e tantissime attività che si potranno svolgere meglio, magari, nella propria abitazione che altrove”.

 

Marco Patuano ha rimandato al mittente le affermazioni di Bertoluzzo secondo cui il piano Telecom Italia per lo sviluppo dell’NGN sarebbe “uno spreco di risorse che il Paese non può permettersi” perché “sposterebbe il problema ancora più in avanti allungando la vita della rete in rame e  accelerando ulteriormente la rimonopolizzazione del mercato della telefonia fissa”.

 

“La nostra è un’infrastruttura aperta” ha affermato Patuano, sottolineando che in questa fase “è importante iniziare ad attivarci perché ci sia una ultra banda fissa e mobile ed un progetto che preveda in pochi anni di aumentare la penetrazione nella popolazione italiana è meritevole”.

 

Il piano di Telecom Italia, illustrato dal presidente Franco Bernabè alla Camera la scorsa settimana, prevede la copertura con connessioni fino a 100 Mega di 99 Comuni entro il 2014.

Da qui ai prossimi due anni, l’obiettivo è di raggiungere una copertura di circa 6 milioni di unità immobiliari, corrispondenti al 25% della popolazione.

Per il 2020, in linea con gli obiettivi della Digital Agenda europea, la copertura continuerà, interessando più di 200 comuni e circa il 50% della popolazione (leggi articolo Key4biz).

Il piano, ha spiegato Bernabè, si articola in due fasi: nella prima, la fibra arriverà agli armadi della rete di distribuzione, in architettura FttCab con connessioni da 30 a oltre 50 Megabit/secondo. La seconda fase prevede quindi  la copertura in fibra degli edifici e delle singole unità immobiliari, in architettura FTTH.

“L’intervento in due fasi – aveva sottolineato Bernabè – risponde a criteri di efficienza e consentirà un significativo aumento della capacità trasmissiva”,  grazie a innovazioni tecniche come il vectoring, che Telecom Italia sta già testando e che permetterà di aumentare significativamente la velocità trasmissiva, di garantire connessioni fino a 100 Mega e oltre ad una quota significativa dei clienti.

 

Anche l’associazione degli azionisti di Telecom Italia ASATI, non sempre troppo tenera nei confronti dell’azienda, questa volta ha difeso il piano NGN, ritenendo che “finalmente la soluzione individuata da Telecom Italia da un lato risolve almeno inizialmente il notevole problema dell’eventuale cablaggio verticale degli edifici, dall’altro lato sia più prudente specialmente come test per il successo dei nuovi servizi”.

Il presidente Asati, Franco Lombardi, nel ricordare che questa soluzione è stata già adottata da altri operatori quali Deutsche Telecom e British Telecom, ha ribadito che per costruire una rete per l’intero Paese è “indispensabile avere un soggetto unico che abbia vision e capacità tecniche necessarie” e l’obiettivo potrà essere raggiunto – ha concluso – “con la costituzione di una  società della rete, a maggioranza Telecom Italia, dove oltre alla CDP, indispensabile anche per un ruolo di equilibrio, potranno aderire  anche tutti gli operatori, in grado di  confluire e contribuire al progetto con  proprie risorse economiche o assets già disponibili nel settore della telefonia fissa”.