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NGN. Ossama Bessada (Wind) e Paolo Bertoluzzo (Vodafone) alla Camera: ‘No a nuovi monopoli nella fibra ottica’

Italia


Gli amministratori delegati di Vodafone Italia e Wind, Paolo Bertoluzzo e Ossama Bessada, sono stati ascoltati oggi in Commissione Trasporti alla Camera, dove hanno illustrato le loro posizioni sulle prospettive di realizzazione in Italia delle reti NGN.

Bessada, che è anche vice presidente esecutivo per Nord America ed Europa di VimpelCom, ha ricordato il forte impegno della società da lui guidata nell’offerta agli utenti italiani di servizi performanti e competitivi anche in un contesto economico e concorrenziale particolarmente difficile e ha sottolineato la volontà di continuare a svolgere di primo piano nel mercato delle comunicazioni italiane. Ha sottolineato tuttavia la necessità di un intervento da parte delle istituzioni per “ristabilire condizioni di concorrenza nel fisso anche al fine di evitare che la migrazione dal rame alla fibra possa rappresentare un’occasione irripetibile di ri-monopolizzazione del mercato”

 

Wind, che è il secondo operatore italiano di rete fissa per numero di clienti e terzo principale operatore italiano nella telefonia mobile, “ha investito per lo sviluppo e l’ampliamento della sua rete, sia fissa e mobile, circa 5 miliardi di euro dal 2005 al 2010. Nonostante la contrazione del mercato delle tlc, Wind anche nel 2011 ha investito circa 1 miliardo di euro in aggiunta all’importo di 1,1 miliardi pagato per le frequenze LTE”, ha affermato Bessada, che ha quindi rilevato come in Italia, ad oltre 15 anni dalla liberalizzazione della telefonia fissa, continui a essere forte la posizione dell’ex monopolista, che  “continua ad avere circa il 70% del mercato retail ed in questo difficile contesto competitivo, l’incremento continuo da parte di Telecom Italia dei prezzi all’ingrosso dei servizi di accesso alla rete rame e le politiche di pricing aggressive anche oltre i limiti consentiti stanno riducendo significativamente la capacità di competere degli altri operatori compromettendo seriamente il livello di concorrenza faticosamente raggiunto”.

 

L’amministratore delegato di Vodafone Italia, Paolo Bertoluzzo, ha invece sottolineato come sia importante massimizzare il valore di quello che già è stato fatto di buono piuttosto che “cercare accordi teorici”.

“Serve una società terza, che si occupi di portare la fibra fino alle case e alle imprese, con un’architettura di rete aperta a tutti gli operatori a condizioni uguali”, ha affermato Bertoluzzo, che ha indicato come Vodafone sia disponibile a “essere cliente e partner commerciale di Metroweb e, se necessario per accelerare lo sviluppo della fibra, anche a partecipare all’equity”.

“Metroweb – ha sottolineato – esiste già, ha le competenze e secondo noi dovrebbe essere il punto di partenza, se c’è un progetto per andare oltre Milano”.

Bocciata, invece, la soluzione della partnership pubblico-privato sul modello sviluppato nella Provincia di Trento che “non può rappresentare il modello di sviluppo e di modernizzazione di cui il Paese ha bisogno“: secondo Bertoluzzo su questa intesa potrebbe anche profilarsi un intervento della Commissione europea che potrebbe voler valutare “se c’è un contesto di aiuti di Stato, perché si consente a un operatore privato come Telecom Italia di beneficiare di soldi pubblici per realizzare un’infrastruttura chiusa”.

 

Secondo Bertoluzzo, quindi, in termini di sviluppo del sistema-Paese è apprezzabile la cabina di regia voluta dal Governo, che riporta “il tema delle infrastrutture di telecomunicazioni al centro delle priorità del Paese”. Rappresenterebbe invece un passo indietro, se fosse confermato, il nuovo piano di Telecom Italia, da cui non scaturirebbe “una rete di nuova generazione in fibra, bensì un’infrastruttura di vecchia generazione in rame che ha moltissime limitazioni”.

“Un simile piano lascerebbe il Paese indietro e farebbe fare un ulteriore passo indietro alla concorrenza. Abbiamo sentito parlare di un progetto in due fasi, che sarebbe uno spreco di risorse che questo Paese non si può permettere che sposterebbe il problema ancora più in avanti allungando la vita della rete in rame e  accelerando ulteriormente la rimonopolizzazione del mercato della telefonia fissa”, ha aggiunto, sottolineando tuttavia come sia “assolutamente lecito e condivisibile che Telecom presenti il proprio piano e scelga come fare la propria rete per massimizzare il valore per i propri azionisti”.

 

Tre le priorità indicate da Bertoluzzo per un’infrastrutturazione che sia da stimolo alla crescita economica del Paese: “le Istituzioni mantengano l’ambizione di portare la fibra fino alla casa dei cittadini per portare sviluppo al Paese; l’Autorità vigili con regole a tutela della concorrenza  a prescindere dalle scelte dell’incumbent; se ci sono soldi pubblici come il Piano EuroSud per l’Agenda Digitale devono andare ad un progetto aperto alla competizione per portare la fibra fino alle case e alle imprese: non possono certo essere usati per finanziare un progetto privato di un singolo operatore”.

 

Bertoluzzo ha infine ricordato le grandi differenze che esistono tra il mercato della telefonia fissa e quello del mobile: quest’ultimo, con 4 operatori infrastrutturati, “grazie ad una forte spinta competitiva, genera sviluppo, corsa all’innovazione e vantaggi per il consumatore con prezzi in calo e ingenti investimenti sulle reti e per le frequenze”.

Sul mercato della telefonia fissa, invece, l’innovazione non arriva perchè “continua a pesare l’assenza di una concorrenza infrastrutturale” e per questo la rete fissa continua a rappresentare “un business in perdita per assetto delle regole e del mercato”.

Gli operatori alternativi, ha ricordato, non hanno margini di profitto perchè “…il 100% della generazione di cassa va a Telecom Italia che mantiene il monopolio dell’accesso, con canoni e prezzi in aumento e in controtendenza rispetto all’Europa”.

“Per questo – ha concluso – auspichiamo che il Governo metta al centro del programma di liberalizzazioni anche la telefonia fissa”.

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