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Pirateria: tutta la verità sull’ACTA. Il Commissario Ue Karel de Gucht indica i rischi di una mancata ratifica

Unione Europea


La Commissione Ue fornisce ulteriori chiarimenti sull’ACTA e per voce del Commissario per il Commercio, Karel de Gucht, fa sapere che il Trattato non prevedrà norme contro i singoli individui responsabili di downloading illegale.

Nel documento pubblicato dall’esecutivo europeo si spiega chiaramente che “L’ACTA non sorveglia, né controlla le comunicazioni private su internet. Non provocherà la censura di siti web. Non riguarda il modo in cui i singoli cittadini utilizzano internet”.

E ancora: “L’ACTA non modificherà la legislazione vigente dell’UE. Non creerà nuovi diritti di proprietà intellettuale, ma verterà su procedure e misure volte a far rispettare i diritti esistenti e ad agire contro le violazioni su grande scala, spesso compiute da organizzazioni criminali”.

 

La presa di posizione di alcuni europarlamentari e le mobilitazioni organizzate in tutta Europa e sostenute da Anonymous rischiano di dare una visione distorta di questo Accordo multilaterale, firmato il 26 gennaio a Tokyo, che consentirà ai Paesi di cooperare per lottare efficacemente contro le violazioni dei diritti di proprietà intellettuale (DPI).

 

A fine febbraio de Gucht dovrà comparire davanti al Parlamento Ue per sostenere le ragioni dell’ACTA, ma la situazione potrebbe ulteriormente compromettersi dopo le dichiarazioni rilasciate dal presidente dell’Europarlamento Martin Schulz, per il quale l’Accordo non avrà futuro se mantenuta nella sua forma attuale (Leggi Articolo Key4biz).

 

L’ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement) è stato firmato da 22 dei 27 Paesi Ue. Negoziato tra Ue, Stati Uniti, Giappone, Canada, Nuova Zelanda, Australia, Singapore, Corea del Sud, Marocco, Messico e Svizzera, il Trattato è dedicato alla protezione della proprietà intellettuale su beni, servizi e prodotti immateriali, dalle medicine fino al downloading illegale dalla rete.

L’ACTA garantisce che il livello di protezione della proprietà intellettuale nell’Ue, già molto elevato, diventi globale proteggendo in questo modo i posti di lavoro in Europa. Poiché l’Europa perde ogni anno più di 8 miliardi di euro a causa delle merci contraffatte che invadono il nostro mercato.

 

“Se uno dei principali negoziatori dovesse recedere dall’ACTA, si avrebbe un grave impatto“, hanno spiegato dalla Ue. In altre parole, se uno dei Paesi della Ue o il Parlamento europeo dovessero rigettarlo, l’ACTA sarebbe morto.

 

La Commissione Ue ha riconosciuto d’aver ‘tardato’ a comunicare i contenuti di questo Accordo e aver lasciato che si diffondesse l’idea, specie tra i giovani, che l’ACTA sia uno strumento di repressione.

I negoziatori hanno anche ammesso che nel corso delle trattative s’era ventilata la possibilità, ‘immediatamente respinta’, di introdurre un sistema di risposta graduale per contrastare la pirateria online simile a quello della Francia con la Legge Hadopi.

Probabilmente, hanno confessato, “l’enorme confusione deriva proprio da questo”.

Non c’è mai stata l’intenzione di intraprendere il cammino della Francia. Questa disposizione ha prodotto divisioni all’interno dell’Unione europea e non vale neanche la pena parlarne“, ha assicurato la Commissione.

“L’ACTA non impone il sistema Hadopi, ma non lo vieta”, hanno tuttavia riconosciuto i negoziatori europei.

Ma le disposizioni previste dall’ACTA “non riguardano il file-sharing tra singoli individui” e “non impongono agli Isp di diventare i controllori di internet in Europa“, ha sottolineato la Commissione.

“Le infrazioni della proprietà intellettuale non vengono considerate a meno che non abbiano la dimensione di attività commerciale come il caso, per esempio, di un sito che vende file con pubblicità ricavandone un profitto”.

 

Per maggiori informazioni:

ACTA (versione italiana)

Documento della Commissione Ue su ACTA in italiano

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