Campi elettromagnetici a radiofrequenza: dannosi o no? Lo speciale della Fondazione Ugo Bordoni

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Esce oggi il secondo numero della rivista di approfondimento Telèma2puntozero, con i contributi di sei esperti. Il Presidente della FUB, Alessandro Luciano: ‘Il primo numero è stato letto in 23 Paesi diversi’.

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I campi elettromagnetici a radiofrequenza fanno davvero male?

È questo il focus del secondo numero di Telèma2puntozero (www.telema2puntozero.it), la rivista della Fondazione Ugo Bordoni che analizza, in ciascuna pubblicazione, un argomento emergente dell’ICT in il linea con il ruolo di “thought leadership” che la Fondazione gioca nel settore, ricorrendo ai contributi degli esperti più autorevoli.

 

Telèma2puntozero, “Il primo motore di risposta su ICT e società”, si ispira all’iniziativa editoriale nata nel 1995 su idea di Ignazio Contu e si sposta su Internet.

Seguendo una linea editoriale ben definita, l’obiettivo della rivista è quello di affrontare, in maniera documentata ma chiara e divulgativa, questioni in cui le scelte tecnologiche si intrecciano alla tutela degli interessi pubblici.

Ogni numero della rivista propone perciò un problema, che viene analizzato in una serie di articoli “paralleli”, nei quali si sviluppano approfondimenti sull’argomento in base a differenti punti di vista o a specifiche competenze.

Lo stile è concreto e operativo, proponendo per ciascun argomento trattato, soluzioni e possibili opzioni di scelta. E naturalmente si invitano i lettori a cercare di migliorarle, contribuendo attivamente alla fase di elaborazione delle soluzioni. Insomma, Telèma è tornata in chiave “2.0”.

 

Nel mare magnum di articoli, commenti, post e opinioni, in cui è difficile individuare i riferimenti giusti sul dibattito in corso, il secondo numero di Telèma2puntozero accoglie i contributi approfonditi di sei esperti sul tema dei campi elettromagnetici a radiofrequenza. La complessità degli argomenti affrontati dalla Fondazione Ugo Bordoni, infatti, richiede l’apporto dei tecnici, ma anche quello di economisti, giuristi, politici, manager di imprese e pubbliche amministrazioni, personalità della cultura.

 

Telèma2puntozero, di cui è oggi online il secondo numero, è un progetto che ha preso il via lo scorso novembre e, come sottolinea il Presidente della Fondazione, l’avvocato Alessandro Luciano “ha già incassato un notevole successo. Fin dai primi giorni, infatti, le visite al sito si sono attestate su una media giornaliera elevata e provengono da 23 paesi/zona tra cui non solo quelli europei, che registrano il massimo di visite, ma anche Stati Uniti, Australia, Cina e Russia. Un risultato davvero soddisfacente soprattutto se pensiamo che deriva dal semplice passaparola” prosegue il Presidente Luciano “le KPI (Key Performance Indicator) registrano un buon trend che speriamo di confermare e migliorare a partire da questo secondo numero dedicato ai campi elettromagnetici”.

 

Ad entrare nel vivo del secondo numero di telèma2puntozero, dedicato ai campi elettromagnetici a radio frequenza, è il Direttore delle Ricerche  della Fondazione Ugo Bordoni, Mario Frullone, che afferma: “Lo sviluppo di nuove tecnologie mobili si scontrerà inevitabilmente con la normativa italiana in materia di esposizione ai campi elettromagnetici. Una sua eventuale revisione dovrà tener conto delle istanze degli operatori e della sensibilità sociale propria delle istituzioni nazionali e delle agenzie regionali deputate  al controllo del rispetto dei limiti. Per questo è fondamentale – suggerisce Frullone – riattivare una collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti. La Fondazione Ugo Bordoni, che in passato ha già ricoperto il ruolo di coordinamento tramite campagne di monitoraggio, sensibilizzazione può essere un punto di riferimento per le nuove iniziative che dovranno essere intraprese”. 

 

L’argomento campi elettromagnetici non investe solamente l’ambito tecnologico e sanitario ma anche una nuova comunicazione “perché si instauri un rapporto di fiducia tra gestori di telefonia, istituzioni preposte al controllo e cittadini” come indica Giovanni Carrada, coordinatore editoriale di Telèma2puntozero, che nel suo articolo “Come (non) alimentare una controversia” sottolinea la necessità di “informare, costruire una cultura diversa, ma soprattutto aprire un dialogo con i cittadini e con i media che li devono informare”.

 

“I campi elettromagnetici a radiofrequenza fanno davvero male?”, a questa domanda risponde Simona Valbonesi, che evidenzia il difficile districarsi tra i diversi studi portati avanti finora e gli allarmismi rimbalzati sui media. Le prime indagini scientifiche sui potenziali effetti dei campi elettromagnetici a radiofrequenza risalgono infatti addirittura agli anni ’50; da allora sono stati pubblicati circa 30.000 articoli sul tema, di cui oltre 2.500 nell’ultimo decennio, tentando di rispondere al complesso quesito se l’esposizione ai campi a radiofrequenza provochi tumori nell’uomo.

Dell’evoluzione tecnologica che continua a ridurre l’esposizione scrive Marina Barbiroli, che sottolinea come raramente si tiene conto del fatto che lo sviluppo tecnologico tanto delle stazioni radiobase  quanto dei telefonini continua a ridurre la potenza di trasmissione, aprendo così nuovi spazi per facilitare lo sviluppo delle reti di nuova generazione.

Lucia Savadori approfondisce l’aspetto degli studi psicologici hanno messo in evidenza una serie di clamorosi paradossi sia nella percezione che nella comunicazione di questi rischi.

Inoltre, Giovanni Carrada scrive in merito al dialogo con cittadini e media e alla collaborazione fra operatori e istituzioni “in tempo di pace”; senza questi presupposti, l’impatto dei timori legati ai campi elettromagnetici con l’ecosistema della comunicazione può essere devastante.

Delle normative italiane si occupa, in questo secondo numero, Salvatore Curcuruto, secondo il quale ascoltando i dibattiti pubblici sui rischi dei campi elettromagnetici non si sente quasi mai parlare del fatto che le normative italiane sono le più restrittive, e il loro rispetto viene costantemente controllato e garantito.

Infine, nel contributo di Mario Frullone viene analizzato come il nostro Paese sia stato per lungo tempo additato come modello di eccellenza a livello internazionale, avendo realizzato una rete di monitoraggio dei campi elettromagnetici unica, per dimensione e capillarità. Ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato in Italia, e sia gli attori istituzionali sia privati hanno sempre più spesso ritenuto di procedere per conto proprio. Questa scelta, scrive Frullone, mostra oggi, alla vigilia dell’introduzione della quarta generazione, tutte le proprie debolezze.