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ICT e crisi: addio al polo italiano della fibra ottica? Alcatel-Lucent annuncia 490 esuberi

Italia


Anche il settore dell’ICT si scontra con la dura realtà della crisi economica che sta interessando il nostro Paese. A risentirne particolarmente, è il polo tecnologico brianzolo che vede pian piano infrangere il sogno di sviluppo nato con l’arrivo sul territorio di molte multinazionali ad alto valore tecnologico.

E così, anche quello che era considerato il distretto italiano della fibra ottica torna a fare i conti con lo spettro dei licenziamenti.

 

Ultima azienda ad annunciare tagli all’occupazione è Alcatel-Lucent, che prevede circa 490 esuberi sui 2.100 dipendenti italiani, 360 tecnici specializzati nelle attività R&D OPTICS e 130 impiegati nelle attività commerciali (pre-sales, sales, funzioni centrali, Global Custom Delivery, Supply Chain, Delivery Operations e Ingegneria Industriale, HR, Finance, Marketing e Comunicazione). Quasi tutti gli esuberi riguardano la sede di Vimercate dove Alcatel-Lucent conta 1.400 dipendenti specializzati nei sistemi di trasmissione/switching dei dati su fibra ottica ad alta velocità. Ma l’azienda ha confermato anche il piano di riduzione dei lavoratori della sede di Trieste, con una riduzione di circa 200 unità nel corso del 2012.

 

Nell’ambito del piano 2012, la joint-venture franco americana – che ha appena annunciato il primo profitto dalla sua nascita – prevede una riduzione costi complessiva di 500 milioni di euro, e un riposizionamento strategico delle attività di Ricerca e sviluppo verso i prodotti HLN, in particolare IP e mobile, alla luce della crisi del mercato del ‘packet switching’.

 

L’Italia risulta, insieme al Belgio, la nazione più colpita da questo ridimensionamento delle attività ma – assicura a Il Sole 24 Ore l’ad della divisione italiana, Gianluca Baini – non si tratta di “una fuga” dal nostro paese, dove nel sito di Vimercate rimarranno 500 dipendenti.

L’azienda ha comunicato altresì di aver individuato una società interessata all’acquisizione dei lavoratori della sede R&D di Genova. Si tratta del gruppo Softeco di Genova, società di ingegneria e servizi software ICT. Nei prossimi giorni si terrà un incontro con la società, sull’ipotesi di cessione.

 

Eppure, i sindacati parlano di pesante sconfitta per un polo di eccellenza del nostro paese, che porterà al dissipamento di un immenso patrimonio scientifico, culturale, umano.

In Italia, infatti, ha la sede mondiale la divisione Reti Ottiche, leader internazionale nel settore delle reti di trasporto ottiche. La maggior parte dei circa 800 addetti alla ricerca e sviluppo di Alcatel-Lucent in Italia sono impegnati in queste tecnologie, dai componenti, agli apparati, al software di gestione delle reti, operanti per lo più nel polo di Vimercate.

 

Solo il 6 dicembre scorso, la società aveva annunciato che proprio nei laboratori italiani Alcatel-Lucent di Vimercate era stato sviluppato il cuore di una nuova generazione di sistemi di trasmissione che permetteranno di realizzare in tutto il mondo reti più veloci, più a lunga distanza, con minor necessità di rigenerazione del segnale, più economiche e con un mix di prestazioni diverse.

E sempre a Vimercate sono stati ottenuti, lo scorso anno, 15 dei 34 brevetti complessivi di Alcatel Lucent e ha preso corpo lo standard televisivo HDTV. Le tecnologie realizzate nel nostro paese hanno un bacino d’utenza che va dalla Cina al Medio ed Estremo Oriente, dall’Australia all’America latina.

“I prodotti sviluppati e gestiti in Italia – sottolineano i lavoratori in un appello rivolto alle istituzioni – sono venduti a tutti i più grandi operatori di telecomunicazioni e contribuiscono con 470 milioni di euro pari al 37% del fatturato complessivo della divisione Optics a livello mondiale”.

 

In Italia, spiega quindi il Coordinamento Sindacale Alcatel-Lucent Italia, “ci sono le competenze, il know-how necessario, le condizioni di costo del lavoro basso, le flessibilità, per poter concorrere allo sviluppo dei prodotti oggi definiti strategici da Alcatel-Lucent”.

“Siamo sconcertati da un management che prima sostiene che il problema di Optics siano le sedi frammentate sul territorio, e dopo pochi mesi mette in discussione tutta la R&D in Italia”, aggiungono, sottolineando che “…il Ministro dello Sviluppo Economico, vista la gravità dell’annuncio, si è riservato di avviare un confronto con la direzione della multinazionale, per capire le ragioni di un’operazione fortemente penalizzante per il nostro paese, soprattutto dopo una serie di incontri istituzionali dove l’azienda affermava di voler mantenere un focus strategico in Italia”.

 

Un incontro al Ministero è previsto per la fine del mese ma intanto, per il prossimo 14 febbraio, è stato annunciato un presidio a Milano, davanti al palazzo della Regione per protestare contro i licenziamenti che, dicono i lavoratori, rappresentano una ulteriore dichiarazione di “disimpegno verso le ultime attività di ricerca e sviluppo nel nostro paese” dopo  le dismissioni, lo scorso anno, dei siti di Bari e di Genova.

 

In Italia, secondo gli ultimi dati Assintel, le 129 mila imprese ICT a saldo nel primo semestre dell’anno scorso danno lavoro a oltre 600 mila persone, ma l’occupazione ha ancora saldo negativo (-0,2%), con il 71% delle imprese a ‘crescita zero’, mentre le retribuzioni crescono meno dell’inflazione: il divario medio si avvicina al 2%.

 

La società franco-americana, creata alla fine del 2006 dalla fusione tra l’americana Lucent Technologies e la francese Alcatel, intanto, ha appena segnato il primo profitto dalla sua nascita: nel 2011 l’utile netto è stato di 1,1 miliardi di euro, mentre il giro d’affari è cresciuto di circa il 2% a 15,69 miliardi. Nel quarto trimestre dello scorso anno, i profitti si sono attestati a 868 milioni e il fratturato a 4,27 miliardi (in calo dell’11%).

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