NGN. Franco Bernabè: ‘Bene la cabina di regia, ma auspicabile intervento pubblico e incentivi agli investimenti privati’

di Alessandra Talarico |

Per il presidente di Telecom Italia è sempre più critico ‘il problema della sostenibilità economica degli investimenti da realizzare, da parte di un operatore privato, in aree del territorio disagiate e poco densamente popolate’.

Italia


Franco Bernabè

Il nuovo Governo si sta muovendo nella giusta direzione, rimettendo le tlc e l’infrastrutturazione tecnologica del paese al centro delle politiche di sviluppo. E’ questo il pensiero del presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè, che ieri è stato ascoltato in commissione Trasporti alla Camera.

Se Bernabè ritiene ‘apprezzabile’ la volontà del governo di istituire una cabina di regia per l’Agenda Digitale sarebbe tuttavia altresì auspicabile “lo stanziamento di risorse pubbliche e la previsione di incentivi fiscali per gli investimenti privati, per la realizzazione di un piano di infrastrutturazione tecnologica in fibra ottica”.

 

L’Italia deve infatti recuperare un forte ritardo ‘digitale’ rispetto agli altri Paesi europei. Un gap che va colmato al più presto, ha detto Bernabè, “per dare un futuro migliore al nostro Paese”.

È pertanto necessario coordinare gli sforzi, sia pubblici che privati, ai diversi livelli e in questo senso il nuovo Governo sta facendo sforzi apprezzabili.

È vero, infatti, ha sottolineato il presidente di Telecom Italia, che l’eliminazione del digital divide “potrà essere raggiunta qualora vengano tempestivamente adottate le opportune iniziative di sostegno pubblico”, ma è anche opportuno ricordare che gli obiettivi dell’Agenda Digitale europea, “possono essere conseguiti in gran parte attraverso i piani di investimento degli operatori privati”.

 

Resta pertanto fondamentale, “promuovere la domanda di servizi digitali, nonché l’adozione dei necessari adeguamenti della normativa”, sostenendo “iniziative di coinvestimento e di partnership pubblico-privato purché siano market driven e assicurino redditività agli investitori”.

 

Nel suo intervento alla Camera, Bernabè ha inoltre ricordato la difficile situazione del mercato delle telecomunicazioni, che in Italia, dal 2007, “sta attraversando una fase di contrazione dei ricavi, con una riduzione media annua nell’ordine del 2,5%, che è proseguita anche nel 2011.

Il trend “dovuto sia al calo della domanda aggregata di accesso e traffico voce sia, soprattutto, alla discesa dei prezzi dei servizi” non è solo italiano, ma accomuna tutti i maggiori paesi europei.

In questo contesto, appare sempre più critico “il problema della sostenibilità economica degli investimenti da realizzare, da parte di un operatore privato come Telecom Italia, in aree del territorio disagiate e poco densamente popolate e, quindi, caratterizzate da un elevato grado di fallimento di mercato”, ha affermato Bernabè, sottolineando che per eliminare il digital divide sono essenziali anche le infrastrutture mobili.

Per accelerare l’installazione delle reti mobili di nuova generazione, sarebbe pertanto auspicabile, secondo Bernabè, “un intervento pubblico diretto, attraverso Infratel, finalizzato a mettere a disposizione degli operatori mobili le connessioni in fibra tra le centrali e le Stazioni Radio Base Lte, a fronte del loro impegno a completare la copertura radio entro due anni”.

Replicando le esperienza già avviate con alcuni Enti locali, ha aggiunto Bernabè, sarebbe anche opportuno prevedere, oltre all’intervento diretto dello Stato per la posa della fibra ottica e al successivo affitto agli operatori privati, anche “il ricorso a formule incentivanti di finanziamento pubblico”.

 

Telecom Italia, dal canto suo, continua a lavorare per garantire la disponibilità delle nuove connessioni ultraveloci e prevede di realizzare entro il 2014 una architettura FTTCab in altri 99 comuni, oltre a quello di Milano dove lo sviluppo FTTH-GPON, è già in fase molto avanzata.

Da qui ai prossimi due anni, l’obiettivo è di raggiungere una copertura di circa 6 milioni di unità immobiliari, corrispondenti al 25% della popolazione.

Per il 2020, in linea con gli obiettivi della Digital Agenda europea, ha continuato, “il nostro piano di copertura continuerà, interessando più di 200 comuni e circa il 50% della popolazione”.

Per la rete NGN, ha quindi spiegato, Telecom Italia ha scelto l’architettura FTTH “punto-multipunto” (GPON), in grado di connessioni con velocità superiori ad 1 Gbit/s e che si sta affermando come standard mondiale nello sviluppo delle reti di accesso in fibra.

Riguardo la tecnologia vectoring, ha affermato, Telecom Italia ha avviato i test e ritiene che l’impatto della tecnologia potrebbe essere significativo nel nostro Paese,  “in quanto si stima che circa il 60% dei clienti disti dagli armadi meno di 400 metri”.

 

Nel 2011, ha quindi ricordato, Telecom Italia ha realizzato investimenti per 4,2 miliardi di euro sul mercato nazionale, di cui 1,2 miliardi nell’acquisizione delle frequenze LTE e si colloca al di sopra di altri operatori storici europei, quali British Telecom (13,7%), Deutsche Telekom (12,7%), France Telecom (11,0%) e Telefonica (10,9%) in termini di incidenza degli investimenti sui ricavi.