Pirateria: SOPA, Megaupload e adesso ACTA. Monta la protesta mentre passa in sordina la decisione della Corte USA sul copyright

di Raffaella Natale |

Un provvedimento che potrebbe avere profonde ripercussioni internazionali nella gestione dei diritti d’autore.

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Entro giugno il Parlamento Ue dovrà ratificare l’ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement), l’accordo plurilaterale dedicato alla protezione della proprietà intellettuale su beni, servizi e prodotti immateriali, firmato ieri a Tokyo dalla Ue (Leggi Articolo Key4biz).

Ma immediatamente l’europarlamentare francese Kader Arif, relatore del documento, ha annunciato le dimissioni dall’incarico, spiegando che “l’accordo pone problemi per l’impatto sulle libertà civili, per le responsabilità che si fanno gravare sui provider, per le conseguenze che avrà sulla fabbricazione di medicinali generici”.

Arif ha “denunciato nel modo più vivo” la firma del trattato da parte della Commissione europea indicando che “mancano il coinvolgimento della società civile, la trasparenza sin dall’inizio dei negoziati”. Ma anche la mancanza di risposte chiare ai quesiti posti dal Parlamento Ue.

Annunciando la rinuncia al mandato di relatore, il parlamentare ha parlato di “situazione inaccettabile”, dichiarando di “non aver intenzione a partecipare a questa mascherata”.

 

Subito dopo la firma del Trattato, l’accesso al sito del Parlamento europeo è stato bloccato per alcune ore. Secondo i tecnici, potrebbe essersi trattato di un attacco sferrato da Anonymous, il collettivo di hacker che si batte per la libertà della rete, che su Twitter aveva annunciato azioni di protesta contro ACTA.

Il portavoce dell’Europarlamento non è entrato nei dettagli, limitandosi a ritenere ‘probabile’ che si sia trattato di un intervento di Anonymous.

 

La protesta contro l’ACTA è stata molto forte soprattutto in Polonia, dove in migliaia hanno manifestato per le strade di Varsavia. E anche in Parlamento i deputati del partito del Movimento Palikot si sono presentati in maschera per difendere la libertà di espressione.

 

Ragioni politiche o vera preoccupazione per la libertà in rete?

 

Per l’associazione Agorà Digitale, “ACTA è un bavaglio mondiale a internet che sarà presto operativo”. “L’Unione Europea ha trascurato completamente le molte critiche contro ACTA, provenienti dalle ONG che si occupano dell’accesso ai farmaci, come Oxfam o Health Action International, e dai principali partner commerciali dell’Ue”.

 

Secondo la Ue si tratta di timori esagerati. “L’accordo – ha spiegato un portavoce della Commissione – non creerà nuovi diritti intellettuali ma servirà solo a rafforzare i diritti già esistenti. Non si arriverà a un monitoraggio costante del traffico internet”.

 

In un documento i sostenitori di ACTA spiegano le loro ragioni e indicano la necessità di un approccio coordinato da parte dei governi contro la pirateria e la contraffazione.

Stando a recenti Studi, queste attività illegali ogni anno distruggono milioni di posti di lavoro nel mondo ed entro il 2015 potrebbero arrivare a valere 1,26 trilioni di euro.

“La diffusa violazione dei diritti di proprietà intellettuale minano il commercio, la competitività e l’occupazione nella Ue”.

L’Unione europea e le sue aziende hanno quindi bisogno, spiegano i sostenitori di ACTA, dei giusti mezzi per assicurare che gli IPR vegano effettivamente applicati nei loro principali mercati di esportazione, per garantire la giusta concorrenza in un momento così critico.

 

Il 2012 si è aperto con la grande protesta del mondo della rete contro le due proposte di legge USA contro la pirateria, SOPA e PIPA, il caso Megaupload e continua adesso con l’ACTA.

Sarà un anno fondamentale per il diritto d’autore, nel quale verranno presi necessari provvedimenti, ormai non più procrastinabili, contro il downloading illegale e la tutela della proprietà intellettuale.

 

Fulvio Sarzana, legale esperto di new media, ha informato che lo scorso 18 gennaio la Corte suprema degli Stati Uniti ha emanato una decisione molto attesa, destinata ad avere profonde ripercussioni sulla materia del copyright, passata completamente in sordina.

La Corte ha fatto passare il principio in base al quale il Congresso USA ha il diritto di rimettere sotto la tutela del copyright, con tutto ciò che ne consegue in termini di obblighi, le opere che sono cadute in pubblico dominio, ovvero quelle opere per le quali, scaduto il termine di esigibilità legato alla morte dell’autore, diviene lecita la riproduzione in qualsiasi forma, senza dover pagare alcunché a nessuno.

 

“Per fare un paragone  – ha spiegato Sarzana – è come se la Corte Costituzionale italiana desse la possibilità al Parlamento Italiano di stabilire che sono dovuti a chiunque ne acquisti i diritti, a centinaia di anni dalla morte e dalla fine del periodo di sfruttamento commerciale dell’opera, i diritti d’autore sulle opere di Alessandro Manzoni o di Mazzini. Con le conseguenze, anche penali, di chi scarica queste opere senza l’autorizzazione dei nuovi proprietari”.

 

Secondo Sarzana, così come, in tema di perseguimento degli illeciti legati al diritto d’autore, gli Stati Uniti, con la proposizione del SOPA/PIPA prima, con l’azione internazionale del caso Megaupload poi, hanno dimostrato di voler applicare la propria normativa sul copyright a tutti i paesi connessi alla rete, allo stesso modo, rimettendo le opere di pubblico dominio sotto la tutela del diritto d’autore, costringeranno tutti gli altri paesi connessi ad internet a fare altrettanto.

 

 

Per maggiori approfondimenti:

Anti-Counterfeiting Trade Agreement

Why You Should Support It