Social network: ecco come Facebook contribuisce all’economia globale. In Italia garantisce occupazione per 35 mila persone

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Tre le tendenze fondamentali generate dai social media: il passaggio dall’anonimato all’identità autentica; dalla ‘saggezza della folla’ alla ‘saggezza degli amici’ e dall’essere ricettori di informazioni a essere ‘emittenti’ di informazioni.

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Sheryl Sandberg

Facebook, con i suoi 800 milioni di iscritti, non è soltanto il social network più popolare al mondo e la seconda fonte di traffico sul web, ma è anche un’importante fonte di occupazione in Europa. Lo dice un rapporto commissionato dal sito di Mark Zuckerberg a Deloitte, secondo il quale nel Vecchio Continente Facebook dà lavoro a 232 mila persone.

Di queste, 35 mila solo in Italia, dove l’azienda ha contribuito al PIL per 2,5 miliardi per un contributo complessivo all’economia europea che si aggira attorno ai 15 miliardi di euro.

In Francia, il contributo al PIL si attesta a 1,9 miliardi di euro per un totale di 22 mila posti di lavoro e in Gran Bretagna a 2,2 miliardi di sterline.

Oltremanica, il social network ha generato 7.500 nuovi posti di lavoro, con una ‘App economy’ del valore di 467 milioni di sterline.

 

Si tratta quasi unicamente di impieghi indiretti – dal momento che Facebook Europe conta circa 600 dipendenti – in settori quali la produzione di software, le agenzie di marketing e di comunicazione. Ma le cifre e le prospettive sono degne di nota e sono state, infatti, al centro dell’intervento alla Conferenza DLD di Monaco, del Chief Operating Officer Sheryl Sandberg, che ha sottolineato che “Facebook è molto di più che condividere foto o tenersi in contatto con gli amici: significa, infatti, anche crescita e posti di lavoro”.

“I social media – ha aggiunto – si stanno dimostrando una risorsa particolarmente preziosa per le piccole e media imprese, che costituiscono la spina dorsale dell’economia europea”.

 

La ‘app economy’ è molto forte in Francia e Germania, mentre la partecipazione è più alta in Italia.

Nel bel paese, in effetti, la partecipazione delle aziende con attività di ‘marketing sociale’ rappresenta la voce più consistente dell’economia, con 1,6 miliardi di euro e 21 mila posti di lavoro interessati. Le attività dell’indotto riguardano 10 mila posti di lavoro e 800 milioni di euro, mentre le attività e le app del sito generano altri 2 mila posti di lavoro.

 

La Sandberg ha sottolineato che l’impatto dei social media sull’economia è “un punto luminoso in tempi difficili” ma ha anche avvertito che “la crescita non è un obiettivo a sé stante: bisogna pertanto essere sicuri di investire nel diritto all’istruzione, nella formazione, nella tecnologia e nelle reti, di modo che i social network possano continuare a guidare l’innovazione e la crescita economica”.

 

Le cifre fornite da Deloitte sono state calcolate combinando gli effetti diretti di Facebook sull’economia dei 27 paesi Ue più la Svizzera (il valore generato direttamente sull’economia di un paese, inclusi i salari ai dipendenti, le tasse pagate sul territorio, ecc), con gli effetti indiretti (valore del social network come mezzo pubblicitario, piattaforma per le applicazioni e driver per la vendita di tecnologie quali la banda larga, i telefonini e altri dispositivi collegati) e gli effetti indotti (il valore generato dagli effetti diretti e indiretti nel resto dell’economia).

La Sandberg ha contestualmente annunciato il lancio di un programma di sostegno alle PMI europee del valore di 5 milioni di euro.

Facebook, in sostanza, garantirà a 50 mila imprese un credito di 100 euro ciascuno per il marketing sul sito. Il social network lavorerà con partner locali per distribuire i crediti alle PMI.

 

La Sandberg ha quindi parlato del significato dei social media e della loro capacità di unire le persone, sostenendo che siamo nel bel mezzo di una rivoluzione e che i social media hanno generato tre tendenze fondamentali: il passaggio dall’anonimato all’identità autentica; il passaggio dalla ‘saggezza della folla’ alla ‘saggezza degli amici’ e il passaggio dall’essere ricettori di informazioni a essere ‘emittenti’ di informazioni.

Tutto ciò ha aperto la strada al trasferimento di potere dalle istituzioni verso gli individui: “Questa è una rivoluzione che tocca ogni aspetto della nostra vita”, ha detto ancora, sottolineando che i social media sono “un passaparola su larga scala” e permettono alle persone di presentare delle istanze a cui i governi devono rispondere.

Del resto, ha aggiunto, “la distanza tra una persona e un milione di persone è solo di 4 passi”.

 

La Sandberg ha quindi citato l’esempio del successo di Spotify: dal lancio negli Usa, sei mesi fa, sulla piattaforma Facebook, Spotify ha aggiunto 7 milioni di utenti alla sua base e ora conta 2,5 milioni di clienti paganti.