‘Stop alla pirateria, non alla libertà’: il web si mobilita contro SOPA. In Congresso le prime defezioni

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La protesta contro i due Bills, SOPA e PIPA, ha acceso un dibattito internazionale sulla pirateria online. Secondo Rupert Murdoch, la mobilitazione della blogosfera ha già fatto registrare le prime defezioni in Congresso.

Stati Uniti


Wikipedia vs SOPA

Please don’t censor the web!’. E’ quello che chiede Google con un link sulla sua homepage, nella grande giornata di protesta contro l’approvazione delle Leggi SOPA (Stop Online Piracy Act) e PIPA (Protect IP Act), destinate a contrastare la pirateria online.

Oggi anche la versione inglese del sito Wikipedia è stata oscurata in segno di disapprovazione. Al ‘SOPA-strike’ partecipano anche altre società internet come Mozilla, che bloccheranno le loro pagine web dalle 12 alle 24 ore.

L’interruzione di Wikipedia, secondo alcune stime, coinvolgerà 100 milioni di persone, sulla pagina americana, sullo sfondo nero campeggia la scritta: ‘Imagine a World
Without Free Knowledge’
.

 

Due proposte che hanno diviso gli Stati Uniti in due fronti, da un lato le major del cinema e della musica, favorevoli, e dall’altro gli oppositori, tutta la Silicon Valley che ha anche il sostegno del presidente Barack Obama (Leggi Articolo Key4biz).

Google spiega che milioni di americani si stanno opponendo perché si tratta di norme che introdurrebbe la censura di internet, oltre a rallentare la crescita economica degli USA.

Due Bill di cui uno, la SOPA, presentato alla Camera, e la versione gemella PIPA al Senato, che dovrebbe esaminarla il prossimo 24 gennaio.

Ma secondo alcuni osservatori, vista la minaccia di veto del presidente Obama, l’esame rischia di essere rinviata a data da destinarsi.

 

Google invita gli utenti ad aderire alla protesta e firmare “…before it is too late …” la petizione disponibile in una pagina creata per l’occasione, dove sono disponibili le lettere inviate al Congresso delle maggiori web company, che spiegano le ragioni di questa ferma opposizione.

 

Ma vediamo nello specifico perché la Silicon Valley non condivide le norme SOPA e PIPA, e le definisce ‘la via sbagliata’ per contrastare la pirateria e la contraffazione.

Intanto in base alle disposizione dei due Bills il governo USA potrebbe ordinare il blocco dei siti, con le stesse modalità usate dalla Cina.

I motori di ricerca, tra l’altro, potrebbero essere costretti a cancellare interi siti dai risultati di ricerca. E’ per questo che 41 organizzazioni di difesa dei diritti umani e 110 eminenti professori di diritto hanno espresso le loro preoccupazioni per i due provvedimenti.

 

Per Google, “SOPA e PIPA faranno perdere posti di lavoro perché creeranno una nuova era di incertezza per le aziende americane“.

Secondo le nuove norme, le web company americane dovrebbero monitorare qualsiasi cosa che gli utenti internet linkino o carichino per non correre il rischio di lunghi contenziosi.

Sono queste le ragioni per cui Aol, eBay, Google, LinkedIn, Mozilla, Twitter, Yahoo e Zynga hanno scritto una lettera al Congresso, sottolineando che questi Bills mettono a serio rischio la continuità di questa industria in termini di innovazione e creazione di posti di lavoro.

Ecco perché, scrive ancora Google, 55 delle più importanti società di venture capital hanno espresso le loro preoccupazioni, spiegando che PIPA “soffocherebbe gli investimenti nei servizi internet e danneggerebbe la competitività” del mercato americano.

Oltre 204 imprenditori hanno detto al Congresso che PIPA e SOPA “nuocerebbero alla crescita economica e all’innovazione”.

 

Le nuove norme poi non impediranno ai pirati di continuare a svolgere le loro attività criminali, aprendo nuovi siti, mentre le compagnie rispettose della legge si vedrebbero comminare multe salate per violazioni che sono fuori dal loro diretto controllo.

“Ci sono modi diversi per combattere i siti colpevoli di violazione del copyright e contraffazione dei marchi, preservando l’innovazione e il dinamismo che hanno fatto di internet il più importante driver della crescita americana e del lavoro”, spiega Google.

Il Congresso, conclude la società, dovrebbe prendere in considerazione altre alternative, come l’OPEN Act, che propone vie diverse per tagliare i viveri ai siti pirata stranieri, senza costringere le aziende USA a censurare il web.

 

I sostenitori di SOPA e PIPA hanno un supporter d’eccezione, il magnate dei media Rupert Murdoch, che a colpi di tweet sta partecipando attivamente al dibattito internazionale (Leggi Articolo Key4biz).

Le pressioni della blogosfera hanno terrorizzato, secondo lui, diversi senatori e membri del Congresso che si erano impegnati a sostenere i due Bills e che adesso potrebbero fare marcia indietro: “…Politicians all the same…”.

 

In uno dei suoi primi tweet contro SOPA aveva scritto: “Obama s’è dunque unito ai paymasters della Silicon Valley che accusano di pirateria tutti i creatori di software”.

E contro Google il tycoon commentava: “Il leader della pirateria è Google che trasmette film gratis e li pubblicizza pure”. E poi aggiungeva: “L’industria del cinema rischia come l’inferno. Tutto ciò colpirà gli sceneggiatori, gli attori e tutti coloro che lavorano nel campo del cinema”.

 

Google ha definito le parole del presidente della News Corp un ‘nonsense’: “L’anno passato – ha scritto su Cnet un portavoce di Google – abbiamo rimosso 5 milioni di pagine Web lesive dai risultati del nostro motore di ricerca e investito oltre 60 milioni di dollari per combattere le pubblicità relative a pirati e truffatori”.