NGN, spettro radio, alfabetizzazione informatica: Agcom illustra al Governo le priorità per l’Agenda Digitale

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L’Italia – spiega Corrado Calabrò – non pensa ancora digitale. Occorre pertanto adottare, e in fretta, un’Agenda digitale per governare la modernizzazione del Paese instradandola sulle reti e i servizi di nuova generazione.

Italia


Corrado Calabrò

In vista dell’approvazione del decreto sulle ‘liberalizzazioni’, l’Agcom ha inviato a Governo e Parlamento una serie di proposte volte a conseguire gli obiettivi di ammodernamento e crescita del Paese, di riduzione dei costi amministrativi, di semplificazione degli adempimenti.

 

Una nuova Agenda Digitale per l’Italia, che passa necessariamente dalle reti di nuova generazione, la valorizzazione dello spettro radio, la promozione dei contenuti online, lo sviluppo dell’eCommerce e delle transazioni online, in linea con le indicazioni rese anche dalla Commissione europea e per superare il cronico ritardo dell’Italia in termini di digitalizzazione.

 

L’Italia, sottolinea infatti l’Autorità nel suo documento, “non pensa ancora digitale” e la mancanza di prospettiva che accomuna imprese, istituzioni e consumatori “si traduce in deficit di interventi mirati in settori diversi, anche separati da un punto di vista industriale dalla filiera propriamente lCT”. Tra questi, i sistemi di pagamento e i servizi postali, l’educazione e i lavori pubblici, la sanità, il fisco.

Le conseguenze sono che sia per i cittadini che per le aziende, gli indici di digitalizzazione si attestano su posizioni di retrovia: il divario rispetto ai Paesi più avanzati d’Europa sta crescendo, salvo che per la diffusione della banda larga mobile.

 

Non a caso il peso di internet nel PIL italiano è ancora al 2,5% contro, ad esempio, il 7% della Gran Bretagna. Un dato che la dice lunga su quanto dovremo faticare per recuperare questo gap, tenendo conto anche del fatto che, secondo le previsioni, nel 2015 nel Nord Europa il peso sul PIL dell’economia internet raddoppierà,mentre, senza inversione di tendenza, per l’Italia il peso dell’economia digitale rimarrà modesto.

 

Un gap, sottolinea Agcom, dovuto anche al fatto che “la classe politica italiana,

fors’anche per estrazione culturale e generazionale lontana dal mondo digitale, non sembra aver preso compiutamente coscienza che l’economia mondiale è profondamente cambiata in questi ultimi anni”, durante i quali un’azienda come Apple – data prossima al fallimento meno di 15 anni fa – arriva ora a capitalizzare 300 miliardi di dollari, mentre il valore aggregato delle aziende internet è di gran lunga superiore alla capitalizzazione di tutta la borsa italiana.

 

“Un’Agenda digitale disegnata sulle esigenze nazionali risulta dunque il primo e

imprescindibile tassello per la svolta digitale, consentendo la visione unitaria dell’ecosistema digitale che ancora manca, soprattutto con riferimento ai numerosi interventi di promozione a costo zero” volti a facilitare “la creazione di un ecosistema digitale e a fluidificare il percorso di aziende e cittadini nella produzione e fruizione dei contenuti digitali”, sottolinea ancora l’Autorità.

 

Pertanto, sottolinea ancora l’Agcom, “La realizzazione dell’agenda digitale per l’Italia rappresenta una priorità per accelerare la crescita e lo sviluppo del Paese in un momento in cui se ne avverte così fortemente la necessità per sbloccare l’attuale stagnazione dell’economia e per creare un ambiente in cui possano proiettarsi le nuove generazioni”.

 

Ecco quali sono, quindi, i principali punti della proposta dell’Autorità, che indica anche la necessità di una ‘cabina di regia’ gestita dal Ministro dello sviluppo economico che coordini e renda trasparente l’azione dei vari attori coinvolti (Governo, Regioni, Enti locali, Autorità).

 

Innanzitutto, è necessario adottare una politica dello spettro radio, valorizzando le risorse frequenziali e liberando più risorse per la larga banda. Occorre poi promuovere le reti NGN attraverso la semplificazione delle procedure amministrative con abolizione delle autorizzazioni, concessioni e di tutti gli altri atti amministrativi non indispensabili; condivisione dei lavori di scavo da parte di differenti fornitori di servizi a rete (elettricità, gas, acqua, ecc).

Agcom sottolinea quindi la necessità di incentivare la circolazione dei contenuti digitali per favorire un ambiente più concorrenziale nell’accesso alle risorse per i media e di promuovere le transazioni online attraverso norme pro-digitalizzazione improntate alla riduzione dei costi e degli adempimenti oltre che alla facilità di accesso ai contenuti digitali, che sono un diritto per il cittadino.

Facendo leva sulla passione degli italiani per i telefonini, quindi, si dovrebbe incentivare la diffusione delle tecnologie di pagamento mobili NFC e, in generale, della moneta elettronica e della posta elettronica certificata.

 

Il tutto, ovviamente, partendo dalla scuola – aumentando le ore dedicate all’insegnamento delle materie informatiche e migliorando la formazione in questo campo dei docenti – e passando dai servizi essenziali per i cittadini come la sanità. Essenziale, allo stesso tempo, migliorare l’alfabetizzazione informatica delle aziende: attualmente, infatti, solo il 2% delle PMI vende prodotti e servizi su internet e complessivamente solo il 30% delle imprese utilizza internet.

 

Un passo avanti in questo senso è stato fatto oggi con la presentazione ufficiale del progetto ‘scuola in chiaro’, durante il quale il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo ha sottolineato che il Governo intende concentrarsi sullo sviluppo delle tecnologie digitali in ambiti come la sanità, l’ambiente, il turismo,  la cultura e, ovviamente, la scuola.

 

“Il passaggio ad un’economia digitale di sistema diventa uno snodo cruciale per transitare da un modello di economia di redistribuzione ad uno di crescita”, sottolinea infine l’Agcom, ricordando che “…la scarsità di risorse non può costituire un alibi all’inazione sia perché molte riforme sono a costo zero  sia perché bisogna guardare al rapporto costi-benefici”.


Documento Agcom al Governo su liberalizzazioni e crescita